Nella Tuscia alla scoperta dell’enogastronomia

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Bellezze storiche, archeologiche, architettoniche, culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche. Ottimo cibo ed eccellente olio

La Tuscia è un territorio nel quale abitavano gli etruschi, antico popolo antecedente ai romani, che ha lasciato un’impronta fortissima della sua presenza pur rimanendo ancora un po’ misterioso.
L’antico nome era Etruria e comprendeva una parte della Toscana settentrionale, il Lazio settentrionale e l’Umbria occidentale, regioni nelle quali sono visibili necropoli che ancora oggi destano ammirazione e tante domande alle quali ancora non è stata data risposta.
La Tuscia, per chi non la conoscesse, è un compendio di bellezze archeologiche, architettoniche, paesaggistiche ed enogastronomiche, oltre a conservare testimonianze storiche uniche nel loro genere.

libreriaLa città di Viterbo è circondata da mura turrite ed è situata ai piedi dei monti Cimini. Conserva una spiccata fisionomia medievale e ancora oggi sopravvivono tradizioni culinarie che risalgono al tempo degli etruschi, così come le altre città che fanno parte dell’antica Etruria.
Passeggiare fra i suoi vicoli è come fare un tuffo nel passato. Le sue belle case in pietra di tufo, e ricche di fiori si alternano a piccoli ponti sopraelevati . Le numerose chiese “fronteggiano” piccole piazze le cui fontane, situate al centro, rendono più preziosi questi luoghi aperti. Ci sono chiese in stile romanico, semplici ma suggestive e i piccoli negozi non stonano mai in quell’ambiente così particolare.
Ma questa volta a far conoscere una realtà molto importante del territorio è la produzione dell’olio, ancora molto genuino e di grande qualità. S’impara tantissimo sulla lavorazione di questo oro giallo-verde, sulle sue proprietà organolettiche e sulla differenza di sapore fra quello che compriamo solitamente nei supermercati e quello che si ha la fortuna di assaporare nella Tuscia.

Sig. dei fiscoliMario Matteucci, un ottantenne vispo e tanto veloce da far invidia ai trentenni, è il proprietario del frantoio “Il Paradosso”, a Viterbo, che ha un piccolo museo dei macchinari usati nei tempi passati per produrre l’olio extra vergine ricavato dai magnifici uliveti situati in zona. Il signor Mario è alla quarta generazione e la sua passione è tanto grande che ha voluto creare un ambiente dedicato a vecchie foto e “attrezzi” antichi di quando ancora si faceva l’olio senza l’ausilio della luce. In pochi minuti realizza, con una manualità e velocità invidiabili, un “fiscolo”, ossia una specie di cesto fatto con una specie di corda ricavata dalle fibre di canapa o di cocco, che serviva a spremere l’olio dalle olive. Un tempo il fiscolo era lavorato con le ginestre.

Se il signor Mario è un po’ la memoria storica della produzione dell’olio, c’è da dire che alcuni giovani hanno riscoperto i prodotti del territorio e si sono lanciati con grande passione e competenza nel campo di questo prodotto d’eccellenza. I due fratelli De Giovanni hanno affittato un vasto terreno, nel quale ci sono 800 ulivi, alcuni degli anni ‘50, dove hanno iniziato a produrre un olio extra vergine esclusivo Bio e Dop.olio supremo Ne producono uno molto speciale, buonissimo e in edizione limitata che ambiziosamente hanno chiamato “Supremo”. E’ un olio profumato, che possiede tutte le proprietà organolettiche. Le bottiglie sono state create in modo tale che l’olio all’interno non perda le sue benefiche caratteristiche.

Il Museo, storico-artistico, riveste un’importante funzione sia per i giovani sia per gli adulti. Contiene oggetti in legno e ferro e materiali da costruzione relativi ai lavori che si facevano quando non c’erano le macchine, oltre a ceramiche di uso quotidiano, anfore, campane, croci e tante altre cose che riconducono alle tradizioni e alla storia del territorio.
A Vetralla c’è un editore che possiede anche una libreria molto particolare. Il titolare è David Ghalib e i suoi libri, che trattano anche della storia del territorio, sono esposti ordinatamente in un ambiente affrescato, caldo e accogliente.

tomba-rupestreSiamo abituati a pensare alle tombe etrusche rifacendoci a quelle di Cerveteri, ma l’antico popolo aveva vari modi di preparare le tombe per preparare il morto al passaggio nell’aldilà. A Castel D’Asso, un sito immerso nel verde servaggio, mostra un diverso modo di concepire i sepolcri. Come afferma l’archeologa Francesca Pontani: «Il fenomeno dell’architettura funeraria rupestre inizia nella prima metà del VI secolo a.C. e le tombe etrusche più recenti – come quelle di Castel d’Asso – sono databili tra il III e il II secolo a.C.. La tipologia delle tombe rupestri è molto differenziata a seconda della zona, del periodo storico e della ricchezza del proprietario della tomba. Ci sono semplici tombe a camera senza una facciata particolarmente elaborata, fino a grandiosi monumenti rupestri con facciate a tempio o a portico. La cosiddetta tomba a dado rappresenta il tipo più diffuso dal periodo arcaico (VI secolo a.C.) fino alla fase ellenistica (IV-III secolo a.C.)».

cibo 1La riscoperta del cibo genuino: dire che nella Tuscia si mangia bene è piuttosto riduttivo. Dire che si spende come in città è una bugia. Nei ristoranti scelti (non stellati o di lusso, ma normali) si mangia molto bene e i prezzi – da menu – sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli che vengono praticati nelle grandi città. Come l’Antica Taverna (a Viterbo), dove si possono trovare i “migliori ravioli della vostra vita”, con un ripieno a base di stracchino, farro, noci e condimento di funghi porcini. Dove non mancano mai i funghi porcini freschi. Ambiente gradevole, un po’ rustico, con volte in pietre di tufo. E’ consigliata la prenotazione perché sempre affollato.

Da Benedetta, invece, che si trova a Vetralla proprio sulla Via Francigena, si ritorna ai tempi in cui si utilizzavano le verdure, i legumi e le patate per preparare quello che veniva definito “un pasto povero”. Oggi gli ingredienti sono aumentati e i primi sono veramente appetitosi. Da provare il coniglio particolarmente tenero, tozzetti e ciambelle al vino, tutto rigorosamente fatto nelle cucine del ristorante con aggiunta di olio locale.

CalcataUn’altra “chicca” è un piccolissimo ristorante situato a Calcata, magico paese arroccato su sulla cima di una collinetta tufacea. E’ uno dei borghi più belli d’Italia, piccolo e medievale. Il centro sembra quasi un presepe e ancora si possono gustare cibi genuini (che oggi definiamo biologici). Come nel piccolo ristorante “La Piazzetta”. Cibi genuini e salutari sono il must del proprietario del locale che si serve soltanto di prodotti rigorosamente bio in aziende certificate. Alcuni cibi, come le salsicce e i salami di maiale e di agnello sono produzione propria e la differenza all’assaggio è totalmente diversa. Una golosa polenta, una gricia con pasta fatta a mano e senza uovo, un dolce al cioccolato fatto in casa, sono alcuni dei cibi da gustare in questo locale accogliente. Il condimento è sempre locale e l’olio è il canino.

cioccolata con olioLa riscoperta dell’ottimo olio Tamia di Vetralla, ha indotto una delle pasticcerie più note di Viterbo ad utilizzarlo anche con la cioccolata che acquista un sapore molto particolare. L’olio extra vergine d’olivo (non quello spacciato per tale nei supermercati) per esserlo davvero ha bisogno di una certa procedura di lavorazione e di un tempo massimo di 6 ore fra la raccolta delle olive e l’inizio della sua spremitura. Per lavarle va usata poca acqua fredda e l’imbottigliamento deve avvenire in bottiglie scure. Va consumato in fretta per non perdere le sue proprietà derivanti dai polifenoli e deve avere un profumo e un colore particolare.

UliviLa Tuscia è da scoprire anche per la genuinità dei prodotti e la riscoperta dei sapori tanto conosciuti quando il nostro paese era “contadino”. La Tuscia ci da l’opportunità di “tornare al passato”. Ed è gratificante oltre che salutare.

 

Liliana Comandè

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Liliana Comandé
Giornalista pubblicista, è direttore editoriale e responsabile della rivista, prima cartacea e ora web, Travelling Interline che si occupa di turismo, cultura e attualità. Insegna "Comunicazione e Immagine" in una scuola superiore statale e imprenditoria femminile alle donne laureate. Per la sua attività nel campo giornalistico e turistico-culturale ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra i quali il "Golden Helm" a Berlino, e il "Gold Hercules International Award" conferiti a livello internazionale a personalità di spicco del settore turistico-culturale. Ha scritto varie prefazioni per libri di fotografie. La sua professione e la passione che nutre per le culture, le tradizioni e i luoghi stranieri, l'hanno portata a viaggiare moltissimo e molti dei Paesi visitati sono stati anche fonte di ispirazione delle sue poesie, pubblicate nel 2001, in particolar modo il Nord Africa e il Medioriente.

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