Dopo l’Austria, scontro Italia-Ungheria sui migranti

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A seguire il ministro degli Esteri di Vienna Sebastian Kurz è il premier magiaro Viktor Orban ad attaccare Roma. Parole che seguono la lettera dei Paesi del patto Visegrad

Fine settimana con l’Italia sotto tiro, costretta a ricevere appunti e consigli (non certo disinteressati) da parte di Paesi “uniti” nell’Ue. «Chiudete i porti», creiamo «centri di accoglienza fuori dall’Unione europea». Al gioco al massacro sui migranti, a cui lo stesso governo italiano non si era risparmiato di partecipare con l’ipotesi di evitare alle imbarcazioni cariche di disperati di approdare sul suolo italico, pare che non ci sia giorno senza una nuovalezioneda impartire a Roma da parte dei partner dell’Unione europea. Cioè di quegli Stati che hanno stipulato un accordo molto generoso (per gli altri) con la Turchia.

Dopo il ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz, che giovedì aveva “suggerito” di trattenere tutti i migranti a Lampedusa, a salire in cattedra è stato poi il premier ungherese Viktor Orban, che in un’intervista radiofonica ha pensato bene di dispensare consigli a Roma. «Lezioni improbabili», le ha definite il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni che, respingendole al mittente, ha avvertito: «Non accettiamo parole oltraggiose sul tema dei migranti».

   Viktor Orban

Eppure già in settimana i leader dei Paesi del patto Visegrad – la polacca Beata Szydlo, il ceco Bohuslav Sobotka, lo slovacco Robert Fico, e lo stesso Orban – dopo una riunione a Budapest avevano fatto recapitare una lettera a Palazzo Chigi per ribadire la necessità d’identificare «i veri richiedenti asilo prima di entrare in Ue». «Le nostre frontiere esterne devono essere protette – hanno scritto nel documento – l’Unione europea e i suoi Stati dovrebbero mobilitare risorse finanziarie e di altro genere per creare condizioni sicure e umane in hotspot o centri di accoglienza fuori dall’Ue».

Le quattro cancellerie hanno espresso la loro disponibilità a «contribuire in modo significativo», ma sottolineando al tempo stesso di «escludere azioni che potrebbero creare nuovi e più forti fattori attrattivi per i migranti, in particolare meccanismi obbligatori di ridistribuzione automatica». In pratica le “relocation” da Italia e Grecia, contro cui Ungheria e Slovacchia hanno fatto opposizione alla Corte di giustizia europea (per mercoledì è atteso il parere dell’avvocato generale) e per il mancato rispetto delle quali Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia hanno una procedura d’infrazione aperta.

   Paolo Gentiloni

«Dai nostri vicini, dai Paesi che condividono il progetto europeo abbiamo diritto di pretendere solidarietà. Non accettiamo lezioni né parole minacciose» ha risposto Gentiloni. «Serenamente, ci limitiamo a dire che noi facciamo il nostro dovere e pretendiamo che l’Europa faccia il proprio senza darci improbabili lezioni». «L’Europa dovrebbe darci solidarietà, non lezioni anche perché non è un pulpito che funziona», ha avvertito quasi con le stesse parole il ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano, mentre la titolare della Difesa Roberta Pinotti ha parlato di «una serie di consigli non richiesti che danno la dimostrazione di quanto ognuno guardi al cortile della propria campagna elettorale».

In effetti, a leggere la presa di posizione del cancelliere austriaco Christian Kern – secondo il quale «serve semmai più sensibilità nei confronti dell’Italia» – è la campagna elettorale a dettare le posizioni sui profughi negli Stati membri Ue. In Austria si voterà il 15 ottobre, e Kern e Kurz si troveranno su posizioni politiche contrapposte. Sull’argomento è intervenuto anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, che ha richiamato i Paesi dell’est al rispetto dell’accordo sui ricollocamenti, oltre a invitare ad usare i 6,5 miliardi di fondi strutturali europei inutilizzati per far fronte alla crisi migratoria. «Il Parlamento Ue ha fatto la sua parte in modo chiaro e fermo. Ora dipende dagli Stati membri compiere risolutivi passi avanti».

Intanto gli ultimi dati dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) rivelano che su un totale di 111.514 migranti e rifugiati giunti in Europa via mare da inizio anno, l’85% sono approdati in Italia. I morti, purtroppo, hanno toccato il triste record di 2.360 dall’inizio dell’anno. “L’Europa si è comportata male nei confronti dell’Italia, abbandonandola”: lo sostiene il 78% del campione intervistato dall’Istituto Ixé per “Agorà Estate” (trasmissione di Raitre). Il 19% invece ritiene che l’Unione europea abbia chiesto solo regole più rigorose.

 

Lena Huber

Foto © European Union, Wikicommons

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