Bozza di accordo alla Conferenza Onu per il Clima di Parigi: domani il sì finale?

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Il commissario europeo Canete ha accusato i rappresentanti cinesi di bloccare le trattative. Ma a spuntarla pare siano proprio i Paesi asiatici

Siamo finalmente alle ultime battute per salvare il pianeta, alla conferenza di Parigi: sembra si sia arrivati a un accordo, con una nuova bozza sul testo condiviso. Un compromesso al ribasso per alcuni, ma pur sempre un’intesa fra i grandi della Terra. Soprattutto su uno dei primi punti, l’articolo 2, che indica la soglia di aumento della temperatura per i prossimi anni. Ci si è accordati per un “al di sotto dei due gradi” per ridurre “rischi e impatti del cambiamento climatico”. Data di revisione degli obiettivi nazionali con sistema sanzionatorio: anno 2023.

Laurent FABIUSNon si arriva a un punto di svolta, invece, per quanto riguarda il nodo dei finanziamenti, in particolare le compensazioni per i danni irreversibili e le migrazioni forzate provocate. Ed è per questo che il responsabile degli Esteri francese e presidente della Cop 21, Laurent Fabius, dopo l’ennesima notte di negoziati, ha rimandato a domani l’esito degli accordi. Le pressioni per un’intesa significativa crescono di ora in ora, soprattutto da parte delle Ong (Organizzazioni non governative, ndr) che hanno fatto sentire la propria voce per il riconoscimento dei bisogni dei Paesi più vulnerabili.

Il commissario europeo all’Energia, Miguel Arias Canete, è intervenuto nelle scorse ore ufficializzare l’esistenza di «una forte alleanza con più di 100 Paesi, ovvero la maggioranza» di quelli rappresentati alla Cop21 (195), per «chiedere un accordo ambizioso». Il gruppo, ha precisato Canete, include l’intera Unione europea, i 79 Stati dell’Unione Acp (Africa, Caraibi e Pacifico), gli Usa e «un gruppo di Paesi progressisti latinoamericani, sviluppati o in via di sviluppo, grandi e piccoli, ricchi e poveri», come ha tenuto a rimarcare il commissario europeo.

Speech by Miguel ARIAS CAÑETE, Member of the EC in charge of Climate Action and Energy in China StandIl rappresentante Ue ha esplicitamente accusato i rappresentanti cinesi di bloccare le trattative sulla questione della frequenza delle revisioni periodiche, che l’Europa vorrebbe fossero ogni cinque anni. «Senza dei cicli quinquennali, l’accordo è privo di significato», ha concluso Canete, argomentando che «se non si ritorna abbastanza spesso ad aggiornare gli impegni, non si potrà mai raggiungere l’obiettivo a lungo termine» di azzeramento delle emissioni.

Come riporta Rainews «un elemento appare evidente: la Cina e l’India sono riusciti a spuntarla: pur essendo il primo e il terzo Paese più inquinante al mondo, potranno mitigare con più calma il loro impatto sul clima. Il picco delle emissioni, inoltre, dovrà essere raggiunto il prima possibile senza alcun riferimento temporale specifico. Salta anche la possibilità di fissare un termine per le emissioni zero. Questa espressione viene sostituita dalla parola “neutralità delle emissioni” da raggiungere nella seconda metà del secolo».

COP21 CañeteAltro attore problematico delle trattative, come riporta l’Ansa, «forse il più esplicito nelle sue prese di posizione è l’Arabia Saudita, rilevano le Ong del Climate Action Network: il regno, spiegano, si sarebbe messo di traverso anche con dichiarazioni pubbliche sull’obiettivo a lungo termine per l’azzeramento delle emissioni e più in generale su qualsiasi allontanamento definitivo dai combustibili fossili».

I responsabili Onu restano fiduciosi. Il segretario generale Ban Ki-moon si è dichiarato «ragionevolmente ottimista» affinché si arrivi a un «accordo universale e molto ambizioso sul cambiamento climatico, che renderà le vite degli esseri umani più salutari e prospere». Sulla stessa linea il direttore del programma per l’ambiente delle Nazioni Unite (Unep, dall’acronimo inglese United nations environment programme), Achim Steiner, secondo cui «il fatto che ora siamo rimasti con forse 3 o 4 temi su cui c’è ancora bisogno di negoziare un compromesso politico e trovare una formulazione ci dovrebbe incoraggiare».

 

Elena Boschi

Foto © European Union 2015

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Elena Boschi
Aretina, classe '81. Laureata in giurisprudenza e storia, si avvicina all'attività multimediale dopo un master e anni di pratica pubblicistica, occupandosi principalmente di politica e cronaca nazionale. Ultimamente la sua attenzione e passione si cimenta con l'attualità europea, grazie anche alla collaborazione con una importante associazione internazionale.

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