Alitalia alla resa dei conti con lo spettro del fallimento

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Dopo il No dei lavoratori all’accordo tra azienda e sindacati, si profila il commissariamento. Gentiloni: «Non ci sono le condizioni per una nazionalizzazione»

Dopo 8 anni di crisi con risultati di bilancio negativi, sono rimaste soltanto due strade (anzi due rotte) percorribili per la disastrata compagnia aerea Alitalia, a seguito del respingimento da parte dei lavoratori attraverso il referendum dell’accordo sindacale con l’Azienda che prevedeva licenziamenti per 980 dipendenti e riduzione dello stipendio dell’8% per piloti e assistenti di volo: vendita o fallimento.

Il voto referendario con ilNo” all’accordo sottoscritto ha decretato di fatto la vendita o il fallimento di Alitalia. Era spuntata anche l’ipotesi di una nazionalizzazione con l’intervento dello Stato così come era avvenuto per le banche, ma a chiarire l’equivoco è stato lo stesso presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, il quale ha dichiarato che «sulla questione Alitalia bisogna dire la verità: non ci sono le condizioni per una nazionalizzazione».

Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha spiegato che «il nuovo commissario deve assicurare la continuità dell’azienda e poi trovare un acquirente che sappia gestirla. L’unica cosa al momento sarà avere un prestito ponte da parte dello Stato, intorno ai 300/400 milioni di euro per assicurare 6 mesi di gestione». Il ministro ha aggiunto che «il managment operativo ha sbagliato moltissimo, anche con una certa dose di arroganza, ma questo non vuol dire che ci sia la possibilità di tornare ad un managment pubblico che non ha fatto meglio nel corso degli anni».

È una storia lunga che parte da lontano per arrivare al “fallimentopilotato dallo Stato che nel 2009 ha consegnato Alitalia nelle mani dei “capitani coraggiosi”, la cordata di Roberto Colaninno e soci.

Il 13 gennaio 2009 parte l’avventura della “nuova” Alitalia, una cordata guidata da Roberto Colaninno e di cui fanno parte investitori come Benetton, Riva, Ligresti, Marcegaglia e Caltagirone, con la partecipazione anche di Intesa SanPaolo guidata dall’amministratore delegato Corrado Passera. La parte sana della compagnia viene rilevata da Cai per 300 milioni mentre tutto il passivo, attraverso una bad bank (2 miliardi di euro) va nel debito dello Stato. Avventura che si esaurisce alla fine del 2014 fra perdite di bilancio, avvicendamenti di amministratori delegati, scelte strategiche sbagliate.

Il 1° gennaio 2015 si riparte dopo l’acquisizione da parte di Etihad Airways del 49% di Alitalia-Sai pari a 387,5 milioni di euro. Per arrivare, questa volta dopo soli due anni, alla resa dei conti con il commissariamento e lo spettro del fallimento.

Il Consiglio di Amministrazione convocato il 25 aprile «ha preso atto con rammarico della decisione dei propri dipendenti di non approvare il verbale di confronto firmato il 14 aprile tra l’azienda e le rappresentanze sindacali. L’approvazione del verbale avrebbe sbloccato un aumento di capitale da 2 miliardi, compresi oltre 900 milioni di nuova finanza, che sarebbero stati utilizzati per il rilancio della Compagnia. Data l’impossibilità di procedere alla ricapitalizzazione, il Consiglio ha deciso di avviare le procedure previste dalla legge e ha convocato un’assemblea dei soci per il 27 aprile al fine di deliberare sulle stesse».

Alitalia sempre nella stessa giornata del 25 aprile ha diramato un comunicato nel quale precisa che «il programma e l’operatività dei voli Alitalia non subiranno al momento modifiche».

In questi 8 anni di crisi continua, Alitalia ha registrato soltanto bilanci di esercizio negativi per 327 milioni di euro di perdite nel 2009; – 168 nel 2010; – 69 nel 2011; -280 nel 2012; -568 nel 2013; -580 nel 2014; – 199 nel 2015. Nel 2016 le perdite sono stimate in 400 milioni. Gli amministratori delegati in questo lasso di tempo sono stati Rocco Sabelli, Andrea Ragnetti, Gabriele Del Torchio sino a fine agosto 2014; poi Silvano Cassano e Cramer Ball dal 7 marzo 2016.

 

Enzo Di Giacomo

Foto © Enzo Di Giacomo

 

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Enzo Di Giacomo
Svolge attività giornalistica da molti anni. Ha lavorato presso Ufficio Stampa Alitalia e si è occupato anche di turismo. Collabora a diverse testate italiane di settore. E’ iscritto al GIST (Gruppo Italiano Stampa Turistica) ed è specializzato in turismo, enogastronomia, cultura, trasporto aereo. E’ stato Consigliere dell’Ordine Giornalisti Lazio e Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Revisore dei Conti Ordine Giornalisti Lazio, Consiglio Disciplina Ordine Giornalisti Lazio

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