All’Unione europea serve agricoltura sostenibile e competitiva

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Made in Italy, record di qualità. Con l’Ue mettiamo in tavola l’agroalimentare e aiutiamo l’ambiente. Presentato all’Europarlamento il rapporto Global Food Forum 2016

Competitività, sostenibilità e capacità di assorbire le crisi sono i tre assi su cui dovrebbe svilupparsi la Politica agricola comune (Pac) europea del futuro. È il messaggio centrale del rapporto del Global Food Forum 2016, tenuto a Pavia in ottobre e presentato ieri sera al Parlamento europeo dal think tank Farm-Europe.

La Pac «ha bisogno di una strategia per ristabilire la fiducia, ritrovare l’ottimismo e costruire la crescita futura», ha dichiarato il presidente del Global Food Forum e di Confagricoltura Mario Guidi, consegnando il rapporto nelle mani del commissario comunitario all’Agricoltura, Phil Hogan.

Il commissario Ue (nella foto a destra) si è detto «lieto di vedere nella relazione un chiaro riconoscimento della necessità di dare particolare attenzione agli strumenti di gestione del rischio». A una “doppia sfida” per l’agricoltura europea ha fatto riferimento l’europarlamentare italiano Giovanni La Via, ex presidente della Commissione Ambiente: «dopo l’accordo sul clima di Parigi, dobbiamo proteggere il nostro ambiente e allo stesso tempo aumentare la competitività agricola europea».

Record per la qualità Made in Italy: ha raggiunto il massimo di sempre arrivando a 38 miliardi di euro, secondo i dati dell’Istat relativi al commercio estero nei primi nove mesi del 2016. Questo traguardo «è significativo delle grandi potenzialità che ha l’agroalimentare italiano di trainare il Made in Italy» – come affermato da Roberto Moncavallo, presidente della Coldiretti.

Inoltre, sapere che quasi i tre quarti delle esportazioni –  sottolinea ancora la Coldiretti – interessano i Paesi dell’Unione europea e che l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare con una più efficace tutela nei confronti dell’“agropirateria” internazionale è importante per produttori e consumatori.

La contraffazione dei prodotti alimentari, infatti, fattura oltre 60 miliardi di euro, tra Europa, Asia, Oceania e America, a scapito dell’agroalimentare italiano e quindi del nostro tessuto economico e sociale. Il Belpaese risulta, infatti, il primo in Europa per numero di prodotti di qualità certificata, ma c’è ancora da fare, in Europa e fuori.

Agricoltura e generi alimentari sono indiscutibilmente i più importanti settori industriali del mondo, inoltre, come ha ribadito sempre ieri a Bruxelles Mario Guidi, presidente di Confagricoltura incontrando (foto a sinistra) il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani: «l’agricoltura è un settore strategico per la crescita economica e per l’occupazione».

La richiesta di porre l’agroalimentare al centro delle politiche dell’Unione europea, dimostra che «la Pac – continua Guidi – è un pilastro della costruzione europea e da cui non possiamo prescindere nel futuro. Occorre competitività e sostenibilità, economica e ambientale».

L’Ue, con la sua politica di sviluppo rurale, condivide una serie di obiettivi con altri Fondi strutturali e d’investimento europei (Fondi SIE) e, finanziata dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), aiuta le zone rurali dell’Unione. Dossier importanti quali l’economia circolare e il pacchetto clima-energia 2030 che propone, tra l’altro, entro tale data, una riduzione delle emissioni di CO2 del 40% (almeno) rispetto ai livelli del 1990, affida l’obiettivo soprattutto al mercato europeo delle emissioni (Ets), ma anche all’agricoltura insieme a trasporti ed edilizia.

Sempre ieri a Bruxelles, il presidente di Confagricoltura Guidi ha reso noto a Tajani che le emissioni dell’agricoltura europea sono state ridotte del 24% rispetto al 1990, proprio dagli agricoltori. Ricordiamo, inoltre, la positiva esperienza italiana di produzione di energia pulita attraverso l’utilizzo di sottoprodotti derivanti dalle coltivazioni agricole e dagli allevamenti, biogas (miscela di CO2 e Metano) e presto anche di biometano.

«Ma potremmo fare di più – ha aggiunto Guidi – se messi nelle condizioni ideali», auspicando «una politica agricola comune forte e innovativa per il mercato, regole europee che disciplinino le relazioni commerciali all’interno della catena alimentare e da una concorrenza mondiale più equa e giusta».

 

Letizia Addamo

Foto © Bord Bia, European Union, Confagricoltura

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