Italia due volte su Marte, nel 2020, con Europa e Usa

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Strumenti del Belpaese a bordo delle due principali missioni spaziali sul pianeta rosso. Per entrambe scelti i candidati siti d’atterraggio

È previsto un “doppio viaggiosu Marte nel 2020. Si tratta della missione spaziale europea ExoMars e di quella statunitense Mars 2020, entrambe in programma fra tre anni per andare a cercare tracce di vita sul pianeta rosso. Tutte e due le iniziative prevedono l’uso di strumentazione a bordo costruita nel Belpaese per volare nel cielo.

«A bordo del rover della Mars 2020 è previsto anche uno strumento italiano» ha dichiarato Enrico Flamini, responsabile scientifico dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). Lo strumento è realizzato per conto dell’Asi dai Laboratori di Frascati dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare (Infn).

«È un riflettore laser – ha aggiunto Flamini – che funzionerà come punto di riferimento per i laser attivi sulle sonde che sono già nell’orbita marziana» e permetterà di calcolare la distanza tra la superficie del pianeta e le sonde, con l’obiettivo di misurare con precisione altitudini o depressioni delle strutture che si trovano sulla superficie del pianeta.

Queste misure, secondo il responsabile scientifico dell’Asi, saranno utili anche per programmare gli atterraggi di future missioni. Lo strumento potrà essere usato anche per altri esperimenti, come la trasmissione di informazioni per mezzo dei laser, utili anche ai futuri astronauti che arriveranno su Marte per comunicare con un eventuale veicolo nell’orbita del pianeta.

Su Marte «è prevista una piccola rete di questi strumenti e un riflettore laser era anche a bordo del lander Schiaparelli», nella prima fase della missione ExoMars (quella finita male, ndr). La seconda fase della missione ExoMars, anche questa frutto della collaborazione tra l’Agenzia spaziale europea (Esa, dall’acronimo inglese European Space Agency) e la sua omologa russa Roscosmos, vedrà l’Italia ancora una volta in prima fila: partecipa con l’Asi e l’industria, in particolare con Thales Alenia Space (Thales-Leonardo) e Leonardo.

Quest’ultima realizza il trapano destinato a perforare il suolo marziano fino alla profondità di due metri in cerca di tracce di vita. A bordo anche due esperimenti sviluppati da Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf) e alcune università: sono lo spettrografo Ma Miss, che analizzerà i campioni raccolti dal trapano, e Micromed per lo studio delle temibili tempeste di sabbia marziane. In Italia, a Torino, ci sarà anche la sede del Centro di controllo del rover, gestito dall’Altec (Thales Alenia Space – Asi).

In vista della prima missione su Marte (Mars 2020), la Nasa ha individuato tre possibili siti di atterraggio per il suo rover: la pianura Syrtis, il cratere Jezero e Columbia Hills. La rosa dei siti candidati per l’atterraggio della missione Mars 2020 è stata scelta durante un seminario che si è svolto a Monrovia, in California.

Ma la decisione finale ci sarà almeno un anno prima del lancio, previsto nel luglio 2020, lo stesso in cui è programmato il lancio della seconda fase di ExoMars. Come quello europeo, anche il rover della Nasa avrà una trivella per cercare nel sottosuolo composti organici ed eventuali microfossili.

Per questo, i candidati siti di atterraggio dei due rover dovranno avere caratteristiche simili, ossia devono essere stati ospitali per la vita. Attualmente anche l’Esa ha tre candidati siti di atterraggio e sono Oxia Planum e Aram Dorsum e Mawrth Vallis. Ma questi ultimi due, come ha dichiarato Gian Gabriele Ori (del gruppo “Landing Site Selection Working Group” (LSSWG) dell’Esa e del comitato esecutivo del Programma di esplorazione di Marte della Nasa) all’Agenzia Ansa «dovranno affrontare un’altra selezione, prevista il 27 e il 28 marzo, e il sito scelto concorrerà con Oxia Planum nella scelta finale».

In questo tipo di scelte, ha spiegato Ori, vengono cercati siti di tre tipi: «che hanno avuto acqua in superficie, o che hanno subito alterazioni, dovute ad acque idrotermali o vulcani che possano aver consentito lo sviluppo di batteri, oppure debbano essere stati siti idrotermali veri e propri». Il sito di atterraggio del rover americano dovrà essere anche un posto facile da attraversare, perché il rover dovrà percorrerlo per raccogliere almeno 20 campioni di roccia in circa due anni, da portare sulla Terra con un’altra eventuale missione.

La scelta del sito quindi è molto delicata e per ora c’è stata l’unanimità solo sul cratere Jezero, che potrebbe aver ospitato un lago. Ma altri ricercatori preferiscono una destinazione che abbia rocce che si siano formate in ambienti termali sotterranei, in grado di sostenere la vita, come si immagina sia accaduto nell’area più a Nord Est di Syrtis o luoghi come Columbia Hills dove probabilmente c’era un’antica sorgente termale e già esplorato dal rover Spirit della Nasa.

 

Sophia Ballarin

Foto © Asi

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