Giovanni Boldini: ritratto di donna come giovane diva

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Una mostra alla Venaria Reale affianca alle icone di bellezza del pittore ferrarese le attrici del cinema muto, simboli di sensualità ed emancipazione femminile

Esuberante e incontenibile l’arte di Giovanni Boldini, irrequieta come la sua vicenda biografica, costantemente tesa alla ricerca di un luogo adatto ad accogliere la sua prorompente ispirazione. L’Italia gli va stretta ma neppure Londra, che temporaneamente calamita il suo interesse, riesce a trattenerlo. E’ Parigi, dove si stabilisce definitivamente dal 1871, a divenire suo luogo d’elezione. La città freme di un dinamismo elettrizzante, di un fervore creativo che si esplicita non solo nelle nuove traiettorie impressionistiche, ma anche nella ridefinizione delle stesse coordinate architettoniche urbane. Gli immensi boulevard, brulicanti di vita, sono la cornice ideale per attrarre il talento dell’artista.

Al grande ferrarese la Venaria Reale dedica una mostra, proveniente dal Vittoriano di Roma, declinata per l’occasione con un’ottica spiccatamente cinematografica. Le nobildonne ritratte da Boldini vengono affiancate alle dive del cinema muto, entrate nell’immaginario collettivo come icone di bellezza ed emancipazione femminile. Figure le quali incarnano l’autonomia delle donne, nelle sue nascenti rivendicazioni.

Personaggi per nulla monocorde ma sfaccettati e complessi, come la Dame aux camélias interpretata da Francesca Bertini, seducente cortigiana e tenera innamorata al tempo stesso.  Femme fatale volutamente esagerata negli atteggiamenti ma anche moderna nella capacità di trascendere gli stereotipi dell’epoca è Pina Menichelli, la quale viene mostrata nella pellicola Tigre reale di Giovanni Pastrone (1916), tratto da un romanzo giovanile di Verga. Il contrappunto fra le immagini filmiche e le sciabolate coloristiche boldiniane, anch’esse portatrici di un forte dinamismo, appare come un valore aggiunto per il visitatore che non voglia fermarsi al semplice dato pittorico.

I temi della trasgressione e dell’adulterio fanno il loro ingresso nella società, scardinando le certezze della stabilità borghese. Gli abiti appariscenti indossati dalle dive quanto dalle donne ritratte da Boldini acuiscono la tensione erotica che diviene febbrile, trovando singolari affinità con le atmosfere estenuate della narrativa dannunziana. Si pensi alla vicenda del ritratto di Donna Franca Florio rifiutato, nella sua prima versione, dal coniuge committente in quanto ritenuto troppo licenzioso.

Icona della mostra il ritratto di Vera Nemidoff, cantante lirica di leggendaria bellezza. La disinvoltura della donna di spettacolo viene resa dal gesto repentino con il quale afferra la stola di pelliccia. Boldini, frequentatore dei teatri d’opera, coglie un momento focale nella ritualità della primadonna la quale, a dire il vero, pare fosse più bella che brava. L’eleganza non sacrifica la sensualità, che esplode vigorosa. La donna non è mai stata tanto libera e indipendente.

Un’aura scandalistica segue da presso la parabola di Boldini. Si pensi solo che il pittore, noto per le avventure amorose con le sue modelle, ultra ottuagenario sposò la giornalista Emilia Cardona, allora trentenne. Morirà due anni dopo, nel 1931, accudito dalla giovane consorte.

L’adesione al gusto rétro e un poco frivolo, grondante citazioni settecentesche, gli attira gli strali della critica. Damine e nobiluomini con tanto di parrucca popolano giardini curatissimi, perdendosi nelle chiacchiere e nell’ozio. E’ il gusto imposto dalla maison Goupil, di immediata fruibilità e gradito alla borghesia in ascesa. Boldini vi dedica tutto il proprio talento, fatto di un colorismo acceso e di un tratto deciso e spigliato, quasi miniaturistico nella resa dei particolari. Un mondo di ottimismo, che certo non doveva piacere ai cultori dell’arte intesa come rovello interiore e tormento esistenziale.

Di questo mondo l’esposizione offre una visione esauriente, affiancando alle tele del Maestro opere di Telemaco Signorini, Cristiano Banti, Francesco Vinea e molti altri ancora. Straordinari ad esempio i due dipinti di Vittorio Corcos in mostra, tecnicamente abbaglianti. L’inglesina, in guanti e cappellino rosso, seduce per l’innocenza e la profondità dello sguardo, per la sensualità trattenuta eppure presente, occultata dietro il paravento di una moralità ineccepibile.

Di fronte a una ripresa di interesse nei confronti di Boldini, non si può non ammirare la sua capacità di addentrarsi nell’universo femminile con virtuosismo e sagacia. I corpi flessuosi e scattanti delle donne da lui raffigurate svelano un anelito, un’aspirazione a piacere di grande modernità. Eppure, a ben guardare, dalle loro forme apparentemente trionfanti traspare un sentimento dell’effimero, un’idea di caducità che forse è l’eredità più toccante e duratura della pittura boldiniana.

Riccardo Cenci

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Giovanni Boldini

Reggia di Venaria – Sale delle Arti

fino al 28 gennaio 2018

Biglietti: intero € 14,00 ridotto € 12,00

Orari:
. Lunedì: giorno di chiusura
. da martedì a venerdì: dalle ore 9 alle ore 17
. sabati, domenica e festivi: dalle ore 9 alle ore
19.30

Catalogo: Skira

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Immagini

In evidenza: Giovanni Boldini
Coppia in abito spagnolo con due
pappagalli
1873 ca.
Olio su tavola, 25×35 cm
Collezione d’Arte Banca Carige, Genova

In alto e al centro: due immagini della mostra

In basso: Giovanni Boldini
Ritratto della danzatrice spagnola Anita
De La Feria
1901
Olio su tela, 54,5×42 cm
Collezione privata

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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