Il commissario Nils Muiznieks preoccupato per l’ipotesi avanzata dal governo danese di confiscare beni ai richiedenti asilo. È una «violazione della dignità umana»
La gestione del problema dei migranti continua a far emergere contrasti e diversità fra i vari Stati membri dell’Unione, mostrando quanto sia difficile far sì che i 28 riescano a seguire un’unica strada, basata sui principi e le norme dettate dall’Ue.
La decisione, da parte di alcuni Paesi come la Svezia e la Germania, di stabilire temporaneamente dei controlli alle frontiere, aveva già fatto discutere, poiché in contrasto con i principi alla base dell’accordo di Schengen sulla libera circolazione delle persone all’interno dei territori Ue.
Fra gli Stati che avevano imposto accertamenti alle frontiere, vi era anche la Danimarca che ora continua a destare preoccupazione per le recenti modifiche introdotte relativamente all’immigrazione e sull’ipotesi avanzata dal governo danese di confiscare beni ai migranti.
A lanciare l’allarme, il commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, che in una lettere indirizzata al ministro danese per l’immigrazione, integrazione e alloggio, Inger Stojberg, ha espresso tutta la sua preoccupazione al riguardo, ricordando l’esistenza di una convenzione europea dei diritti umani cui anche la Danimarca, in quanto Stato membro, deve attenersi.
«Ritengo che tale misura – ha dichiarato Muiznieks riferendosi alla proposta di confiscare i beni ai richiedenti asilo – possa essere una violazione della dignità umana delle persone a cui viene applicata».
Forti critiche anche alle leggi introdotte di recente dal governo danese che «aumentano la possibilità di detenere i richiedenti asilo sotto speciali circostanze come per esempio un loro arrivo massivo e allo stesso tempo indeboliscono importanti garanzie legali rispetto alla detenzione». Si tratta di norme che, ha spiegato il commissario con preoccupazione, «potrebbero portare a utilizzare la detenzione dei richiedenti asilo in maniera sproporzionata e indiscriminata, in contraddizione con quanto stabilito dall’articolo 5 della convenzione europea dei diritti umani (Cedu), che protegge il diritto alla libertà».
La detenzione dei richiedenti asilo, infatti, secondo la Corte di Strasburgo, deve essere presa in considerazione solo come estrema soluzione nel caso in cui non esistano altre alternative.
Valentina Ferraro
Foto © European Commission and Parliament, 2015