Banche venete, operazione sui tavoli Eurogruppo ed Ecofin

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Settimana calda con la conversione in legge del decreto banche venete in Italia, mentre la commissaria Vestager riferirà sui criteri delle scelte effettuate

La prima parte della prossima settimana vedrà la Camera dei deputati italiana occupata con la conversione in legge del decreto banche venete. Mentre in Europa, dopo le critiche e le polemiche sollevatesi da più parti, la loro liquidazione e il problema dei crediti deteriorati arriverà anche sul tavolo dell’Eurogruppo di domani e dell’Ecofin martedì. Alcuni ministri dell’Economia e/o delle Finanze sono critici nei confronti dell’operazione che ritengono abbia aggirato le regole dell’Unione bancaria, e per questo le istituzioni Ue corresponsabili della scelta assieme al governo italiano, cioé DG Competition e Single Resolution Board (SRB, Comitato di risoluzione unico, nuova autorità di risoluzione delle crisi dell’Unione bancaria europea), spiegheranno come e perché si è arrivati a scegliere la procedura fallimentare nazionale al posto della risoluzione europea. Anche l’Ecofin, martedì, si occuperà delle due banche, fissando un “piano d’azione” che acceleri la soluzione al problema dei crediti deteriorati. In particolare quest’ultimo incontro darà alcune indicazioni ad istituzioni come Commissione europea ed Eba (dall’acronimo inglese European Banking Authority, Autorità bancaria europea), perché approfondiscano la situazione e diano gli elementi necessari a comporre una strategia vera e propria nei prossimi sei mesi.

   Margrethe Vestager

Sarà proprio la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager a chiarire all’Eurogruppo perché abbia autorizzato gli aiuti di Stato a Banca Intesa per acquistare quel che restava delle due venete liquidate. Mentre Elke Konig, capo dell’SRB, spiegherà quella che a molti è sembrata un’apparente contraddizione: ha deciso di non mettere le banche in risoluzione perché mancaval’interesse pubblico“, ma questo è stato poi riconosciuto dalla DG Comp per autorizzare gli aiuti. Con loro anche la responsabile del Single Supervisory Mechanism (SSM) della Banca centrale europea (Bce), Danielle Nouy.

Fonti europee raccontano di un dibattito acceso, nei giorni scorsi, tra i rappresentanti dei ministri dell’Eurogruppo, alcuni preoccupati dal fatto che la soluzione italiana aggiri il quadro legale europeo. Ma le stesse fonti fanno notare che le istituzioni sono più che convinte che le regole siano state rispettate, e questo basterà a tranquillizzare anche i più critici. L’Ecofin invece proverà a far avanzare una soluzione comune per le sofferenze, che secondo i dati Ue alla fine del 2016 ammontavano a mille miliardi di euro, cioé il 6,7% del pil Ue e il 5,1% dei prestiti totali. Nelle conclusioni, i ministri chiederanno alla Commissione di valutare, entro l’estate, se gli attuali poteri di vigilanza possono essere usati per incidere sulle politiche di accantonamenti. E se, nell’ambito della revisione delle direttive sui requisiti di capitale, si possono inserire “misure di sostegno prudenziali” come “deduzioni obbligatorie dei crediti deteriorati dai fondi propri”.

Nei giorni scorsi il vice-presidente della Bce, Vitor Constancio, è tornato a suggerire per gli Npl (non performing loans, prestiti non performanti) uno strumento come “le società di gestione degli attivi”, ossia le bad bank. E proponeva di creare «una sorta di manuale per costruire le bad bank nazionali nell’Eurozona». Una posizione portata avanti anche dalla Banca d’Italia che nei giorni scorsi ha salutato la Sga (Società per la gestione di attività, acquisita dal ministero dell’Economia e delle Finanze nel 2016) dove confluiranno gli Npl delle due venete come un primo embrione di quella società per gli attivi nazionali (Amc) più volte sollecitata.

 

Ludovico Stella

Foto © Blastingnews.com, Movimentoconsumatori.it, European Union

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