L’Isis, ferita ma non sconfitta, scatena la propria rabbia sull’Inghilterra

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La minaccia terroristica avrà un impatto sulle imminenti elezioni. Un esercito di miliziani, coperto da una vasta rete di fiancheggiatori, pronto a compiere nuove azioni

Dopo la Francia è l’Inghilterra a trovarsi nel centro del mirino dei combattenti dell’Isis, oggetto di una vasta azione volta a diffondere il terrore nel Paese. Una reazione prevedibile nei confronti di una potenza militare fra le più attive nei bombardamenti sul territorio. Imminente è l’assalto a Raqqa, capitale dello Stato Islamico in Siria, la cui caduta avrebbe conseguenze simboliche e concrete di grande rilievo.

A una sconfitta militare sul campo segue inevitabilmente una recrudescenza degli atti terroristici. Male ha fatto l’Europa a sottovalutare l’impatto dei foreign fighters, di quell’ampia schiera di miliziani che sta tornando nel continente dopo aver partecipato ai combattimenti in Siria e in Iraq. Un monitoraggio capillare di queste persone avrebbe certo evitato alcune fra le più recenti tragedie.

Gli attentati sono spesso opera di giovanissimi plagiati dalla propaganda, nati nei Paesi europei ma mai integrati nella nostra cultura. Un terreno fertile per la Jihad. Un esercito che ha deciso di attaccare dall’interno il luogo nel quale è nato e cresciuto. Oltre 20.000 persone sul suolo britannico secondo il governo, il cui monitoraggio continuo è pressochè impossibile. Dobbiamo allora prepararci a nuovi attacchi, a nuove tragedie. La premier Theresa May, a pochi giorni dalle elezioni, promette pene più severe per i fiancheggiatori dei terroristi. Ma è indubbio che tali eventi avranno conseguenze sulle prossime consultazioni, vista l’alta temperatura emotiva dell’elettorato.

È necessario neutralizzare le persone sospette prima che possano commettere atti irreparabili. Da questo punto di vista l’Inghilterra, come il Belgio e la Francia, ha molto da rimproverarsi. Chi dimostra atteggiamenti estremisti deve essere espulso, oppure trattenuto in prigione prima che sia troppo tardi per intervenire. A tale proposito occorre individuare nuovi meccanismi legislativi, consoni al momento emergenziale, che permettano un intervento rapido e deciso. Il vecchio adagio “prevenire è meglio che curare” non è mai stato più  attuale.

Ci sarà tempo per interrogarsi sugli errori commessi. L’Europa deve fornire ora una grande prova di coesione e di solidità, indispensabile per arginare l’odio dell’Isis nei confronti del modello occidentale. Lo Stato Islamico appare come un animale ferito ma non sconfitto, e per questo più rabbioso e imprevedibile.

Peccato che tutto avvenga con la Brexit in corso. Avremmo voluto poter parlare di un contesto europeo solido e inattaccabile, piuttosto che di un progetto che deve continuamente opporsi alle forze che tentano di disgregarlo.

Per sconfiggere il terrorismo, o almeno attenuarne l’impatto, occorre in primo luogo risolvere la guerra in Siria e in Iraq. Pacificare quei territori significa sottrarre linfa vitale al jihadismo. Le potenze occidentali dovrebbero dunque tralasciare gli interessi particolaristici intensificando gli sforzi per porre fine a un conflitto che si trascina ormai da troppi anni. Solo allora si potrà ragionare su un nuovo assetto dell’area,  unico viatico per un mondo più sicuro e forse più giusto.

Riccardo Cenci

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Foto in apertura:

© European Union , 2017   /   Photo: David Mirzoeff

Foto all’interno:

© European Union , undefined   /  Source: EC – Audiovisual Service   /   Photo: Etienne Ansotte

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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