“Dietro la Cortina di ferro: 20 anni in bianco e nero” a Milano

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Presso la Galleria del Centro Ceco, fino al 31 ottobre, una mostra fotografica per scoprire la vita quotidiana delle persone nella Cecoslovacchia dal 1969 al 1989

Quello che succedeva nell’arena politica dietro la Cortina di ferro nella Cecoslovacchia degli anni Settanta e Ottanta è ormai storia nota. Dopo la Primavera di Praga si rafforza il regime comunista e alla metà degli anni Settanta nasce Carta 77, guidata da illustri firmatari come Václav Havel, Jan Patočka e lo scrittore Pavel Kohout. Gli anni Ottanta rappresentano un periodo di persecuzioni e allo stesso tempo di lento scioglimento del regime di ferro.

 

Poco nota è invece la vita quotidiana delle persone sulla quale ricadevano gli impatti negativi del regime. OLYMPUS DIGITAL CAMERAQuesti aspetti sono al centro della mostra fotografica “Dietro la cortina di ferro: 20 anni in bianco e nero. La storia della Cecoslovacchia in una raccolta di fotografie (1969-1989)” organizzata dal Centro Ceco a Milano. La mostra della collezione dell’ex Casa della fotografia di Praga – che oggi fa parte delle collezioni della Galleria della Città di Praga – ripercorre la lunga storia di due decenni di vita dietro la Cortina di ferro (1969 – 1989), fino alla sua “caduta” nei primi anni ’90.

 

La rassegna di immagini presenta opere ancora inedite in Italia di fotografi affermati come Jaroslav Kučera, Dana Kyndrová, Jindřich Štreit, Zdenek Lhoták, Viktor Kolář, Vladimír Birgus, Pavel Štecha, Dagmar Hochová, Jiří HankeJaroslav Beneš, Jan Ságl, Pavel Dias, Karel Cudlín e molti altri, cechi e slovacchi. OLYMPUS DIGITAL CAMERARiescono a catturare in modo affascinante e accurato l’atmosfera della società e la storia del periodo, attraverso una raccolta di fotografie in bianco e nero. Gli autori, tutti ideologicamente esposti dato l’alto livello di politicizzazione della vita a quei tempi, riescono comunque a dare testimonianze storicamente precise e artisticamente pregevoli degli eventi politici di quel periodo.

 

Inaugurata lo scorso 22 settembre, la mostra rimarrà aperta al pubblico, con ingresso libero,  fino al 31 ottobre presso la Galleria del Centro Ceco a Milano, in via G.B. Morgagni, 20 (vicino fermata metropolitana M1 “Lima”).

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERAOrari di apertura

Lunedì – Giovedì: 13.00 – 18.00

Venerdì: 10.00 – 16.00

Ultimo sabato del mese: 10.00 – 17.00

Per ulteriori informazioni:

Centro Ceco

tel. 02 29411242

ccmilano@czech.cz

http: //milano.czechcentres.cz

OLYMPUS DIGITAL CAMERANote sugli autori

Karel Cudlín (*1960) si è occupato di fotografia documentarista ed è noto soprattutto per essere il fotografo personale del presidente Václav Havel. Dopo il 1989 si è concentrato anche sul tema dei profughi e del ritiro delle truppe sovietiche dalla Cecoslovacchia. Dal 1996 ha seguito la vita quotidiana sullo sfondo del conflitto militare in Israele. Molte sue fotografie provengono da viaggi (Russia, Israele, Caucaso, Moldavia, Romania, Slovacchia, Ucraina). È autore di sei libri e ha vinto il premio Czech press per le foto 17 volte.

Pavel Dias (*1938) collabora con molte riviste e film documentaristici. Ha fotografato anche cavalli e gare sportive. Nel 2008 ha ricevuto il premio Personalità della fotografia ceca per il suo lungo lavoro.

Jiří Hanke (*1944) si è occupato di ritratti e foto concettuali. Dal 1968 ha lavorato con i collage, per poi dedicarsi pienamente dal 1973 alla fotografia. È autore di ritratti di cantanti jazz e rock dal titolo Stop Time, di opere concettuali come Impronte delle generazioni, Imprenditori e TV Image e di progetti documentaristi sul paesaggio come Periferia e Echi. Il progetto più celebre sono le immagini scattate dalla finestra della propria abitazione.

 Dietro la cortina di ferro - Karel Cudlín, Sametová revoluce, 1989
Karel Cudlín, Sametová revoluce, 1989

Dagmar Hochová (1926 – 2012) ha realizzato reportage e ritratti. Ha collaborato con varie case editrici per bambini, diventando nota per i suoi cicli Bambini, Forza dell’età, Copie, Feste ed eventi. Con molta sensibilità ha ripreso la realtà quotidiana di soggetti come piccoli bambini, persone anziane o suore. La parte più sostanziosa del suo lavoro è dedicata agli avvenimenti politici e culturali della Cecoslovacchia. Ha ripreso l’élite intellettuale e culturale e i temi connessi all’identità nazionale e ai momenti storici importanti. Il suo lavoro è unico per la non-conformità dei soggetti, il capovolgimento delle convenzioni, la ricerca di momenti umani. Per lei la cosa più importante non è stata la precisione della tecnica o la composizione della scena, ma la testimonianza sulla condizione umana. Ha pubblicato la Trilogia dei libri di fotografia – Dieci, Venti, Trenta, Sto arrivando; La forza dell’età; Il tempo ha spostato il sipario – e altri libri come La fine del pane, l’inizio delle pietre. Dal 1990 al 1992 è stata deputato del Consiglio nazionale ceco. Nel 2000 ha ricevuto la medaglia per il merito.

Viktor Kolář, Ostrava II., 1980
Viktor Kolář, Ostrava II., 1980

Viktor Kolář (*1941) è considerato uno dei migliori fotografi documentaristi cechi. Ha vissuto anche in Canada, dove ha fotografato i supermercati di Montreal. Dopo il ritorno in Repubblica Ceca ha immortalato gli ambienti teatrali e documentato la vita nelle miniere di carbone della città di Ostrava. Il suo obiettivo principale è riprendere la vita reale delle persone ordinarie. Nel 1991 ha ricevuto il premio della fondazione Mother Jones a San Francisco.

Jaroslav Kučera (*1946) è stato arrestato, torturato e imprigionato nel 1969 durante l’occupazione della Cecoslovacchia da parte dell’Unione Sovietica. Dopo la laurea in ingegneria (1973), ha iniziato subito a lavorare come fotografo. Dopo il 1989 ha fondato il gruppo fotografico Signum e nel 1996 è diventato membro dell’agenzia Bilderberg Hamburg.

Dana Kyndrová, 1. máj, 1983
Dana Kyndrová, 1. máj, 1983

Dana Kyndrová (*1955) è una fotografa documentarista con specializzazione nella fotografia umanista. Nel 2008 ha ricevuto il titolo di Fotografo dell’anno. Dagli anni Novanta si è occupata di vari temi – il ritiro delle truppe sovietiche, gli immigrati, le donne, i senza tetto – e ha documentato la vita su tutti e due i versanti della cortina di ferro. Ha curato svariate mostre in bianco e nero (Jan Palach, la Liberazione nel 1945, ecc.).

Zdeněk Lhoták (*1949) ha conquistato il secondo posto al premio World Press Photo del 1986 e il titolo Qualified European Photographer. Nel suo lavoro si è dedicato soprattutto all’autoritratto e al corpo umano. Le sue fotografie affrontano il significato della bellezza e i simboli di femminilità e mascolinità. Le installazioni sono caratterizzate da umorismo, parodia, ironia. Il libro “Zdeněk Lhoták / dis-torza” – pubblicato dalla casa editrice Kant – è stato premiato nel 2010 come secondo miglior libro fotografico dell’Europa centrale e orientale.

Ján Rečo (*1948) ha realizzato cicli di fotografia sull’assistenza sociale in vari istituti sanitari.

Jindřich Štreit, Křížov, 1981
Jindřich Štreit, Křížov, 1981

Pavel Štecha (1944 – 2004) ha insegnato fotografia al FAMU di Praga dal 1974 al 1994. Nel 1989 è diventato il fotografo ufficiale del Foro Civile. Nel 1992 ha ottenuto il secondo premio al World Press Photo per la fotografia di Václav Havel che “ascolta” il quadro del Maestro Teodorico. Dal 1970 al 1972 ha affrontato il tema dei proprietari di chalet, che ha ripreso dopo dieci anni per catturarne i cambiamenti. Negli anni Novanta si è dedicato alla fotografia dell’architettura. Dal 1993 ha insegnato all’Università di arte applicata e design a Praga, fondando l’atelier di fotografia.

Jindřich Štreit (*1946) si è dedicata alla fotografia della vita nella campagna ceca, al lavoro nelle fabbriche e a temi sociali come la dipendenza dalla droga, la condizione dei non vedenti, degli anziani e delle persone con handicap. Dal 1991 ha lavorato su vari progetti all’estero (Francia, Brasile, Inghilterra, Russia, Ungheria, Giappone, Cina). Nel 2006 ha ottenuto la medaglia per il merito e nel 2014, primo fotografo ceco, ha ricevuto la laurea honoris causa all’Università d’arte di Bratislava.

 

Vladislav Borovec

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