Mao Jianhua, o della pittura senza tempo

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Dal 13 al 26 settembre a Roma, presso il Vittoriano, esposte 99 opere dell’imprenditore-pittore cinese. Dipingere è anche una meditazione, un modo di rilassarsi

Sino a 50 anni imprenditore internazionale di successo. Poi nel 2005 la svolta con l’irrompere nella sua vita della pittura che, forse, era sedimentata per anni nel fondo dell’anima e poi emersa; una svolta alla propria esistenza con l’avvio di un percorso culturale e spirituale nel solco di una certa tradizione cinese.

È la storia di Mao Jianhua, nato nel 1955 a Changshu, Jiangsu, diventato pittore «per divertimento. Dipingere è anche una meditazione, un modo di rilassarsi. Quando dipingi non pensi ad altro. In Cina è molto importante fare dipinti, calligrafia, musica. È un modo di evadere» spiega Mao.

Mao Jianhua

Un imprenditore illuminato che, folgorato sulla via della pittura con pennello e inchiostro su carta di cotone fatta a mano, vuole trasmettere quei moti dell’anima, quelle sensazioni irrefrenabili che sgorgano dal profondo per innalzarsi come le vette delle montagne.

Dal 13 al 26 settembre a Roma, presso il Complesso del Vittoriano, Ala Brasini, si svolgerà sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano e con il patrocinio della Regione Lazio e di Roma Capitale la prima tappa della mostraThe Timeless Dance. Beyond the Mountains, a cura di Martina Mazzotta: un viaggio alla scoperta delle opere e dell’universo di valori del cinese di Mao Jianhua.

Sono 99 opere dalle dimensioni dei fogli che vanno dal piccolo formato al rotolo più grande che raggiunge la larghezza di sette metri, e scandiscono un percorso a spirale, in sette tappe, suddiviso per concetti ed emozioni.

Esplorazione interiore, contatto con la natura in un contesto del taoismo e del buddismo zen, sono gli elementi che hanno indirizzato, determinato e rafforzato la scalata di Mao Jiangsu alla pittura.

Un processo di avvicinamento che lo ha portato a dipingere paesaggi che «possono essere inquadrati nella tradizione della pittura di paesaggio che coinvolge il complesso e affascinante mondo religioso e culturale del Taoismo con le sue montagne sacre, i suoi templi, la sua filosofia dell’armonia universale e dell’immortalità». (Martina Mazzotta)

Si tratta di paesaggi dell’anima con pennellate calligrafiche in bianco e nero, «negli spazi vuoti che risuonano e nei fitti segni grafici che si trasformano allo sguardo, nell’abisso delle montagne come nello spazio aereo che sovrasta le acque».

Chissà se Mao Jianhua conosce la storia dell’imprenditore Adriano Olivetti, cultore anche lui dell’arte, che nel 1955 (anno di nascita di Mao) esportava nel mondo cultura imprenditoriale e la rinomata macchina per scrivere Lettera 22.

 

Enzo Di Giacomo

Foto © Enzo Di Giacomo

 

La chiamata del cuore 15

Date 13 – 26 settembre 2017

Sede Complesso del Vittoriano – Ala Brasini, Roma

Ingresso gratuito

Catalogo edito da Edizioni Plan

Orari apertura

dal lunedì al giovedì 9.30 – 19.30

venerdì e sabato 9.30 – 22.00

Domenica 9.30 – 20.30

(l’ingresso è consentito fino un’ora prima)

 

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Enzo Di Giacomo
Svolge attività giornalistica da molti anni. Ha lavorato presso Ufficio Stampa Alitalia e si è occupato anche di turismo. Collabora a diverse testate italiane di settore. E’ iscritto al GIST (Gruppo Italiano Stampa Turistica) ed è specializzato in turismo, enogastronomia, cultura, trasporto aereo. E’ stato Consigliere dell’Ordine Giornalisti Lazio e Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Revisore dei Conti Ordine Giornalisti Lazio, Consiglio Disciplina Ordine Giornalisti Lazio

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