La gendarmeria pontificia svela la sua storia

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Sono 150 gli uomini che controllano il Vaticano e accompagnano gli spostamenti del Pontefice. Le origini risalgono al potere temporale del Papato

Presentato in Vaticano il volume di Sandro Barbagallo e Cesare CatanantiLa gendarmeria vaticana. Dalle origini ai nostri giorni”, che esce in concomitanza delle celebrazioni del duecentesimo anniversario della costituzione del Corpo nato all’indomani del Congresso di Vienna del 1816, quando Papa Pio VI ripristinò gli ordinamenti in vigore prima dell’occupazione francese. Con il Motu Proprio del  luglio 1816 fu  quindi istituita questa nuova «forza esecutrice della giustizia sia civile che criminale» che prese la denominazione di “Carabinieri Pontifici”. Si è sempre creduto che la data fondante di questo Corpo di Polizia fosse il 1816 ma veniamo a conoscenza, grazie al certosino lavoro dei due autori del libro che hanno scoperto  negli archivi vaticani, che gli esordi del corpo risalgono alla stessa origine del potere temporale del Papa, quando all’indomani dell’editto di Milano l’imperatore Costantino, assegnò a Papa Melchiade (311-314) e al successore, Papa Silvestro, una scorta di militi armati per la difesa e per il servizio d’onore dei pontefici. Una miniatura di un Manoscritto del 1622 conservato nella Biblioteca Ambrosiana, prova che il Corpo era attivo anche in età Medievale perché si distinguono uomini in divisa e con alabarde alle spalle di Papa Bonifacio VIII (1294-1303), ritratto nell’atto di indire il Giubileo del 1300. Fin dal 1378 gli elementi della Gendarmeria venivano scelti tra i giovani della Corsica in quanto questa popolazione era ritenuta particolarmente «orgogliosa e coraggiosa». Alla fine del 1700 con l’invasione napoleonica dello Stato Pontificio e l’esilio di Papa Pio VI, la gran parte di loro passarono al servizio dei francesi. Da ciò la scomunica di Pio VII verso tutti quelli che erano passati al “nemico”.

La denominazione di “Carabinieri Pontifici” sarà mantenuta fino all’indomani della Repubblica Romana e dopo il 17 settembre 1849 fu istituita “l’arma politica per Pubblica Sicurezza” con la denominazione di Reggimento dei Veliti Pontifici, ma il 15 luglio del 1850 il pontefice Pio IX modificò la denominazione in “Gendarmeria” e a capo fu nominato quel giorno il pro-ministro per le Armi Guglielmo di Kalbermatten. In quegli anni il Corpo esercitava le proprie funzioni in tutto il territorio dello Stato della Chiesa che comprendeva l’Emilia Romagna, le Marche, l’Umbria e il Lazio. Con la capitolazione dello Stato Pontificio del 20 settembre 1870 per la Gendarmeria si apre un nuovo capitolo. Il territorio della Santa Sede si restringe ma i rapporti con le autorità di Polizia italiane rimasero sempre improntate alla fattiva collaborazione con la Gendarmeria Pontificia, come dimostrato da una nota del barone Carlo Monti direttore per gli Affari del culto presso il ministero di Grazia e Giustizia del regio governo e amico personale di Benedetto XV, che scrive dopo un incontro avvenuto con il Pontefice  il 16 maggio 1915: «Benedetto XV mi ha ripetuto la raccomandazione già fatta di pregare il governo di non mandare gendarmi sotto le armi perché quella  milizia è la sola che possa validamente salvaguardare i palazzi vaticani».

Da quel tempo la Gendarmeria vigila sulla figura del Sommo Pontefice, ha compiti di difesa del territorio esercita servizio di polizia e di sicurezza interna. Il Comandante del Corpo della Gendarmeria sovrintende  anche a quello dei Vigili del Fuoco. La Gendarmeria è impiegata anche per la protezione all’estero nei viaggi del Papa e agisce in accordo con le autorità del Paese ospitante. C’è da segnalare che nel maggio del 1981 dopo l’attentato a Papa San Giovanni Paolo II in Piazza san Pietro ad opera del “terrorista” Alì Agca, molte poltrone della gendarmeria saltarono. Il terremoto dell’attentato colpì in primis il commendatore Camillo Cibin ex funzionario della Polizia Italiana responsabile dei servizi di sicurezza della Santa Sede . Da lui dipendeva il corpo di agenti speciali che dovevano proteggere il Papa ma anche nell’Interpol saltarono delle teste. Ma questa è un’altra storia.

 

Giancarlo Cocco

Foto © Zenit, Collezioni Euro

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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