Brexit, May: priorità a controllo immigrazione su mercato unico

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Dopo le dimissioni a sorpresa dell’ambasciatore UK in Ue per tensioni con Downing Street su negoziati, presa di posizione della premier britannica. Esultano Farage

Un intervento strutturato sulla strategia del Regno Unito per uscire dall’Unione europea e fermare le polemiche. E’ ciò che si è posta come priorità per le prossime settimane la premier britannica Theresa May, di recente criticata per la mancanza di chiarezza rispetto agli obiettivi di Londra nei negoziati sull’uscita da Bruxelles. Rilievi fatti oltretutto dal dimissionario ambasciatore del Regno Unito all’Ue, Ivan Rogers, che l’altroieri è stato sostituito da un altro diplomatico di carriera, l’ex responsabile dei rapporti con Mosca Tim Barrow.

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Theresa May

Scelta questa che ha lasciato diviso il fronte euroscettico e che, secondo la stampa britannica riportata dall’Agenzia Ansa, è il tentativo della May di frenare una “rivolta” degli alti funzionari entrati in dissidio col governo su modi e tempi del divorzio dall’Europa comunitaria, accusato soprattutto di procedere confusamente. Nell’intervento, stando alle anticipazioni, il primo ministro indicherà come priorità il controllo sull’immigrazione anche rispetto all’accesso al mercato unico europeo.

Un nuovo ostacolo per la premier Theresa May lungo la difficile strada della Brexit era arrivato a sorpresa a poco dall’avvio dei negoziati con l’Ue, con le dimissioni dell’ambasciatore britannico a Bruxelles, Ivan Rogers, che avrebbe dovuto ricoprire un ruolo cruciale nelle trattative. Secondo il Financial Times, principale giornale economico-finanziario del Regno Unito e fra i più autorevoli e letti del mondo, la ragione di questa uscita di scena è da ricercare nei recenti attriti col governo di Londra, in particolare coi “falchi” nell’esecutivo conservatore che sono favorevoli ad un taglio netto con l’Unione europea.

brexitTra questi e Sir Rogers negli ultimi tempi la tensione sarebbe salita fino ad esplodere con la diffusione, lo scorso dicembre da parte della Bbc, di una conversazione segreta tra il diplomatico e la premier nella quale egli insinuava che ci sarebbero voluti 10 anni per negoziare un accordo commerciale tra Londra e Bruxelles compatibile col divorzio dall’Ue. Fuga di notizie che ha scatenato la stampa pro-Brexit e provocato una serie di attacchi contro Rogers.

L’ambasciatore, che ha sminuito l’importanza del suo gesto parlando di una semplice anticipazione rispetto alla fine dell’incarico prevista a novembre, era stato il consigliere dell’ex premier tory David Cameron durante i negoziati con Bruxelles prima del referendum sulla Brexit e sembrava aver instaurato un buon rapporto anche con May, ma non col suo team. Dal Foreign Office si è sottolineato come il diplomatico avrebbe dovuto lasciare comunque il suo posto entro la fine dell’anno e che «ha preso la sua decisione ora per rendere possibile la nomina del suo successore» prima dell’attivazione dell’articolo 50 entro la fine di marzo, che avvierà l’iter di uscita del Paese dall’Unione.

Nigel FARAGE
Nigel Farage

Gli ambienti euroscettici hanno accolto con un certo entusiasmo la notizia. L’ex leader, nonché parlamentare europeo dell’Ukip, Nigel Farage ha affermato che ora serve un “vero brexiteer”, un fautore della Brexit, al suo posto. Non solo, anche altri diplomatici di Londra nel mondo dovranno dimettersi perché rappresentanti di un vecchio establishment. Farage ha anche riconosciuto che è improbabile, come qualcuno dei suoi ha proposto, che possa diventare lui stesso il nuovo ambasciatore britannico a Bruxelles: «Ci sarebbe da divertirsi. Ma non accadrà mai».

Delusione e preoccupazione, invece, è stata espressa dalle altre forze politiche. Secondo il presidente della commissione per la Brexit della Camera dei Comuni, il laburista Hilary Benn, le dimissioni «non sono una buona cosa» e ora il governo potrebbe trovarsi in difficoltà nel rispettare la sua tabella di marcia. Mentre per l’ex leader dei Libdem, Nick Clegg, la sua uscita di scena è un clamoroso “autogol” degli euroscettici nell’esecutivo che non potranno contare sulla grande esperienza di Rogers nei negoziati con l’Ue.

 

Angie Hughes

Foto © Creative Commons ed European Union

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Angie Hughes
Scrivere in italiano per me è una prova e una conquista, dopo aver studiato tanti anni la lingua di Dante. Proverò ad ammorbidire il punto di vista della City nei confronti dell'Europa e delle Istituzioni comunitarie, magari proprio sugli argomenti più prossimi al mio mondo, quello delle banche.

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