I misteri dei costruttori di Ercolano, svelati dalla scoperta di un tetto

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Per quasi due millenni rimaste indisturbate, ora hanno riportato le assi come erano in origine, completando la prima ricostruzione integrale di tetto di legno romano

Scrivere sugli scavi di Pompei o di Ercolano sembra quasi inutile, tutto è stato scoperto per la gioia degli archeologi, dei visitatori e dell’indotto turistico. Eppure queste due città ancora sanno offrire dei tesori di inestimabile valore storico e culturale come il ritrovamento di un tetto, quasi intatto anche nel colore, che apre nuove conoscenze sul modo di costruire degli antichi romani.

Fino a poco tempo, prima della scoperta, per capire l’edificazione e l’ornamento degli edifici ci si rifaceva ai dipinti delle case patrizie che spesso rappresentavano la propria abitazione, ma questo ritrovamento porterà sicuramente nuove conoscenza dell’arte edile romana.

LoveItaly_Pompei«Non è la prima volta che si trovano pezzi di tetti del mondo classico» – ha detto Wallace-Hadrill, capo dello staff degli archeologi – «Ma è incredibilmente raro», circa 250 pezzi, che sono riusciti a mettere insieme.

Nei siti vesuviani furono individuati, nei due secoli di scavi, alcuni tetti o meglio parti di essi specialmente durante gli scavi diretti, lo scorso secolo, dall’archeologo Amedeo Maiuri e oggi conservati presso i magazzini della Soprintendenza di Napoli e Pompei.

Pompei_2012_(8057182508)La scoperta, però, di cui ci interessiamo è avvenuta nel 2010, durante una campagna di scavi per la conservazione del sito archeologico campano finanziato dal ricco mecenate americano David W. Packard attraverso il progetto dell’Herculaneum Conservation.

Mentre gli operai stavano lavorando sull’antica spiaggia alle tubazioni per il drenaggio dell’acqua dal terreno per la messa in sicurezza dell’intera Ercolano, hanno riportato alla luce dal fango inizialmente antiche tubature delle fognature urbane ben conservate, ma soprattutto un intero tetto di legno a cassettoni praticamente intatto anche nei colori.

Buried_cities_(1922)_(14596047749)Per quasi due millenni, le assi di legno che compongono il manufatto sono rimaste in gran parte intatte anche se sotto strati di materiale vulcanico indurito. Secondo gli esperti, costituirebbe il quaranta per cento della struttura di copertura delle antiche Domus.

Il ritrovamento ha entusiasmato tutto lo staff, tanto che dopo appena tre anni di duro lavoro e ricerche gli archeologi sono riusciti a preservare parti di questa straordinaria copertura, restaurandoli come erano in origine, compiendo così la prima ricomposizione integrale di un tetto di legno romano composta da un cassettonato ancora ben conservato con addirittura i colori degli ornamenti originali con interi pannelli del soffitto salvati che portano ancora le tracce di vernice originale con oro in foglia per la decorazione insieme a cornici in legno con esagoni e triangoli a rilievo pitturati in bianco, nero, azzurro, rosso e oro.

Casa_di_Obellius_FirmusGrazie a questi elementi, gli archeologi stanno ricomponendo il disegno del soffitto, che, si suppone, riprende il pavimento della sala da pranzo posto all’ultimo piano, composto da 36 diversi tipi di marmi originari da ogni angolo dell’impero.

Ma la domanda che si sono posti gli archeologi è stata anche quella di sapere a chi apparteneva quest’opera e così, dopo tante ricerche e sopraluoghi, hanno determinato provenire dalla “Casa del rilievo di Telefo” che prende questo nome dal bassorilievo all’interno della abitazione dove viene raffigurato appunto l’eroe Telefo, figlio di Ercole.

Ancient_Roman_Pompeii_-_Pompeji_-_Campania_-_Italy_-_July_10th_2013_-_01Sappiamo che l’insediamento apparteneva alla nobile famiglia di Marcus Nonius Balbus, una vera autorità nella Ercolano del tempo ed era probabilmente tra le più lussuose della città, sia per le ricche decorazioni che per la sua posizione eccellente sul golfo di Napoli, ora la scoperta del tetto di legno ha completato dopo venti secoli l’antica casa e capire meglio ciò che accadde quel giorno del 79 d.C..

Pompei_2012_(8057181057)I ricercatori hanno dedotto, da come sono stati rinvenuti i frammenti di legno, che il tetto fu spazzato via dall’onda piroclastica, rilasciando l’energia termica di 100.000 bombe di Hiroshima, solo per comprendere l’immane tragedia, ribaltandolo e scaraventandolo sulla spiaggia. Il legno si è poi ricoperto, fortunatamente per noi, di sabbia bagnata un elemento che lo ha conservare per tutto questo tempo, ricoprendolo con vari strati di terra e sabbia fino ai giorni nostri.

Sicuramente Ercolano, come Pompei hanno ancora celati nel sottosuolo tante altre importanti scoperte, ma nei secoli su questi terreni si è coltivato e costruito centri urbani e impossibile, dunque, poter effettuare scavi, lasciando, forse per sempre, celati i loro segreti allo sguardo di noi moderni.

 

Antonello Cannarozzo

Foto © Wiki e Creative Commons

 

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Per saperne di più:

 

Herculaneum. A guide to source 1980-2007

di McLLwaine

edizioni Bibliopolis

 

Storie di un eruzione, Pompei, Ercolano e Oplontis

collana Cataloghi di mostre
edizioni Mondadori Electa

 

Pompei ed Ercolano fra case e abitanti

di Amedeo Maiuri
collana Saggi Giunti

edizioni Giunti Editore

Le scoperte di Ercolano    

di Johan J.Winckelman
collana Testi

edizioni Liguori

 

Cronache degli scavi di Ercolano        

di Amedeo Maiuri

collana Cocumella
edizioni Franco Di Mauro

 

Ercolano, fine di una città

di Giuseppe maggi

collana Il canto di Miseno
edizioni Kairòs

 

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Antonello Cannarozzo
Giornalista professionista dal 1982. Nasce come consulente pubblicitario, in seguito entra nella redazione del quotidiano Il Popolo, dove diviene vaticanista ed in seguito redattore capo. Dal 1995 è libero professionista e collabora con diverse testate su argomenti di carattere sociale. In questi anni si occupa anche di pubbliche relazioni e di uffici stampa. La sua passione rimane, però, la storia e in particolar modo quella meno conosciuta e curiosa. Attualmente, è nella direzione del giornale on line Italiani.net, rivolto ai nostri connazionali in America Latina, e collabora con Wall street international magazine con articoli di storia.

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