Forte preoccupazione dell’Ue per i combattimenti ripresi con violenza nel territorio conteso da Armenia e Azerbaigian. I cui “padrini” sono Putin ed Erdogan
C’è preoccupazione negli ambienti dell’Unione europea per la cruenta ripresa degli scontri nel Nagorno-Karabakh, la regione separatista azera a maggioranza armena oggetto da più di vent’anni di una guerra strisciante tra l’Azerbaigian e l’Armenia. Dinanzi alle gravi notizie di morti e scambi di colpi di artiglieria da ambo le parti, l’Alto Rappresentante Ue per la Politica estera e la Cooperazione Federica Mogherini ha chiesto alle parti in lotta di un atto di responsabilità: «Mi appello ad esse perchè fermino immediatamente i combattimenti e osservino il cessate-il-fuoco, entrambe devono mostrare moderazione ed evitare ogni ulteriore azione o dichiarazione che possa provocare un’escalation».
Lady Pesc ha anche aggiunto che l’Ue deplora la perdita di vite umane, in particolare di civili, provocata dai combattimenti, e ha espresso la posizione comune dei Ventotto a sostegno dell’azione pacificatoria intrapresa dall’Osce. Da ieri mattina il conflitto latente tra Armenia e Azerbaigian ha subìto una brusca ripresa, con entrambi i governi che si accusano a vicenda di aver violato la tregua imposta dall’Onu nel lontano 1994, ma mai rispettata a pieno nel corso degli anni.
Baku parla di oltre 200 morti provocati dagli attacchi armeni di ieri, Yerevan a sua volta accusa i militari azeri di aver sparato su scuole e ospedali, uccidendo anche dei bambini. Le due parti si contendono il Nagorno-Karabakh fin dal 1992, quando la regione si proclamò indipendente dall’Azerbaigian: da allora gode del sostegno e del riconoscimento dell’Armenia.
Quanto sta accadendo in queste ore tuttavia non stupisce. E’ da circa un anno che Yerevan e Baku si lanciano minacce di guerra nemmeno tanto velate, tanto che già a gennaio gli Usa avevano messo in guardia la comunità internazionale sul rischio concreto di un conflitto militare tra i due Stati. Una guerra che potrebbe avere conseguenze imprevedibili, dal momento che i due “padrini” delle parti in lotta sono Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan: poche settimane fa la Russia ha annunciato di aver venduto all’Armenia moderni sistemi antimissile e dislocato aerei militari sul suo territorio al confine con la Turchia. Ankara dal canto suo ha stipulato già da anni con Baku un patto di reciproca assistenza militare, che a marzo ha visto le forze aeree turche e azere impegnate in un massiccio programma congiunto di esercitazioni.
Alessandro Ronga
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