Compie 30 anni e realizza nuovi record: è il programma Erasmus

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Secondo i nuovi dati della Commissione europea il piano per l’istruzione e la formazione ha avuto ben 678.000 partecipanti nel 2015

Continuano a crescere i risultati per il programma Erasmus+ (il più è stato aggiunto nel 2014 per l’espansione del piano a una platea ancora più grande di persone), che quest’anno compie 30 anni. E come abbiamo avuto modo di ricordare quando sono state consegnate le onorificenze al merito degli eroi del Paese (vedi link) è italiana la “mamma” dell’Erasmus così come lo conosciamo, Sofia Corradi. Alla fine degli anni ’50, infatti, l’allora studentessa trascorse un anno a studiare giurisprudenza alla Columbia University di New York. Al suo rientro la sua università, La Sapienza, non le riconobbe quell’anno di studio. Cominciò così una lunga battaglia che, quasi 30 anni dopo, contribuì a dare il via al programma. Un progetto che nel giro di trent’anni ha segnato profondamente la vita di 850mila italiani.

Nel 2015, secondo gli ultimi dati disponibili pubblicati oggi dalla Commissione europea, sono state 678.000 le persone che hanno usufruito del programma in tutta Europa per studiare, lavorare e fare volontariato all’estero. Nello stesso anno, l’Ue ha investito 2,1 miliardi di euro in oltre 19.600 progetti. Francia, Germania e Spagna rimangono i principali Paesi di partenza, mentre le destinazioni privilegiate sono Spagna, Germania e Regno Unito. Chissà se quest’ultimo, dopo la Brexit, sarà ancora della partita. Ma a perderci sarebbero solo i giovani di Sua Maestà, visto che l’Erasmus è in assoluto il programma più riuscito tra quelli dell’Unione europea. Con l’Italia tra i Paesi più coinvolti: quinta per il numero di arrivi e quarta per le partenze di studenti universitari. Nel 2015 sono stati oltre 31mila gli studenti universitari che sono andati all’estero, circa 21.500 quelli accolti dagli atenei del Belpaese. In testa alla classifica delle università ci sono Bologna, Roma La Sapienza e il Politecnico di Milano.

Silvia Costa

A trent’anni dalla nascita, dunque, l’Erasmus continua a spostare ogni anno centinaia di migliaia di ragazzi (e adulti dal 2014) in tutta l’Europa comunitaria (e non solo). Chi è partito, oltre all’indubbio bagaglio di conoscenze ed esperienza, ha stretto legami con amici di differenti parti d’Europa, imparato a conoscerne le diverse culture e magari trovato l’amore della vita. Secondo le stime, infatti, dal 1987 sono già un milione i bambini figli dicoppie Erasmus“. Molti dei quali, a loro volta, sono già stati fuori dai confini del Paese di nascita. «L’Erasmus è una palestra di cittadinanza europea praticata», riassume l’eurodeputata Silvia Costa, fino a qualche giorno fa presidente della Commissione cultura del Parlamento europeo. Il modo migliore per celebrare i trent’anni del programma, spiega, «è rendere le generazioni Erasmus protagoniste nella grande missione di costruire anticorpi etici e culturali contro l’egoismo, i muri e le divisioni che stanno attraversando il nostro Continente».

Per Jyrki Katainen (a sinistra), vicepresidente della Commissione europea responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ed ex studente Erasmus presso l’Università di Leicester (Regno Unito) «l’istruzione è essenziale perché dota le persone delle conoscenze, competenze, abilità e capacità necessarie per mettere a frutto il loro potenziale e le opportunità che si presentano. La mobilità amplia gli orizzonti e ci rende più forti. Il programma Erasmus può offrirci tutto questo. In quanto ex studente Erasmus, ho vissuto tutto ciò in prima persona. Incoraggio anche altri studenti e in particolare gli insegnanti, i formatori, gli animatori giovanili e gli studenti dell’istruzione e formazione professionale ad avvalersi delle possibilità offerte nell’ambito del programma Erasmus+».

Per Tibor Navracsics (a destra), commissario per l’Istruzione, la cultura, la gioventù e lo sport, «da tre decenni il programma Erasmus offre ai giovani occasioni che consentono loro di sviluppare competenze fondamentali, tra cui quelle sociali e interculturali, e promuove la cittadinanza attiva. Creando collegamenti tra le persone e aiutandole a lavorare insieme, il programma svolge un ruolo essenziale nel dare ai giovani la possibilità di costruire una società migliore. Questa è la solidarietà di cui l’Europa ha bisogno, oggi più che mai. Intendo far sì che in futuro Erasmus+ sostenga un numero ancora più elevato di persone provenienti dai contesti più disparati».

Sophia Ballarin
Foto © European Union
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