Il misterioso mondo dei Maya in mostra a Verona

1
807

Nel Palazzo della Gran Guardia un viaggio attraverso oltre 250 pezzi. Il corpo umano come elemento chiave dell’arte preispanica. E la vecchiaia non era un peso…

Misteriosa, incomprensibile e distante, con questi aggettivi viene a volte descritta l’alterità dell’arte maya rispetto alla nostra cultura e alla tradizione estetica che le è propria. Eppure non si comprende perché dovrebbe essere più arduo avvicinarsi alle opere delle civiltà precolombiane rispetto ad altre espressioni artistiche del remoto passato. Lo aveva capito bene Octavio Paz quando scriveva, attingendo al proprio immaginario letterario: «Siamo condannati alla traduzione, e ogni nostra traduzione, si tratti dell’arte gotica o di quella egizia, è una metafora, una trasmutazione dell’originale». Dunque, consapevoli dell’abisso del tempo, possiamo cercare di comprendere l’arte maya basandoci sul nostro senso estetico, ricostruendola nella sua totalità, analizzandone gli aspetti prettamente iconografici e le funzioni sociali.

unspecifiedUna mostra al Palazzo della Gran Guardia di Verona cerca di far luce su un universo ancora in gran parte sconosciuto. Nel mondo mesoamericano alta era la considerazione nei confronti della bellezza. Segni permanenti, come il tatuaggio, trasformavano il corpo  sottolineandone l’appartenenza sociale o l’identità culturale (una pratica che oggi gode di una rinnovata fortuna). Interventi più estremi, come la deformazione artificiale della testa, la decorazione dentale e lo strabismo forzato, appaiono ai nostri occhi crudeli e primitivi, ma vanno inquadrati nel complesso tessuto sociale di questa civiltà. La modellazione cefalica era una pratica generalizzata a tutti i livelli, un emblema della sinergia fra l’uomo e il cosmo, oltre che un elemento identitario di una determinata famiglia o comunità. Anche lo strabismo, evocando i tratti del dio solare K’inich Ajaw, assumeva una valenza estetica importante. La scarificazione del volto mediante dolorose cicatrici è un altro elemento difficilmente accettabile per la sensibilità moderna.

L’acconciatura dei capelli era per i Maya un completamento essenziale dell’abbigliamento, mentre la pittura del corpo rappresentava una necessità pratica, per proteggersi dagli insetti e dal sole, ma rivestiva anche un valore decorativo non secondario.

unspecified-2La ritualità sciamanica infrange la barriera fra visibile e invisibile, introducendo il visitatore nei mondi distorti indotti dalle sostanze allucinogene. Erbe e funghi agevolano il contatto con il divino. Curioso è il fatto che tali sostanze, non facilmente digeribili o assimilabili, venissero a volte assunte tramite appositi clisteri, che fra l’altro inducevano la trance in maniera più rapida ed efficace.

Il sacrificio è un altro passaggio fondamentale nella cultura Maya. Usuale è l’immagine di prigionieri legati e pronti a essere uccisi. In mostra è esposta una scultura dal grande impatto drammatico; mostra un uomo disteso al quale è stato appena estratto il cuore, organo vitale per eccellenza che permetteva il contatto con il divino.

Eterogenea la raffigurazione dell’essere umano in tutte le sue forme. Personaggi di tutti i livelli sociali, di ogni età e condizione vengono rappresentati. Secondo i Maya la morte è solo un passaggio. In quest’ottica la vecchiaia non è un peso, come nel mondo odierno, ma veicolo di saggezza. Di conseguenza gli anziani ricoprono ruoli importanti, guidano riti e cerimonie. Morte e vita appaiono legate in maniera indissolubile.

Unico per complessità stilistica il sistema di scrittura maya. Immagini tratte dalla natura e dal corpo umano rappresentano parole. Dal complesso sistema morfo-sillabico apprendiamo eventi significativi nella storia di questo popolo e dei suoi governanti.

unspecified-4Oltre l’uomo gli uccelli, simboli dell’anelito verso la divinità. Numerose le loro raffigurazioni. In particolare si pensava che le anime dei defunti, nel loro viaggio estremo, prendessero le sembianze di anatre. Le scimmie invece, con la loro agilità, personificavano le arti, come la danza. Di fondamentale importanza il serpente, simbolo di fecondità e di energia vitale. Il giaguaro, animale notturno per eccellenza, veniva identificato con il mondo infero. Il cane, a sua volta, era l’animale più vicino all’uomo, colui che lo accompagnava verso il suo destino ultimo.

Particolarmente affascinanti le immagini degli esseri immaginari e sovrannaturali, terrifici nella loro capacità di scatenare devastanti fenomeni naturali. Un pantheon mitologico molto complesso e variegato, popolato da innumerevoli spiriti dell’inframondo, diverso a seconda delle epoche prese in considerazione. Su tutti troneggia Itzamnaaj, il creatore supremo, rappresentato in molteplici modi.

Troppo esteso l’apparato iconografico maya per essere riassunto in questa sede.  La mostra offre una enorme quantità di materiali, una finestra su un tempo ancora in parte oscuro al quale il visitatore accede come un archeologo, sperimentando in prima persona l’esperienza della scoperta.

Riccardo Cenci

***

Maya. Il linguaggio della bellezza

Palazzo della Gran Guardia – Verona

fino al 5 marzo 2017

Orari: da lunedì a domenica 9.30-19.30

Biglietti: intero € 14,00 – ridotto € 12,00 (audioguida inclusa)

Catalogo Piazza/Kornice

***

Immagine in evidenza: Maschera funeraria con ornamenti per le
orecchie
Calakmul, Campeche
Periodo Classico Tardo (600 – 900 d.C.)
Giada, ossidiana e conchiglia (Pinctada
mazatlánica e Spondylus princeps)
INAH. Museo Arqueológico de Campeche,
Fuerte de San Miguel. San Francisco de
Campeche, Campeche
10-566423 | 10-566424 0/2

Immagine in alto: Incensiere-effige
Comitán, Chiapas
Periodo Classico Tardo (600 – 900 d.C.)
Ceramica
INAH. Museo Regional de Chiapas. Tuxtla
Gutiérrez, Chiapas
10-409817

Immagine al centro: Elemento architettonico
Uxmal, Yucatán
Periodo Classico Tardo (600 – 900 d.C.)
Pietra calcarea
INAH. Museo Nacional de Antropología. Ciudad
de México, D.F.
10-80380

Immagine in basso: K’inich Janahb’ Pakal
Palenque, Chiapas
Periodo Classico Tardo (600-900 d.C.)
Stucco
INAH. Museo Nacional de Antropología. Ciudad de
México, D.F.
10-1284

Articolo precedentePapa Francesco: presentata la raccolta degli scritti in Argentina
Articolo successivoVertice su Trump, l’Unione europea accelera sulla difesa
Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

1 commento

  1. Write more, thats all I have to say. Literally, it seems
    as though you relied on the video to make your point.
    You obviously know what youre talking about, why throw away your
    intelligence on just posting videos to your site when you could be giving us something enlightening to read?

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui