I Macchiaioli attraverso la storia segreta dei loro collezionisti

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Al Chiostro del Bramante, nella capitale, un’esposizione di grande raffinatezza racconta il movimento che rivoluzionò la pittura italiana alla fine dell’Ottocento

Si prova un’emozione del tutto particolare nel ripercorrere la storia del movimento dei Macchiaioli attraverso le vicende più segrete del collezionismo privato. E’ quello che accade visitando l’esposizione allestita presso il Chiostro del Bramante, raffinata e preziosa, lontana dagli stereotipi ai quali troppo spesso veniamo giocoforza ricondotti. Un cammino di ricerca che intreccia la vita vissuta alla passione di alcuni uomini, i quali hanno dedicato impegno e energie nella costruzione del proprio sogno.

BantiCentodieci opere rappresentate attraverso nove diverse sezioni, ciascuna intitolata alla collezione di provenienza. Dal mecenatismo del ricco Cristiano Banti, a sua volta pittore di talento, alle intuizioni folgoranti di Mario Galli, economicamente più debole rispetto ai facoltosi collezionisti, comunque sempre in grado di riconoscere l’opera di genio, pronto a correre i rischi più audaci pur di farla propria.

Siamo nella Firenze tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, una città in fermento, prospera per coloro i quali seppero farvi fortuna nel periodo in cui le toccò il ruolo di capitale del regno. Imprenditori, ricchi borghesi e intellettuali comprendono la portata di un movimento pittorico rivoluzionario e ne incoraggiano gli esiti. Attraverso un percorso espositivo ben costruito abbiamo l’impressione di entrare nelle loro case, di abitare i loro salotti.

Non solo opere tratte dalle collezioni più note, come quella messa insieme da Diego Martelli, ma specialmente tele provenienti da ambiti meno frequentati. Emblematica risulta a tale proposito la vicenda dell’imprenditore torinese Edoardo Bruno, priva di documentazione d’archivio e di inventari, assolutamente ardua da delineare. Merito della curatrice Francesca Dini aver profuso tutta la propria passione nel ricostruire, con pazienza certosina, un mondo offuscato dalle brume del tempo.

unspecifiedVere e proprie scoperte attendono il visitatore, dalle Cucitrici di camicie rosse di Odoardo Borrani, colmo di un pathos tutto domestico, emblema del fervore risorgimentale che traspare dall’attività delle donne dedite alla confezione di indumenti per i garibaldini, alle amenità paesaggistiche di Telemaco Signorini (vedi Uliveta a Settignano). Tele poco note di Giovanni Fattori punteggiano la narrazione, consueti plotoni militari colmi di esuberanza, a volte in peculiare contrappunto con drappelli di butteri maremmani, come accade in Incontro fatale.

Non solo artisti dediti alla poetica della macchia. Un’intera epoca storica viene rappresentata nelle sue innumerevoli declinazioni. Anche il genio estroso di Boldini si manifesta qui in una versione più addomesticata, nella malinconica Testina bionda, o nell’austero ritratto di Beppe Abbati. Silvestro Lega ritrae lo scultore e collezionista Rinaldo Carnielo, uomo dal temperamento vibrante, raffigurato inoltre in due foto d’epoca dapprima come giovane esuberante e un po’ dandy, in seguito come uomo fiero e consapevole del proprio ruolo.

SignoriniNon solo Macchiaioli dicevamo. La mostra espone squarci di inaspettata modernità. Troviamo dunque l’eclettismo di Oscar Ghiglia, il quale fu vicino a Modigliani, essenziale quando raffigura il collezionista Gustavo Sforni che legge in veranda, addirittura vicino ad atmosfere simboliste nel Ritratto della moglie Isa. Non mancano poi i grandi protagonisti della vivacità urbana parigina, come Zandomeneghi e De Nittis, anch’essi presenti con opere di rara visione.

Una riscoperta è Il ponte vecchio a Firenze di Telemaco Signorini, che il collezionista Mario Borgiotti andò ad acquistare a Londra, vincendo la propria idiosincrasia nei confronti del volo. Una scena di vivacità estrema non esente da un certo gusto bozzettistico. Un’opera con la quale Signorini si affranca dalla costrizione vedutistica, affrontando tematiche di schietta modernità.

Inserite in un contesto più ampio, le acquisizioni tecniche e formali dei Macchiaioli acquistano pregnanza desueta. Il visitatore curioso e attento troverà ampia materia di riflessione.

Riccardo Cenci

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I Macchiaioli. Le collezioni svelate

Chiostro del Bramante – Roma

16 marzo – 4 settembre 2016

Orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00

Sabato e domenica dalle 10.00 alle 21.00

Biglietti: Intero € 13,00 ridotto 11,00

Catalogo: Skira

www.chiostrodelbramante.it

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Immagini

In evidenza:

Telemaco Signorini
Uliveta a Settignano
1885 ca.
Olio su tela, 50×78 cm
Collezione privata

In alto:

Cristiano Banti
Ritratto di Alaide Banti in giardino
1875 ca.
Olio su tavoletta,
29,8×42 cm
Collezione privata

Al centro:

Odoardo Borrani
Cucitrici di camicie rosse
1863
Olio su tela, 66×45 cm
Collezione privata

In basso:

Telemaco Signorini
Il Ponte Vecchio a Firenze
1878 ca.
Olio su tela, 152×130 cm
Collezione privata
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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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