Madri della Repubblica. Violenza di ieri e oggi

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Una sfida per il cambio di testimone generazionale, le Costituenti viste e raccontate dalle altre donne. L’evento tenuto alla Sala della Regina, presso la Camera

Un nuovo modo di narrare la storia alle generazioni più acerbe, collegandola all’attualità e scoprendo così legami insospettati. Questo in prima sintesi il cuore della manifestazione “Ieri/Oggi i volti della violenza. Le Madri della Repubblica raccontano“, tenuta alla Sala della Regina, Camera dei Deputati, il 10 marzo scorso, su proposta dell’A.D.E.C.O.C. (Associazione Diritti e Culture Organizzare Comunicando), con la sua presidente Elena Luviso, in collaborazione con Livia Turco per la Fondazione Iotti e Fiorenza Taricone, Università di Cassino e Lazio Meridionale.

Molti gli elementi simbolici, a cominciare dall’esterno del Parlamento, dove in attesa di entrare sostavano numerosi studenti di diversa provenienza, provenienti dal litorale laziale, I.C. “Piazzale della Gioventù” di Santa Marinella, alcuni del Liceo Espanol Cervantes di Roma, testimoni appunto di un passaggio dei saperi sulle Madri Costituenti, mescolati a donne diversissime fra loro, per età, formazione, interessi, che più tardi avrebbero imbastito un dialogo, con una rappresentanza dell’Istituto Statale Sordi di Roma e della Consulta degli Apolidi di Cerveteri.

Almeno quattro generazioni presenti in Sala, considerato che una delle testimonial e relatrici della giornata, la senatrice Elena Marinucci, ha ricordato di essere ormai bisnonna. Ma altrettanto simbolico era il luogo: la Sala della Regina attigua alla Sala delle Donne, voluta dalla presidente della Camera, Laura Boldrini. Qualcuno dei nomi che nel pomeriggio è stato citato aveva il suo corrispettivo nelle immagini fotografiche della Sala che ricorda non solo le Costituenti, ma donne che hanno ricoperto cariche istituzionali in questi anni di nascita e consolidamento della Repubblica democratica.

La manifestazione chiudeva  a sua volta un ciclo simbolico: il primo incontro si era tenuto il 10 marzo del 2016, sempre alla Camera, per ricordare come quel giorno, settanta anni prima, le donne italiane avessero conosciuto l’ebbrezza di votare ed essere votate; già da allora gli studenti numerosi in sala avevano appreso quello che sui libri di storia non c’è ancora: non solo il riconoscimento del diritto di voto alle donne dopo una lotta iniziata con l’Unità d’Italia, ma la precisazione non trascurabile che avendo omesso di precisare l’elettorato passivo, la vera data era da considerarsi il 10 marzo, per poter eleggere ed essere elette.

Un anno fa, in occasione di quella data che ha segnato uno spartiacque, era stato presentato il Progetto Donne in Gioco, ideato da Elena Luviso, basato su un metodo applicativo sperimentale, tradotto in un gioco di carte realizzate dalla nota Casa Modiano. La scatola del Gioco è costituita da 2 mazzi di carte, 2 dadi, un alfabeto, un post-it e la legenda dei pittogrammi. Tirando a sorte, si estrae una carta dal primo mazzo, formato da ritratti pittorici, disegnati da un gruppo di giovani artiste/i: Louis Antonio Palumbo, Eleonora Iorio, Roberta Romeo, Luciana Chirici, coordinati da Maddalena D’Alonzo e dall’ideatrice  Elena Luviso, con relativi pittogrammi; attraverso gl’indizi forniti dai pittogrammi, si arriva a identificare la personaggia nel secondo mazzo di carte, con un profilo biografico della prescelta.

Ogni carta d’identità contiene alla fine una definizione del potere femminile, attraverso i tratti della personalità, enucleati da un team di psichiatre e psicologhe. È evidente che il Gioco mira a consolidare un’alfabetizzazione di genere soprattutto per le generazioni più giovani che poco o nulla sanno delle tante donne che hanno costruito insieme agli uomini la Repubblica democratica e prima ancora disegnato la Costituzione.

Un anno dopo, Elena Luviso insieme alle altre donne ancora alle giovani generazioni si è rivolta con la nuova metodologia del racconto di una storia femminile della Repubblica, la meno conosciuta, attraverso una futura app e un anticipo di graphic novel. È stato mostrato infatti il manifesto delle 21 Costituenti, rielaborato modernamente da Elena Luviso. La storica pagina del Corriere delle Sera in bianco e nero è stata attualizzata: a colori, con in volti delle 21 donne non più fotografate, ma ritratte dall’artista Maria Cirillo e le note biografiche riviste e attualizzate dalla storica Fiorenza Taricone.

Al termine di ogni carta da gioco, era stato individuato dalle autrici delle carte stesse il potere che si riteneva queste donne avessero avuto, mentre per le 21 Costituenti ritratte nel nuovo giornale, lo sforzo è stato anche quello di precisare il tratto distintivo della violenza che le ha riguardate. L’innovazione sta nel cercare approcci diversificati con le più diversivate metodologie pedagogiche e comunicative: lo sforzo culturale di Elena Luviso motore trainante di un gruppo sempre più allargato che punta alla Cultura e a espressioni contenutistiche non di poco rilievo in questo preciso momento storico, politico, giuridico. Percorsi importanti e non solo eventi di pregio.

Nell’affollato incontro alla Sala della Regina, ad alcune delle Costituenti hanno dato voce le autorevoli intervenute, leggendo passi scelti, ed è stato ricordato il comune denominatore della violenza, che ancora oggi lega il genere femminile come destino non voluto o casuale. Il reading iniziale sulle Cinque Costituenti che avevano fatto parte della Commissione dei 75, quella cioè che preparava la bozza del testo costituzionale da discutere poi in modo allargato, è stato affidato ad alcuni studenti e ha proseguito il confronto generazionale. Molte delle Costituenti hanno conosciuto la violenza, che non è stata solo quella della guerra, della Resistenza, dei campi di concentramento, ma anche quella psicologica, come il confino o la privazione degli affetti, ma anche quella verbale, ben dopo la guerra.

Una per tutte, la comunista Maria Maddalena Rossi, che lavorò molto a favore delle donne ciociare, vittime inconsapevoli delle truppe di colore a seguiti del comando militare francese, di stupri isolati e di gruppo, conosciuti con il nome di marocchinate. Intervenendo come deputata sul riconoscimento di una pensione, le fu chiesto di parlare dopo le 21 per evitare di ledere la moralità dei presenti, trattandosi di un argomento scabroso. Ad aprire è stata la Poeta Edda Billi, femminista storica con una sua lirica Dis–umana. A seguire Paola Gregori con un passo di Nilde Iotti del 75 e poi con Lina Merlin.

Politiche e studiose hanno poi approfondito alcune figure: Elena Marinucci ha letto passi di Angelina Merlin sulla sua proposta di abolizione della regolamentazione della prostituzione. Per Livia Turco, impegnata altrove, vi è stato il mesaggio corale rivolto ai giovani e alle giovani di fare propria la storia e la violenza per contrastarla e per orientarsi verso una costruzione di una identità autentica. Hanno letto passi su Nilde Iotti, e la violenza sia politica sia privata che non le è stata risparmiata. Graziella Falconi ha parlato di Teresa Noce e delle sue lotte. Maria Pia Garavaglia, di Angela Gotelli e della sua azione a tutela delle famiglie, Fiorenza Taricone, che ha moderato l’intero incontro, di Maria Federici, e della sua assistenza alle famiglie migranti.

Sui profili giuridici della violenza psicologica e sessuale, hanno parlato Elena Luviso che da giurista informatico ha puntato ai cyber crimes profili penalistici intersecando l’off & on line delle fattispecie delittuose dal cyberstalking al cybertbullismo e contestualizzando l’iter evoltivo involutivo dal 1946 ad oggi sulle tematiche di violenza. Invece la magistrata cassazionista Simonetta Sotgiu, raccontando esperienze personali che andavano a confermare il titolo del suo intervento, cioè la scarsa sensibilità della cultura giuridica nei confronti della violenza di genere, seguita da Antonella De Benedictis sullo stupro di gruppo e da Silvia Oddi, che ha avuto modo di ricordare anche la figura di Alma Cappiello, Responsabile del Dipartimento politiche femminili del Partito Socialista negli anni Novanta, e che aveva collaborato con Elena Marinucci per la nascita degli organismi di parità.

La regista Loredana Rotondo, autrice con altre colleghe del memorabile documentario Processo per stupro tenuto a Latina, che tantissimo scalpore suscitò andando in onda su Rai Due, ha commentato alcune immagini. Il noto penalista Pietro Nocita ha parlato della violenza sessuale come delitto contro la persona, principio che fu affermato solo con la legge del 1996 sulla violenza sessuale. Alfonsina De Sario, della Questura di Foggia, ha fornito dati concreti sulla violenza, arricchendo il suo intervebto anche con un particolare autobiografico.

Infine, la violenza legata ad ogni tipo di discriminazione, quella contenuta nelle parole, narrate da Enrica Bonaccorti,  quella subita dalla scienziata Eva Mameli Calvino, madre dello scrittore, che per antifascismo non fu messa al riparo dall’essere una scienziata; quella illustrata dalla sociologa Alessandra Sannella, con le sue molteplici facce. Infine Angelina Bibba, arrivata dalla Puglia, come Coordinamento regionale Pari Opportunità CGIL, ha reso omaggio a Angela Guidi, che nella Consulta Nazionale del 1945, prima delle Costituenti, aveva per prima rappresentato politicamente le donne italiane.

Il piatto forte sono stati i due studenti dell’Isis Europa di Pomigliano d’Arco che con il loro insegnante Roberto Castaldo, hanno poi illustrato Donne in Gioco 2.0, dedicato a Donne e Legalità, un progetto che nasce insieme all’Adecoc e alla presidente Elena Luviso. Da Donne in Gioco 1.0 è nato infatti un nuovo focus che racconterà 70 anni di legalità non solo con le carte da gioco, ma con un’app, fruibile da tutti gli studenti e suscettibile di ampliamenti.

A finire degnamente una giornata densa, ma fruttuosa, la premiazione di Letizia Battaglia, che ha dedicato tutta la sua vita a fotografare per renderle indimenticabili, scene di violenza che hanno pesato sulla coscienza di tutti gl’italiani, a cominciare dai crimini mafiosi. Il Premio, La Rosa dei Venti, Tramontana in occasione del 70eseimo della Costituzione di pregiato marmo pugliese, San Giovanni Rotondo, ideato da Elena Luviso e promosso dall’ADECOC da oramai 4 edizioni  ha voluto significare la profonda stima e l’affetto che una donna come lei, ottantenne, ha saputo guadagnare, scegliendo l’arte della fotografia come militanza politica.

Un Premio che ha visto negli ultimi anni omaggiare diverse personalità che si sono distinte negli ultimi 70 anni di storia italiana, tra i premiati lo scorso dicembre il presidente del Senato Pietro Grasso alla senatrice Elena Marinucci Nella giornata successiva, alla Casa Internazionale delle Donne, un affollatissimo Seminario, proposto da Elena Luviso ha proseguito il dialogo con l’artista. A tu per tu con Letizia Battaglia e il dolore di una fotografica prima scomoda ora arte.

 

Lena Huber

Foto © A.D.E.C.O.C

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