Fca: timori Ue per nuovo contrasto Italia-Germania

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Nodo emissioni, dal dieselgate che ha coinvolto Volkswagen alle ultime contestazioni che le autorità Usa hanno fatto alla Casa automobilistica torinese

Un nuovo motivo di scontro fra Roma e Berlino. Dopo lo scoppio del “caso Fca” sulle emissioni di alcuni modelli negli Stati Uniti, l’Unione europea si interroga se la questione emissioni possa far scoppiare nuovamente le polemiche tra Italia e Germania. Nonostante da più parti, sia politiche che tecniche, nelle ultime ore si sia sottolineato come il caso sia completamente diverso dal dieselgate che ha coinvolto Volkswagen, il dibattito e la polemica fra i due Paesi sulle violazioni delle regole sulle emissioni trova una buona sponda nelle contestazioni che le autorità Usa hanno fatto a Fca.

Come ricostruisce l’Agenzia Ansa si tratta di una polemica iniziata nel giugno dello scorso anno, che ha avuto strascichi, accuse e richiami per tutta la seconda parte dell’anno scorso. Il 3 settembre 2016, dopo vari botta e risposta, la Germania aveva chiesto, infatti, la mediazione dell’Ue sulla disputa con l’Italia. E un portavoce della Commissione europea aveva assicurato che Bruxelles avrebbe dato assistenza “per quanto possibile alle autorità italiane e tedesche per facilitare una comune visione del rispetto o del mancato rispetto delle regole da parte del produttore di auto”, sottolineando però che il ruolo dell’organismo europeo avrebbe potuto essere solo “quello di mediatore, non di arbitro“.

L’8 dicembre scorso poi la Commissione aveva aperto una procedura d’infrazione contro la Germania e altri 6 Paesi (Gran Bretagna, Lussemburgo, Spagna, Grecia, Lituania e Repubblica ceca) per non aver applicato il sistema di penalità nei confronti dei produttori auto che hanno violato le norme europee sulle emissioni. E – sempre in quella data – l’esecutivo comunitario aveva “bacchettatoItalia e Francia per non averle ancora inviato il rapporto finale sulle emissione dopo quelli “ancora preliminari” fatti pervenire da Parigi il 2 agosto e da Roma il 5 settembre.

Ora, dopo che la casa di Wolfsburg a fronte di un’ammissione di colpa e di un lungo patteggiamento dovrà pagare 4,3 miliardi di multa alle autorità statunitensi, il timore di Bruxelles è che la chiamata in causa di Fca possa riaccendere la miccia e quindi la “battaglia” fra Italia e Germania. E infatti così è avvenuto nella giornata odierna, con i tedeschi che dopo aver subito il pesante coinvolgimento di Volkswaghen (con annessa ammissione da parte della stessa casa automobilistica di Wolfsburg) attaccano a testa bassa contro l’Italia e Fca.

Berlino soffia, dunque, sul fuoco dell’indagine aperta negli Usa su Fca. Ad attaccare per primo, oggi, è stato il ministro dei Trasporti tedesco Alexander Dobrindt in una intervista alla Bild am Sonntag. Non si è fatta attendere la replica del ministro italiano dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e di quello dei Trasporti Graziano Delrio. «Le autorità italiane sapevano da mesi che Fca, nell’opinione dei nostri esperti, usava dispositivi di spegnimento illegali» ha dichiarato Dobrindt, sottolineando che Fca si è «rifiutata di chiarire». Poi l’affondo: per il ministro tedesco la Commissione europea «deve conseguentemente garantire il richiamo» di alcuni modelli.

Senza fronzoli le risposte di Calenda e di Delrio: «Berlino, se si occupa di Volkswagen non fa un soldo di danno», ha commentato il primo; «la richiesta di Berlino è totalmente irricevibile», gli ha fatto eco il secondo. Che ha precisato: «abbiamo accettato di costituire a Bruxelles una commissione di mediazione perché non abbiamo niente da nascondere. I nostri test dimostrano che non esistono dispositivi illegali e comportamenti anomali».

Secondo Delrio, inoltre, «questa interpretazione della Germania va contro le regole che ci siamo dati di responsabilità di ogni nazione verso le proprie case produttrici. Noi non abbiamo chiesto nessuna ulteriore indagine su Volkswagen, ci siamo fidati di loro. E’ giusto che il confronto avvenga sulla fiducia e il rispetto reciproci». Quanto al futuro, il ministro ha sottolineato che le strategie dell’Italia «mirano a ridurre drasticamente le emissioni di Co2 nel trasporto stradale. (…) Contiamo di togliere dalle strade 800 mila tir l’anno. (…) Per questo, abbiamo deciso, insieme agli altri Paesi europei, che dalla fine del 2017 entreranno in vigore i test di controllo delle emissioni eseguiti direttamente su strada, dove il comportamento dei veicoli è più rispondente a quello usuale».

 

Sophia Ballarin

Foto © International Business Times

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