Roma, torna “Er Sor Pasquino, fustigatore de’ li Papi”

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Le pasquinate risalgono al 1509 e si susseguono nei secoli nell’omonima piazza sino ai giorni nostri. Il caso del manifesto contro Francesco

Nei giorni scorsi romani, pendolari, pellegrini e turisti si sono svegliati con poster affissi nottetempo da mani ignote in alcune vie dei Rioni: Trastevere, Prati, Borgo, con scritte irriverenti contro Papa Francesco, nei quali si poteva leggere: «A Francè, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l’ordine di Malta e i Francescani dell’Immacolata, ignorato Cardinali…ma n’ do sta la tua misericordia?» il tutto sovrastato da una foto del Pontefice con una espressione severa.

L’iniziativa, assolutamente anonima sulla quale sta indagando la Polizia italiana per giungere alla tipografia e ai mandanti, ha suscitato sdegno tra i cittadini. Il Comune ha già provveduto a coprire i manifesti ma è un colpo basso per chi da tempo combatte, sotto la bandiera della Chiesa, le grandi lobby economiche che stanno impoverendo non solamente l’Europa ma il mondo intero; dagli ambienti delle multinazionali dove si decidono i prezzi della produzione agricola, ai produttori di armi o alla criminalità che si arricchisce a danno dei poveri e degli immigrati.

Nel corso di questo pontificato i nemici di Bergoglio sono anche all’interno della Chiesa e come si vede si sono ben attrezzati. È senz’altro una minoranza conservatrice la quale non ammette, che nel sinodo della famiglia, si sia deciso di allargare le maglie della misericordia verso i divorziati risposati.

Questo episodio ci fa tornare allepasquinate” quando nei secoli passati i Papi venivano criticati con brevi composizioni satiriche, affisse presso la statua di Pasquino nella piazza omonima, situata nel Rione Parione al termine di via del Governo Vecchio, e a 50 metri da Piazza Navona. Si tratta di un torso marmoreo risalente al II secolo a.C. che forse rappresenta Menelao che sostiene il corpo di Patroclo morente colpito da Ettore nella guerra di Troia.

Fu scoperto interrato nella zona nel 1501 dal Cardinale Oliviero Carafa a ridosso del proprio palazzo ora denominato “palazzo Braschi”. Il popolo chiamò quella statua mutilata Pasquino, un sarto gobbo del Cinquecento o secondo alcuni un barbiere o un maestro, comunque un beffeggiatore portato alla satira. “Pasquinate” si dissero gli epigrammi salaci contro personaggi in vista o uomini di governo o gli stessi papi. Erano in latino o in italiano o in romanesco e venivano affissi ai piedi della statua.

Spesso gli autori erano scrittori e uomini della Curia persone colte che erano bene informate sugli affari Vaticani. Più volte i papi pensarono di distruggere la statua maldicente di Pasquino ma ne furono dissuasi da scrittori e nobili. Ne fece le spese anche Urbano VIII Barberini (1623-1644) coevo del Cardinale Richelieu dal quale spesso fu influenzato per la sua spregiudicata politica.E fu questo pontefice che a forza di imporre tasse si meritò il nomignolo di “papa gabella” con la pasquinata: «Urbano VIII dalla barba bella/finito il giubileo, impone la gabella».

Come pure per sostenere economicamente i lavori per Fontana di Trevi fu messa una tassa sul vino e Pasquino sentenziò: «Poiché Urbano di tasse aggravò il vino,/ricrea con l’acqua il popol di Quirino».  Il 20 settembre del 1870 quando i bersaglieri irruppero in Roma dalla breccia di Porta Pia, affissa ad una acquasantiera in San Pietro si trovò questa pasquinata: «Santo Padre benedetto/Ci sarebbe un poveretto/che vorrebbe darvi un dono/questo ombrello. E’ poco buono,/Ma non ha nulla di meglio/Mi direte a che mi vale ?/tuona il nembo santo veglio!…/E se cade il Temporale…». Riferendosi al potere temporale dei Papi che sarebbe terminato con la presa di Roma.

Un’altra scritta apparve in occasione della visita a Roma di Hitler a Roma quando la capitale, nel 1938, fu arricchita da facciate e archi trionfali in cartapesta per onorare l’ospite: «Roma de travertino/vestita de cartone,/saluta l’imbianchino/suo prossimo padrone». Mai uno scritto anonimo fu così profetico. Tuttora accanto alla statua appaiono pasquinate in quanto è stata messa una base in plexiglas ove moderni “pasquinari” lasciano i loro sonetti in romanesco per beffeggiare personaggi della politica, suscitando l’ilarità dei passanti.

 

Giancarlo Cocco

Foto © Crux now, Snopes, Giancarlo Cocco

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Giancarlo Cocco
Laureato in Scienze Sociali ad indirizzo psicologico opera da oltre trenta anni come operatore della comunicazione. Ha iniziato la sua attività giornalistica presso l’area Comunicazione di Telecom Italia monitorando i summit europei, vanta collaborazioni con articoli sul mensile di Esperienza organo dell’associazione Seniores d’Azienda, è inserito nella redazione di News Continuare insieme dei Seniores di Telecom Italia ed è titolare della rubrica “Europa”, collabora con il mensile 50ePiù ed è accreditato per conto di questa rivista presso la Sala stampa Vaticana, l’ufficio stampa del Parlamento europeo e l’ufficio stampa del Ministero degli Affari Esteri. Dal 2010 è corrispondente da Roma del quotidiano on-line delle Marche Picusonline.

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