Dati primo trimestre pubblicato dalla Commissione europea: record di Neet mentre occupazione Ue è al top. Solo Grecia e Turchia peggio del Belpaese per quota occupati
Come avevamo scritto in passato il futuro, per i giovani italiani, sembra essere sempre di più NEET (acronimo inglese che sta per “Not in Employment, Education or Training“, con cui si indicano i giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano, non si formano e non si trovano nel sistema scolastico, ma soprattutto non cercano di cambiare la propria condizione). A confermarlo è ora anche l’Ocse – l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa – che pone l’Italia agli ultimi posti nella classifica sul mercato del lavoro.
Secondo i dati che mettono a confronto i Paesi dell’organizzazione, la percentuale di occupati nel primo trimestre del 2017 in Italia era pari al 57,7% della popolazione in età lavorativa contro una media Ocse del 67,4%, del G7 pari al 70,3% e dell’Ue del 67,2%. Percentuali inferiori a quelle italiane si sono registrate nel periodo solo in Grecia 52,7% e in Turchia del 50,9%, mentre meglio fanno Paesi come la Spagna, l’Irlanda o il Cile.
La situazione è simile per l’occupazione femminile. Contro una media Ocse del 59,7%, l’Italia si ferma al 48,5% poco sopra il Messico (45,3%) e la Grecia (44,1%). La Turchia è in questo caso distaccata con il 31,7% di donne occupate. Nel primo trimestre, rileva l’Ocse, il tasso di occupazione nei Paesi dell’organizzazione è aumentato dello 0,2% salendo al 67,4%. Nello stesso periodo il tasso di partecipazione al mercato del lavoro è cresciuto dello 0,1% arrivando al 71,8%.
Il tasso di occupazione è salito in quasi tutti i Paesi Ocse, con il balzo di Estonia e Slovenia (rispettivamente +1,7% al 73,8% e +1,4% al 68,1%). Tra le economie più sviluppate, il Canada e il Messico hanno registrato un aumento dello 0,4%, arrivando al 73,3% e al 61,4%. In Turchia, Stati Uniti e Giappone l’incremento è stato dello 0,3%, mentre in Corea e Regno Unito dello 0,2%, alla stregua dell’Unione europea.
Era dal dicembre 2008 che in Europa non si vedeva un tasso di occupazione così alto: 234,2 milioni di persone hanno un lavoro, pari a quasi il 72% della popolazione. Oltre alle fredde statistiche, però, esiste un problema che riguarda i giovani, sempre più in difficoltà nell’approcciarsi al mercato del lavoro. Il dato è evidenziato dall’indagine 2017 sull’occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa (Esde) pubblicata dalla Commissione Ue, che si concentra sull’equità intergenerazionale.
Nonostante sia un Paese dove il numero di lavoratori autonomi è fra i più alti d’Europa (più del 22,6%) l’Italia detiene il poco invidiabile record di Paese con il maggior numero di giovani fra i 15 e i 24 anni che non hanno lavoro e nemmeno lo cercano (appunto, i cosiddetti NEET). La media Ue è dell’11,5%, ma nel Belpaese si arriva al 19,9%. Negativo è anche il trend del numero di persone che in Italia vivono in condizioni di povertà estrema (11,9%); è aumentato fra 2015 e 2016, unico caso in Ue con Estonia e Romania.
Il report della Commissione evidenzia non solo le difficoltà che i giovani incontrano nell’affacciarsi al mondo del lavoro, ma anche tutte le conseguenze che questo comporta. Nel 2016, la disoccupazione fra i 15 e i 24 anni è stata al 37,8%, in calo rispetto al 40,3% del 2015, ma comunque la terza in Europa dopo Grecia (47,3%) e Spagna (44,4%). Chi riesce a trovare un lavoro, invece, in più del 15% dei casi ha contratti precari e atipici (fra i 25 e i 39 anni, dati 2014), e se non ha ancora 30 anni guadagna meno del 60% di un lavoratore over 60. Ne consegue che i giovani italiani escono dal nido familiare fra i 31 e i 32 anni, più tardi rispetto a una decina di anni fa e molto dopo la media Ue di 26 anni.
Fiasha Van Dijk
Foto © Naked Capitalism