Difesa Ue: via libera a comando unificato militare

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Per le missioni europee in Mali, Repubblica Centrafricana e Somalia accordo che aumenta la propensione all’integrazione comunitaria. Juncker: all’Europa serve

Con l’incontro di ieri, che ha formalmente dato il via libera al Comando militare unificato europeo per le missioni di sicurezza e difesa dell’Unione, il Consiglio europeo ha formalmente adottato la decisione relativa all’istituzione della cosiddetta “capacità” militare di pianificazione e condotta (Mpcc, dall’acronimo inglese Military planning and conduct capability) in seno allo Stato maggiore dell’Ue (Eums, European Union Military Staff). Sulla nascita dello Mpcc la Gran Bretagna aveva espresso riserve in occasione dell’ultimo Consiglio esteri. Ma, come si sa, quest’ultima uscirà con la Brexit.

Federica Mogherini interviene al Prague Defence and Security Conference

Per l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza Federica Mogherini «l’istituzione dell’Mpcc rappresenta una decisione operativa estremamente importante per rafforzare la difesa europea. Contribuirà a rendere più efficaci le missioni europee senza compiti esecutivi e a migliorare la formazione dei soldati dei Paesi partner, al fine di garantire pace e sicurezza». Sarà composto inizialmente di 25 effettivi e avrà il comando delle tre missioni di formazione militare attualmente in corso in Somalia, Repubblica Centrafricana e Mali.

Sarà la struttura di comando e controllo a livello strategico militare, basata a Bruxelles e incaricata della pianificazione e della condotta operativa delle missioni, come pure di costituire, proiettare, sostenere e ripristinare le forze dell’Unione europea. Il direttore generale dello Stato maggiore dell’Unione europea (Smeu, dipende direttamente dall’Alto rappresentante Ue, quindi attualmente dalla Mogherini) sarà anche il direttore dello Mpcc ed eserciterà il comando e il controllo delle tre missioni di formazione attuali e delle altre eventuali future missioni militari senza compiti esecutivi (ovvero non combattenti). Agirà sotto il controllo politico e la direzione strategica del comitato politico e di sicurezza (Cops, Il ruolo e la composizione del comitato politico e di sicurezza sono illustrati all’articolo 38 del Trattato sull’Unione europea), composto dagli ambasciatori dei Ventotto. In questo modo, è scritto in una nota del Consiglio, «il personale sul campo potrà concentrarsi sulle attività specifiche della missione».

«Il potere di persuasione europeo è senza dubbio un successo», nella diplomazia e nelle relazioni commerciali, ma «non è abbastanza da solo». Ad affermarlo è il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker (nella foto a sinistra con la Mogherini), in una lettera al Corriere della Sera, sottolineando la necessità di una capacità militare europea. «I tentativi di muoversi in direzione di una difesa comune sono stati parte del progetto europeo sin dal principio, ma finora queste ambizioni sono rimaste in gran parte insoddisfatte. È giunto il momento di fare di più» – sottolinea Juncker – «paghiamo un prezzo troppo alto per l’inefficienza e la frammentazione». Non solo, per il capo dell’esecutivo Ue «la mancanza di cooperazione nel settore della difesa e della sicurezza ci costa ogni anno tra i 25 e i 100 miliardi di euro. Condividere i veicoli, uniformare le munizioni e condurre la ricerca in maniera comune anziché separatamente può essere molto vantaggioso per gli Stati dell’Unione europea».

«Ecco perché» – spiega ancora – «la Commissione europea ha proposto la creazione di un Fondo europeo per la difesa» che «fungerà da incentivo a cooperare nella ricerca, lo sviluppo e l’acquisizione in comune di tecnologie». «Purtuttavia» – aggiunge – «i soldi non bastano per raggiungere una vera Unione europea della sicurezza e della difesa. Abbiamo contato sul potere militare di altri troppo e per troppo tempo. È il momento di farci carico della nostra sicurezza. Sentirsi al sicuro a casa propria è il più fondamentale e universale dei diritti. La nostra Unione dovrebbe essere in grado di offrirlo ai propri cittadini».

Il presidente della Commissione specifica ancora di più, in un passaggio successivo, quali siano le priorità in questo campo, oggi: l’Ue deve difendere suoi interessi senza Usa perché la loro politica estera è cambiata e la Nato non sia alibi per più sforzi. «Gli Usa hanno cambiato in modo fondamentale la loro politica estera molto prima dell’arrivo di Trump. Da dieci anni è chiaro che i nostri partner americani ritengono di sostenere troppo peso per i loro ricchi alleati europei. Non abbiamo altra scelta che difendere i nostri propri interessi in Medio Oriente, clima, accordi commerciali».

Juncker ha fatto un appello «non solo in favore dell’Europa della difesa, ma in difesa dell’Europa». Perché «abbiamo raggiunto il punto in cui progredire è la sola opzione», visto che è partito il conto alla rovescia su «quanto a lungo possiamo vivere in una casa costruita a metà». E bisogna naturalmente pensare alla sicurezza perché «è tra le tre priorità» dei cittadini europei. Il capo della Commissione spiega che «è il momento di svegliare la bella addormentata del Trattato di Lisbona». Senza paura di perdere sovranità. «Molti Stati membri considerano la difesa una questione di stretta sovranità nazionale. Ma condividere sovranità non significa rinunciarci. Al contrario, avere Stati più forti e sovrani in un mondo globalizzato richiede di avere più cooperazione nell’Ue, specialmente nella difesa».

«Per quanto a lungo possiamo fare finta che Paesi così inestricabilmente legati come quelli del’Ue non abbiano bisogno anche di affrontare insieme le minacce esterne?», si chiede Juncker, convinto che le minacce «hanno cambiato natura drammaticamente». Dai cyberattacchi al terrorismo, dai piani nucleari della Corea del Nord alle tensioni in Asia Orientale, «tutto dimostra che il soft power da solo non è abbastanza potente in un mondo sempre più militarizzato». Per questo «non è più una questione di sovranità nazionale, ma per prendere in prestito le parole del mio amico Macron, è una questione di sovranità europea».

Roberta Pinotti

Anche Roberta Pinotti interviene sulla questione: «La forte spinta che sta realizzando la Cancelliera Merkel e il grande europeismo di Macron insieme all’iniziativa italiana possono rendere più concreta l’ipotesi di una difesa comune» europea. Lo ha dichiarato alla trasmissione “Zapping”, su Rai Radiouno, il ministro della Difesa aggiungendo che «la Gran Bretagna ha deciso di uscire dall’Europa e sappiamo che è stato il Paese che ha opposto più resistenze sul fatto di mettere in comune degli assetti». Questo a significare che mai come ora il momento è propizio.

«La mia collega francese Sylvie Goulard» – ha proseguito la Pinotti – «in un recente incontro ha sottolineato l’importanza di un forte rapporto con l’Italia per la costituzione di una Difesa europea. Per questo motivo io vedo un processo che ormai si è messo in movimento e che rispetto al passato vede delle spinte politiche molto più forti e dunque sono fiduciosa che dei passi avanti davvero significativi si potranno fare in questa fase».

Ad avviso della Pinotti, quella di una Difesa europea è una scelta «richiesta dalle sfide sempre più globali e per questo motivo l’Europa ha bisogno di una nuova capacità e tale messaggio ci arriva anche dall’alleato storico, gli Stati Uniti. Questa scelta è inoltre richiesta per rispondere alle nuove minacce, da qualsiasi punto le affrontiamo, sia da quello interno come ad esempio il terrorismo che ha colpito le principali capitali europee, sia dal punto di vista esterno come la lotta che stiamo conducendo contro l’Isis. Oggi, è sempre più evidente che queste non sono battaglie che ciascuno Stato può intraprendere da solo e dunque è necessaria una connessione forte tra i livelli di intelligence e di sicurezza interna ed è fondamentale la capacità delle Forze armate di essere sempre più in grado di cooperare insieme», sviluppando «delle capacità in maniera coordinata in base alle specificità di ogni singola nazione. Anche a riguardo della discussione sull’aumento delle risorse per la Difesa, se queste fossero messe in comune in Europa e non duplicassimo le stesse capacità, tutto ciò avrebbe molto più senso».

 

Lena Huber

Foto © European Union, governo.it

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