Svolta a destra in Polonia: si sta cercando di seguire l’esempio ungherese?

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Le recenti elezioni parlamentari hanno affidato il Paese alla destra. La svolta nazionalista e anti-Ue, sopratutto in ambito della migrazione, sembrano dettate da Orban

Euroscetticismo, nazionalismo e populismo. Con buona pace dei fondatori dell’Ue, i sentimenti di chiusura dei Paesi europei vanno allargandosi a macchia d’olio. Invece degli Stati Uniti d’Europa, gli Stati del Vecchio Continente sempre più scelgono partiti politici che fanno del nazionalismo la loro bandiera. Ulteriore esempio di questa tendenza sono le recenti elezioni parlamentari svoltesi in Polonia.

Il recente voto ha mostrato la forza del partito di destra escludendo, per la prima volta dal 1989, i partiti di sinistra che non hanno ottenuto neppure un seggio.

L’Euroscetticismo è stato uno degli elementi chiave della campagna elettorale del partito “Diritto e Giustizia” (Pis), il grande vincitore e adesso capo assoluto del Parlamento: la vittoria è stata così schiacciante che il nuovo premier Beata Szydlo non avrà bisogno di alcuna alleanza per governare.

Il segnale per Bruxelles è fin troppo chiaro: la Polonia è sempre stata storicamente una fervida sostenitrice dell’Unione europea, vista come un’assicurazione contro ipotetici tentativi di assoggettamento da parte di Mosca. A cosa si deve dunque questo cambio di rotta? Il problema dell’immigrazione principalmente. In un Paese diviso in due tra una zona rurale molto povera e una più ricca (quella confinante con la Germania), la soluzione delle “quote migranti” non è stata assolutamente digerita. Tant’è che il futuro governo ha annunciato di voler varare riforme sulla falsa riga di quelle adottate da Viktor Orban in Ungheria ossia politiche che violano i principi basilari dei Trattati Ue tra cui troviamo: violazione dei principi dell’asilo, migranti chiusi nei vagoni, discriminazione verso gli immigrati musulmani, costruzione di un muro tra Ungheria e Serbia. «Portiamo Budapest a Varsavia» è stato uno degli slogan elettorali (beninteso, nessuna critica severa è mai stata rivolta ad Orban da parte dell’élite europea).

Kaczynski_Jaroslaw_1_067Le dichiarazioni da parte del Pis in merito alla questione dei migranti fatte fin ora non sono per nulla confortanti, dato che Jaroslaw Kaczynski, presidente del partito, ha dichiarato di non voler in terra polacca i migranti in quanto «portatori di epidemie».

Kaczynski, sebbene sia l’anima del suo partito, non comparirà nel governo; il già citato premier sarà Szydlo mentre Andrzej Dudav è già stato nominato Capo di Stato maggiore. Kaczunski si manterrà dunque apparentemente ai margini del governo, anche se rumors affermano che la Szydlo è pronta a lasciare il suo incarico a favore del presidente.

Oltre ai migranti, il partito ha promesso di rinnovare e potenziare l’esercito, ma solo se lo sforzo favorirà l’industria polacca; inoltre è stato promesso un bonus economico alle famiglie per la nascita del secondo figlio di almeno 500 zloti (circa 150 euro).

Queste elezioni hanno anche visto un insolito alto afflusso alle urne (circa il 51%, un tasso elevato se si considera che la Polonia è uscita dal comunismo nel 1989): l’elettorato, stanco delle promesse non mantenute della sinistra, degli squilibri economici e delle imposizioni di Bruxelles, si è rifugiato a destra.

Ewa Kopacz, premier uscente, ha accettato subito la sconfitta e ha lasciato alla Szydlo il Paese, comunque in crescita. Il problema, secondo gli sconfitti, è che le promesse elettorali fatte dal Pis potrebbero costare al bilancio pubblico una sessantina di miliardi di euro, difficili da sostenere per qualsiasi economia, anche forte e stabile. Il Pis ha ribattuto che saranno le grande aziende, le banche e i patrimoni a essere tassati, come già avvenuto in Ungheria, a favore dell’equità sociale.

La Russia è un terzo incomodo non indifferente nello scontro tra Bruxelles e Varsavia: se da una parte il Pis non ha mascherato antipatie verso Mosca, dall’altra non si può non osservare che il continuo indebolimento dell’Unione europea favorisce la Federazione russa sia nel porsi come altro polo d’attrazione per i Paesi dell’Europa orientale (si pensi all’Unione euroasiatica) sia nelle relazioni energetiche.

Podpisanie_traktatu_UEUn’altra organizzazione occidentale, la Nato, potrebbe salvare la situazione, dato che anche il Pis si è mostrato favorevole alla costituzione in territorio polacco di nuove basi Nato. Tuttavia lo sforzo, ancora una volta, dovrà necessariamente coinvolgere l’industria polacca ed essere economicamente vantaggiosa per il Paese.

La chiara spinta centrifuga esplosa in Europa sembra diventare sempre più forte. Bruxelles avrà bisogno di una vigorosa inversione di tendenza per riuscire a recuperare la propria influenza.

Ilenia Maria Calafiore

Foto© Wiki e Creative Commons e M. Śmiarowski/KPRM

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Ilenia Maria Calafiore
Nata nel 1989, è laureata in Comunicazione Internazionale presso l’Università di Palermo con una tesi in filosofia politica dal titolo “Teorie e pratiche per la Giustizia Globale“. Nel suo percorso universitario ha approfondito le tematiche storiche ma anche linguistiche relative alla Russia e ai popoli slavi. Ha partecipato ad alcuni progetti internazionali come il Model United Nation a New York ed il Finance Literature of Youth a Togliatti, Russia. A fine 2014 si laurea con il massimo dei voti in Studi Internazionali presso l'Università di Pisa con la tesi “Spunti per uno studio delle politiche della Federazione Russa nel bacino del Mar Nero”.

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