In tutto nel mondo 130 milioni di persone bisognose di aiuti umanitari a causa di conflitti, povertà, calamità naturali e cambiamenti climatici
Il primo Vertice umanitario mondiale (World Humanitarian Summit – WHS di cui abbiamo già scritto la presentazione qui) dell’Onu tenuto ad Istanbul nei giorni scorsi si è concluso con un “Grand Bargain”, un patto tra 16 agenzie umanitarie e 21 donatori che hanno preso una serie di impegni per ridurre spese inutili e perdita di risorse destinate alle vittime di conflitti e altre catastrofi. L’intesa prevede, tra l’altro, una semplificazione delle pratiche amministrative in caso di programma di aiuto cofinanziato da più donatori e la possibilità di far passare dal 10 al 30% la parte di aiuti versata in contanti.
Al vertice nella capitale turca hanno partecipato in 9.000, giunti da 173 Paesi tra dirigenti e rappresentanti di Ong, una sessantina di capi di Stato e di governo e responsabili delle agenzie Onu. Crisi sempre più numerose e con una durata sempre maggiore nel tempo che impongono nuove risposte e misure preventive per evitare «l’esplosione improvvisa di questa bomba umanitaria» hanno concordato i partecipanti. Nella sola Turchia sono rifugiati 2,7 milioni di siriani. «Non è un punto di arrivo ma un punto di svolta» ha dichiarato in conclusione dei lavori il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon.
Tuttavia le critiche non sono mancate poiché ad Istanbul non è stato firmato alcun accordo formale vincolante e non è stato preso alcun impegno finanziario nuovo dai principali Paesi donatori. Nonostante l’urgenza, i Paesi del G7 e i membri permanenti al Consiglio di sicurezza dell’Onu sono stati poco rappresentati al primo vertice umanitario mai organizzato, con delegazioni di esponenti governativi di secondo rango. Inoltre, ancora prima di entrare nel vivo, dal vertice si è ritirata Medici senza frontiere (Msf). «A malincuore, siamo arrivati alla decisione di ritirarci dal vertice. Non abbiamo più alcuna speranza che il WHS affronterà i punti deboli dell’azione umanitaria e della risposta alle emergenze, in particolare nelle aree di conflitto o in casi di epidemie. Il focus del WHS sembrerebbe invece essere quello di incorporare l’assistenza umanitaria in una più ampia agenda sullo sviluppo e la resilienza. Inoltre, il vertice trascura di rimarcare gli obblighi degli Stati a rispettare e implementare le leggi che hanno sottoscritto sugli aiuti umanitari e i rifugiati» si legge in una lunga lettera a firma dalla Ong.
Nel comunicato Msf ha deplorato gli attaccati subiti lo scorso anno da 75 ospedali gestiti o supportati dall’Ong, «in violazione delle più basilari regole della guerra, che garantiscono lo status di protezione alle strutture mediche e ai loro pazienti, senza considerare se i pazienti siano civili o combattenti feriti», così come «il trattamento dei rifugiati e dei migranti in Europa e altrove che ha dimostrato una scioccante mancanza di umanità». Al summit, definito «una foglia di fico fatta di buone intenzioni», per Msf i partecipanti hanno semplicemente dato il proprio consenso a «nuovi e ambiziosi impegni, ma dal carattere non vincolante».
Intanto sempre ad Istanbul è stata lanciata la campagna “Safe Birth Even Here”, frutto di un partenariato tra il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e la nota casa di moda United Colors of Benetton. L’obiettivo è quello di garantire a ragazze e donne maternità e parti sicuri anche in situazioni estreme. Oggi, il 75% delle persone colpite da situazioni di crisi nel mondo è costituito da donne e bambini. A causa di mancanza di cure mediche, traumi, malnutrizione e violenza, in presenza di conflitti armati o calamità naturale, la salute e il benessere delle donne sono a forte rischio. La loro vulnerabilità è addirittura maggiore durante la gravidanza: 3 morti materne su 5 avvengono in Paesi colpiti da conflitti o disastri naturali.
Inoltre, per far fronte all’emergenza rifugiati e migranti, hanno deciso di unire le proprie forze l’Aiesec – la più grande organizzazione al mondo di studenti universitari – e Cittalia-Fondazione Anci Ricerche. Promozione del diritto all’accoglienza, diversità come valore, applicazione del principio di sussidiarietà sono alcuni dei valori delle azioni che saranno portate avanti dalle due entità. Concretamente lavoreranno insieme alla realizzazione dei progetti Sprar diffusi sul territorio italiano e del progetto Integreat di Aiesec (lanciato un anno fa a livello locale e nazionale), vincitore del prestigioso Premio europeo Carlo Magno della Gioventù 2016. Aiesec e Cittalia parteciperanno ad iniziative e eventi organizzati in comune per promuovere il tema dell’accoglienza, diffondendoli attraverso i rispettivi canali di comunicazione.
Un altro contributo è arrivato dal mondo dell’arte: da una vendita all’asta di 28 opere del noto pittore e scultore catalano Joan Miró sono stati raccolti 62.000 euro a favore dei rifugiati. Il nipote dell’artista ha devoluto l’intera somma alla Croce Rossa internazionale, con «un pensiero per gli oltre 4,8 milioni di siriani costretti alla fuga».
Véronique Viriglio
Foto © Unocha, Wfp, Irin, Safe Birth Even Here