Ieri il Consiglio Ue ha prorogato le misure restrittive nei confronti della Federazione russa in risposta all’annessione illegale
Come dichiarato dal Consiglio europeo del 19 marzo 2015, l’Ue continua a condannare l’annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli da parte della Federazione russa e rimane impegnata ad attuare pienamente la propria politica di non riconoscimento.
Venerdì 19 giugno il Consiglio ha prorogato fino al 23 giugno 2016 le sanzioni dell’Unione, che comprendono divieti relativi: alle importazioni di prodotti originari della Crimea o di Sebastopoli nell’UE; agli investimenti in Crimea o a Sebastopoli, vale a dire che nessun cittadino europeo e nessuna impresa con sede nell’Ue possono acquistare beni immobili o entità in Crimea, finanziare imprese della Crimea o fornire servizi correlati; ai servizi turistici in Crimea e a Sebastopoli, in particolare le navi da crociera europee non possono fare scalo nei porti della penisola di Crimea, salvo in caso di emergenza; alle esportazioni di determinati beni e tecnologie diretti a imprese della Crimea o destinati ad essere usati in Crimea nei settori dei trasporti, delle telecomunicazioni e dell’energia e concernenti la prospezione, l’esplorazione e la produzione di petrolio, gas e risorse minerali. È inoltre vietato fornire assistenza tecnica o servizi di intermediazione, di costruzione o di ingegneria relativi ad infrastrutture in questi settori.
Ricordiamo che la dichiarazione dell’Alto rappresentante Federica Mogherini a nome dell’Unione europea, ufficializzata tre giorni prima del Consiglio europeo del 19 marzo, in cui l’Unione europea non riconosceva e continuava a condannare l’atto di violazione del diritto internazionale, in linea con la risoluzione 68/262 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, fu firmata dai Paesi candidati Turchia, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Montenegro e Albania, dal Paese potenziale candidato Bosnia-Erzegovina e dai Paesi membri dello Spazio economico europeo Liechtenstein e Norvegia, nonché dall’Ucraina e dalla Georgia.
Margit Szucs
Foto © 2015 Consiglio dell’Unione europea