Comincia il countdown per i prossimi esami dell’Ue

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In attesa degli sviluppi post-Brexit, ci si prepara alla prossima scadenza: il 2 ottobre l’Austria rivota il presidente, mentre si terrà il referendum in Ungheria sui migranti

Non ci si è ancora ripresi dallo shock sul referendum britannico che già ci si prepara a un’altra data fatidica per l’Unione europea: domenica 2 ottobre sarà un’altra giornata campale per gli europeisti (e i risparmiatori) di tutto il Vecchio Continente. Si vota, infatti, in Austria e in Ungheria, non proprio due roccaforti in questo momento per l’Unione.

Il sogno dell’Europa unita potrebbe subire due ennesimi colpi mortali. Per i leader dell’Ue, che ancora discutono su come reagire al prossimo addio del Regno Unito e non spiegano nei dettagli ai cittadini come accellerare il processo comunitario, attenderanno con trepidazione e, forse, con panico, alla ripetizione del ballottaggio presidenziale austriaco tra il verde europeista Van der Bellen contro il leader euroscettico dell’estrema destra Norbert Hofer, insieme alla consultazione indetta dal premier Viktor Orban per accettare o meno i migranti giunti in altri luoghi dell’Unione, in base al sistema di quote deciso da Bruxelles.

VIENNA TIMMERMANSNel primo caso il nuovo voto in Austria è derivato dall’annullamento per irregolarità del ballottaggio tra i due candidati, arrivati al fotofinish, da parte della Corte costituzionale di Vienna. Nella seconda, che si terrà nella stessa giornata, gli ungheresi dovranno decidere, per la prima volta in Ue, direttamente delle politiche dell’immigrazione comunitarie, uno dei “pilastri” della strategia post referendum britannico, come emerse dopo il vertice di Berlino tra Angela Merkel, Francois Hollande e Matteo Renzi.

In realtà è soprattutto il voto austriaco che, con una vittoria di Hofer, potrebbe innescare un processo verso un nuovo referendum di uscita dall’Ue, sulla scia del vento euroscettico che spinge sul fuoco della forte immigrazione che pervade sempre più fortemente gli Stati centro-orientali dell’Unione europea. Un trend confermato anche dall’annuncio del presidente della Repubblica Ceca, Milos Zeman, di voler favorire, pur non condividendola, una consultazione sull’uscita del proprio Paese non solo dall’Unione ma anche dalla Nato, come riporta l’agenzia Ansa.

Ovviamente anche il referendum ungherese, richiesto dal premier Orban e indetto dal presidente Janos Ader, con un “noal sistema delle quote, potrebbe avere conseguenze deflagranti per l’Ue. Secondo il primo, esprimendosi sull’immigrazione gli ungheresi potranno decidere sull’indipendenza del Paese. L’opposizione democratica lo accusa di voler portare il Paese fuori dall’Unione, seguendo l’esempio britannico. In base a quanto stabilito dagli accordi a Bruxelles, l’Ungheria dovrebbe accogliere circa 1.300 migranti.

 

Sophia Ballarin

Foto © European Union (in apertura Viktor Orbán, primo ministro ungherese)

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