Futuro dell’Ue: dibattito a Strasburgo in vista della Dichiarazione di Roma

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Nella riunione plenaria del Parlamento europeo gli eurodeputati hanno delineando le loro priorità prima dell’appuntamento nella Città Eterna della prossima settimana

In attesa che il prossimo 25 marzo gli Stati europei rinnovino i principi dei Trattati firmati dai padri fondatori nella capitale italiana nel 1957, a seguito dell’invito del presidente del Parlamento europeo (Pe) Antonio Tajani, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il primo ministro italiano Paolo Gentiloni, il vice primo ministro maltese (presidente di turno Ue) Louis Grech e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker hanno partecipato al dibattito in riunione plenaria a Strasburgo del Pe sulFuturo dell’Europa” in vista della Dichiarazione di Roma sul 60esimo anniversario della firma dei Trattati. Ecco alcuni estratti delle loro dichiarazioni, e di quelle dei principali leader dei partiti politici presenti a Bruxelles/Strasburgo. Quasi tutti sono intervenuti sulla querelle fra la Turchia e i Paesi Bassi, appoggiando lo Stato appartenente all’UE.

Aprendo il dibattito, il presidente del Pe Antonio Tajani ha presentato la giornata ricordando come «non possiamo limitarci a una cerimonia formale per ricordare quelli che sono stati i migliori 60 anni nella storia dell’Europa libera. L’anniversario della firma dei Trattati di Roma deve essere, prima di tutto, l’occasione per riavvicinare l’Europa ai cittadini (…) oggi, più che mai, abbiamo bisogno dell’unità europea. L’Ue va cambiata, non indebolita».

Sul futuro dell’Europa, il confermato presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha dichiarato che «se si vuole andare veloci si va da soli, mentre se si vuole andare lontano si va insieme». Ha quindi promesso di impegnarsi nei colloqui Brexit per l’unità politica tra i 27, assicurando nel contempo che Regno Unito e Unione europea rimangono «amici intimi».

Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha messo in guardia contro il ridurre il dibattito sul futuro dell’Europa a uno scenarioa due velocità“: «Non voglio una nuova “cortina di ferro” in Europa». Il capo dell’esecutivo comunitario ha quindi ricordato gli attacchi turchi all’Olanda, definendoli «totalmente inaccettabili» e che i responsabili di tali attacchi stanno allontanando la Turchia dall’Ue.

«Se non riduciamo la disoccupazione e lasciamo soli i Paesi Ue che sono in prima linea con la crisi migratoria, se cederemo ai nazionalismi e lasceremo indietro i più deboli, non avremo la fiducia dei cittadini verso l’Unione europea», ha sostenuto il primo ministro italiano Paolo Gentiloni. Sul dibattito su un’Europa a due velocità, ha poi commentato: «Dico no a due Europe, piccola e grande, est e ovest, ma sì a una dove ognuno può avere il proprio livello di ambizione e tutti possono scegliere se partecipare a forme di cooperazione rafforzata».

Intervenendo per la presidenza del Consiglio Ue, il vice primo ministro maltese Louis Grech ha voluto insistere sui tempi attuali che richiedono un’azione decisa da parte dei leader dell’Unione e degli Stati membri. Ha poi messo in guardia contro i rischi di un atteggiamento mentale negativo. Sul futuro dell’Europa Grech ha chiesto che la dichiarazione di Roma sia seguita da atti concreti, ma ha sottolineato che non ci devono essere “cittadini di serie B”.

Il tedesco Manfred Weber (capogruppo PPE, nella foto a destra) è intevenuto dichiarando come «dobbiamo fare in modo che le persone in Europa considerino Strasburgo e Bruxelles non come forze esterne che impongono le cose su di loro, mentre i politici nazionali attribuiscono i successi comuni” al proprio Paese.

«Oggi la parola magica è “velocità”. Ma l’Europa a più velocità è un metodo, non è strategia. Il problema dell’Europa non è la velocità, ma la direzione di marcia, l’approdo. Abbiamo bisogno di una nuova direzione», ha detto il capogruppo S&D, l’italiano Gianni Pittella. Vogliamo «un’Europa con un forte pilastro sociale e una strategia di investimenti» per creare lavoro, da finanziare con una lotta più dura all’evasione fiscale, ha proposto Pittella.

«La nave sta affondando e noi dovremmo chiederci come mai», ha dichiarato Raffaele Fitto (Gruppo ECR), chiedendo un cambiamento delle politiche. A suo parere, l’Unione europea è diventata troppo centralizzata e distante dai cittadini. L’ECR vuole una rinegoziazione dei Trattati e rifiuta ogni ulteriore cessione di sovranità nazionale.

Il capogruppo dell’ALDE, il belga Guy Verhofstadt (nell’immagine a sinistra) ha accusato il presidente della Turchia Erdogan di cinismo chiedendo la difesa della “libertà di parola” mentre i giornalisti sono imprigionati in Turchia. Ha infine sostenuto il lancio a Roma di un processo di “rinascita” della Ue, con la celebrazione del 60° anniversario del Trattato di Roma.

Il leader del gruppo GUE/NGL, il tedesco Gabriele Zimmer dubita che la Dichiarazione di Roma che sarà firmata il 25 marzo sia davvero il segnale di un nuovo inizio per l’Ue. «Abbiamo bisogno di un chiaro segnale per un’Europa forte e sociale, così come di altre misure immediate. Spero davvero che tutti noi possiamo presto accordarci su proposte per un pilastro sociale, redatte da questo parlamento».

Il belga Philippe Lamberts (Gruppo Verdi/ALE, a destra) ha sostenuto che le celebrazioni del 60° anniversario dovrebbero essere l’occasione per un “cambio di direzione”. «Abbiamo bisogno dell’Europa per utilizzare la globalizzazione per progredire verso la convergenza sociale e la democrazia rafforzata».

«Esiste già un’Europa a due velocità» ha dichiarato Rosa D’amato (Gruppo EFDD), aggiungendo che «esiste l’Europa delle banche, delle grandi multinazionali e delle lobby, e poi l’Europa dei cittadini che hanno perso il loro lavoro e non hanno diritti».

L’europarlamentare nonché leader della Lega Matteo Salvini ha chiesto di porre fine ai finanziamenti Ue verso la Turchia nonché alla procedura d’adesione all’Unione. Ha inoltre incolpato i leader europei di “aver rovinato il sogno europeo”.

 

Ludovico Stella

Foto © European Union 2017 – Source : EP

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