Bratislava: la prima volta dell’Ue senza Regno Unito

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Vertice dei 27 nella capitale slovacca. Necessario superare le divisioni. Tusk: «Fare una valutazione sobria e brutalmente onesta della situazione»

Il premier inglese Teresa May sarà la grande assente di oggi al vertice Ue di Bratislava. Un vertice informale, che non si propone di arrivare a dichiarazioni ufficiali, ma i cui obiettivi sono tuttavia importanti e ambiziosi. Perché la posta in gioco per l’Europa forse non è mai stata così alta come in questo momento. L’Ue si trova in una fase cruciale della sua storia e questo è ormai chiaro a tutti: è necessario capire quale sarà il suo futuro dopo l’uscita del Regno Unito, ma non solo. L’Ue ha bisogno di ritrovarsi unita, perlomeno sulle questioni fondamentali, prima fra tutti quella relativa all’emergenza migranti.

Inutile nascondersi dietro un dito, l’Europa sta attraversando una profonda «crisi esistenziale» come l’ha definita lo stesso Juncker nel suo discorso sullo stato dell’Unione, e i 27 devono trovare dei punti di incontro per evitare di essere risucchiati dal populismo sempre più dilagante.

Uno degli obiettivi dei capi di Stato e di Governo riuniti oggi a Bratislava è dunque quello di partire dall’elaborazione di una “diagnosi condivisa” di ciò che finora  “non ha funzionato”, per poi lavorare alla ricerca di una maggiore stabilità e unità. Per dirla con le parole del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk: «L’unica cosa sensata è fare una valutazione sobria e brutalmente onesta della situazione».

La questione è tuttavia complicata e le divisioni fra gli Stati membri risultano pesanti e difficili da sanare: i 27 sono divisi sul Ttip, sulla politica economica, sull’immigrazione. Su quest’ultimo tema, pesa la posizione degli Stati del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) che vogliono svincolarsi dagli obblighi comunitari sul ricollocamento dei rifugiati, tanto da essere intenzionati a richiedere una revisione dei Trattati.

Anche sul Ttip il dibattito è più acceso che mai: sono undici gli Stati firmatari della lettera con la quale si chiede alla Commissione il proseguimento dei negoziati, e fra questi figura anche l’Italia, ma non la Germania e la Francia.

Infine c’è la questione economica, con Juncker che dichiara apertamente che il Patto di Stabilità va applicato con «flessibilità intelligente per non ostacolare o bloccare la crescita». Posizione più che mai condivisa dai Paesi del cosiddettoClub Med” (Grecia, Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Malta e Cipro) riunitisi solo qualche giorno fa ad Atene, e che invece va stretta alla Germania, grande sostenitrice delle politiche di austerity.

In un clima come questo è evidente che per l’Unione europea la strada verso una maggiore unità e dunque stabilità si presenti ancora lunga e piena di ostacoli. Senza dubbio sarà difficile che l’Ue arrivi a prendere decisioni fondamentali per il proprio futuro se non verranno prima avviati i negoziati per la Brexit. Senza dimenticare i fondamentali appuntamenti elettorali del 2017 di Francia, Germania e Paesi Bassi.

 

Valentina Ferraro
Foto © European Union, 2016

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Valentina Ferraro
Laureata in letteratura contemporanea, ha lavorato per diversi anni come editor per una casa editrice romana, per poi avvicinarsi alla sua più grande passione: la scrittura, intesa come mezzo di comunicazione a 360 gradi. Ha iniziato scrivendo di cinema e cultura per diverse testate sia online che cartacee (fra queste, “Il quotidiano della Sera” e il settimanale “Il Punto”). Dopo il primo viaggio a Bruxelles, nel 2014, ha scoperto un forte interesse per l’Unione europea, iniziando così ad approfondire le tematiche relative all’Ue. La spiccata curiosità per l’universo della “comunicazione 2.0” l’ha portata a mettersi alla prova anche come blogger. Di recente la scrittura ha incontrato un’altra sua grande passione: l’enogastronomia.

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