Sono 18 le città che contendono l’Ema a Milano

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In lizza 19 candidature per l’Agenzia europea del farmaco e 8 per quella bancaria, attualmente a Londra. A settembre la valutazione di Bruxelles

Il Consiglio europeo ha ricevuto dagli Stati membri 27 proposte relative a 23 città candidatesi a sedi delle agenzie dell’Ue attualmente ubicate nel Regno Unito. Sono state presentate 19 candidature per ospitare l’Agenzia europea per i medicinali (Ema, European Medicines Agency) e 8 per l’Autorità bancaria europea (Eba, European Banking Authority), oggi a Londra ma destinate al trasloco dopo la Brexit nel contesto dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. In ogni caso nel primo quadrimestre del 2019.

Le future sedi dovranno essere decise di comune accordo dai 27 Stati membri dell’Ue. Chiuso il termine per la presentazione delle candidature alla mezzanotte del 31 luglio, si fa ora più chiaro il quadro della competizione, che vede in corsa – per l’Ema – città come Barcellona, Bratislava, Dublino, Vienna e Stoccolma. Solo otto, invece, sono le proposte per accogliere l’Eba con Francoforte data in vantaggio dai principali analisti, visto che è già la sede della Banca centrale europea, anche se dovrà fare i conti con concorrenti agguerriti come il Lussemburgo. Che come arma di scambio negoziale evoca anche un vecchio accordo sulla cui base le istituzioni Ue legate alla finanza sarebbero dovute finire nel Granducato. Ma che ha già 3 agenzie europee nel suo piccolo territorio.

Diversi sono i Paesi che hanno presentato candidature per entrambe le agenzie, da usare probabilmente come leva nel negoziato. Come la Francia, che corre con Lille per il farmaco e con Parigi per le banche. O la Germania, rispettivamente con Bonn e Francoforte. La prossima tappa sarà una valutazione della Commissione europea sulle offerte il 30 settembre basata sui criteri fissati dagli Stati: continuità operativa, accessibilità, collegamenti, scuole, accesso a lavoro e sanità per le famiglie, oltre alla distribuzione geografica delle agenzie. Ma ad avere l’ultima parola sarà a novembre il Consiglio europeo. L’elenco completo delle candidature nel precedente articolo di Eurocomunicazione.

Tra i suoi punti forti, l’Italia ha il numero relativamente basso di personale delle istituzioni europee, che la pone al ventesimo posto tra i 28. Due le agenzie già presenti sul territorio, la Fondazione europea per la formazione professionale (Etf, European Training Foundation) a Torino e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa, European Food Safety Authority) a Parma. Anche Germania, Grecia, Paesi Bassi e Portogallo ne ospitano due, il già citato Lussemburgo tre, Francia e Spagna cinque e il Belgio ben sette. Con i suoi 890 dipendenti più l’attività di lobbying, l’Ema è sicuramente interessante per l’indotto. Meno significativo l’impatto dei 189 impiegati dell’Eba, anche se qui, come sottolineano negli ambienti diplomatici, conta il prestigio, perché “crescono le credenziali del Paese, che si presenta come hub finanziario”.

Tornando sulla decisione finale sarà adottata a margine del ConsiglioAffari generali” (Articolo 50 del Trattato di Lisbona) nel novembre 2017 con un voto dei 27 ministri. Tutte le candidature saranno sottoposte a votazione, a meno che non siano ritirate dai Paesi interessati. La votazione avrà luogo in tornate successive, in funzione delle necessità, in cui i voti saranno espressi a scrutinio segreto e ciascuno dei 27 Stati membri disporrà dello stesso numero di voti.

 

Margit Szucs

Foto © Consiglio dell’Unione europea (infografica in apertura), Ema

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