Francia: l’europeista contro la populista, Ue al bivio

0
408

Anche a Strasburgo e Bruxelles i gruppi politici Ppe e S&D, così come Oltralpe, appoggiano uniti per il prossimo ballottaggio il candidato Macron contro la Le Pen

Viste dalle Istituzioni comunitarie, le elezioni francesi hanno spiegato che Emmanuel Macron è riuscito a fare da diga (almeno per ora) al dilagare degli estremismi, rappresentati da Marine Le Pen per il Front National – che ha ottenuto, dopo il padre contro Chirac nel 2002, il secondo ballottaggio della storia per la rappresentante del partito più antiUe e antiNato di Francia – e da Jean-Luc Melenchon, il leader della gauche radicale.

Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker è stato fra i primi (via Twitter) ad augurare al più giovane potenziale vertice del Paese della Marianna dopo Napoleone Bonaparte di battere anche al secondo turno la leader del Front National (FN). Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha battuto sul tasto dell’attenzione e dell’avvertimento di «un fenomeno da non sottovalutare» il voto di protesta (ma non solo, vista la continua crescita dell’esponente nazionalista) con cui la partita è tutt’altro che chiusa.

Per il capogruppo del Partito popolare europeo (Ppe), il tedesco Manfred Weber, «tutti i democratici devono ora unirsi», per battere i populisti ed evitare che la Francia sia guidata da «un’imbrogliona». Mentre a quello dei socialisti e democratici (S&D), l’italiano Gianni Pittella, oltre che unirsi a tutti gli altri contro il Fn spetta ora anche il compito di aprire «un cantiere per la ricostruzione della sinistra» (che non è arrivata al 7% con Benot Hamon, domenica al voto, anche se Macron proviene e attinge voti da lì, ndr).

Dunque il risultato conseguito da Macron ha scongiurato, per gli europeisti, per ora il peggio. Ma che l’incubo non sia ancora svanito e che la Frexit (l’uscita della Francia dall’Unione europea) resti una minaccia che incombe sul futuro dell’Ue è chiaro, almeno fino al prossimo 7 maggio, quando i francesi, scegliendo il prossimo inquilino dell’Eliseo, daranno una chiara e cruciale indicazione sul destino del Paese e dell’intera Unione.

Il terremoto elettorale in Francia, che ha visto per la prima volta da quando esiste la Quinta Repubblica sparire dal ballottaggio per le presidenziali i partiti che hanno governato sempre, socialisti ed eredi dei neogollisti, sarà portato a compimento con uno sconquasso totale per via estrema o per via, per così dire, “giovanile”. Quasi tutti “gli altri” non FN si sono immediatamente schierati con Macron, dal presidente uscente Francois Hollande e l’attuale premier Bernard Cazeneuve, al rappresentante della destra dei Re’publicains Francois Fillon.

Proprio ai voti di quest’ultimo mira la 48enne Le Pen, come si è capito subito stanotte quando la leader della destra estrema ha citato De Gaulle nel suo discorso. Ma se la gauche si trova davanti alle macerie di un fallimento politico ed elettorale, con un partito che di fatto non esiste più, non molto meglio sta la destra, tenuta insieme soltanto dalla speranza di arrivare al ballottaggio. Ha destato scalpore la mancata indicazione da parte di Jean-Luc Melenchon, capace di ottenere un insperato 19%, quasi tutto eroso ai socialisti.

A differenza di 15 anni fa, quando al ballottaggio fra il padre di Marine Le Pen, Jean-Marie, dopo aver stupito al primo turno vide schierare i 4/5 del Paese con Jacques Chirac, stavolta tutti i sondaggi prevedono una vera incertezza sul risultato finale, con le intenzioni di voto di partenza al secondo turno che vedono una posizione di 60 a 40% per Macron. Il giovane 39enne, sconosciuto al grande pubblico fino a tre anni fa, ha indovinato nella realizzazione del nuovo partito “En Marche!”, insieme al centrista Francois Bayrou, la chiave per affermarsi.

Macron contro Le Pen sarà anche futuro con o senza l’Europa, politica del dialogo contro quella del muro attorno alla Francia e della chiusura delle frontiere. Non c’è stata l’astensione a lungo temuta – l’affluenza è stata, come per le precedenti presidenziali, attorno all’80% – non ci sono stati attentati o incidenti ai seggi, come si paventava dopo la sanguinosa settimana che ha preceduto il voto, ma le premesse per i prossimi giorni non sono delle migliori, visti i tafferugli esplosi alla Bastiglia fra studenti anti-Le Pen e polizia dopo i risultati.

 

Claudia Lechner

Foto © The Telegraph, SBS

Articolo precedente“Minister”, un altro sguardo sulle comunità africane in Italia
Articolo successivoUe, roaming gratuito: ora è definitivo. Si parte il 15 giugno

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui