Yen e rubli per restaurare i beni culturali della Capitale: il ruolo dei finanziatori privati attraverso due esempi di mecenatismo che funziona
Roma ha compiuto ieri 2768 anni (tanti auguri!) e ha ricevuto dall’estero due doni molto preziosi, poichè riguardano il suo impareggiabile patrimonio artistico e culturale. Il primo è arrivato dal Giappone e ha avuto le fattezze della Piramide Cestia, ripulita e finalmente riportata – è il caso di dirlo – agli antichi splendori grazie alla generosa elargizione dell’imprenditore della moda nipponico Yuso Yagi, che ha donato a puro titolo liberale due milioni di euro, senza chiedere in cambio vantaggi fiscali né pannelli pubblicitari per la sua azienda, la Yagi Tsusho, da quarant’anni in Italia.
I lavori si sono svolti a ritmi “giapponesi”, tanto da terminare con 75 giorni di anticipo sulla data stimata: in totale sono durati esattamente 327 giorni. Quello del restauro della Piramide Cestia è «un caso esemplare di collaborazione pubblico-privato, demonizzata in passato, che va percorsa con sempre maggiore convinzione come si fa all’estero, grazie anche all’Art Bonus», ha sottolineato il sottosegretario ai Beni Culturali Francesca Barracciu.
Il secondo regalo, dello stesso genere, arriva invece dalla Russia: è di qualche giorno fa la notizia che il magnate russo Alisher Usmanov finanzierà il restauro della Basilica Ulpia, la più grande dell’Antica Roma, lunga 170 metri e larga 60.
Terzo uomo più ricco di Russia, con un patrimonio che la rivista Forbes stima di 14,6 miliardi di dollari, accumulato grazie a investimenti di successo nella metallurgia e nelle telecomunicazioni, Usmanov ha annunciato di aver donato un milione e mezzo di euro per il recupero della navata centrale della Basilica (nella foto), oggi visibile all’interno del Foro di Traiano, unica parte della mastodontica costruzione riportata alla luce.
Il tycoon russo non è nuovo a gesti filantropici del genere: lo scorso anno aveva donato 500mila euro per il restauro dei Musei Capitolini.
Alessandro Ronga
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