Trattato internazionale contro la pesca illegale: cresce il consenso fra gli Stati

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Un numero crescente di Paesi sta ratificando l’accordo, assistiti dalla Fao per combattere la cattura clandestina, alimentando l’interesse sul modo migliore per attuarlo

La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU, l’acronimo inglese) si stima gravi sull’economia globale tra i 10 e i 23 miliardi di dollari, e le sue conseguenze minano il modo in cui gli stock ittici vengono gestiti raddoppiando i motivi di preoccupazione.

Per contribuire a risolvere il problema, la FAO nel 2009 ha promosso l’adozione da parte dei suoi Paesi membri dell’Accordo sulle misure dello Stato di approdo per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. Il trattato entrerà in vigore quando 25 Paesi avranno depositato il loro strumento di ratifica, conosciuto come l’accettazione di adesione; finora, sono 12 gli Stati che l’hanno fatto, l’ultimo è stato l’Islanda nel mese di giugno e due altri Paesi sono in corso di ratificazione.

small_2FOTO-IUU“Le Misure sullo Stato d’approdo” si riferiscono in genere alle azioni intraprese per rilevare la pesca illegale quando le navi arrivano nei porti. L’Accordo promuove la collaborazione tra pescatori, autorità portuali, guardie costiere e marine per rafforzare le ispezioni e le procedure di controllo nei porti e sulle navi. E quello che è importante, permette agli Stati di impedire gli sbarchi di catture provenienti da pesca IUU, indipendentemente dalla bandiera delle navi.

«L’accordo ha lo scopo di armonizzare i controlli portuali al fine di evitare che il pesce pescato illegalmente possa entrare sui mercati internazionali attraverso i porti», ha dichiarato Blaise Kuemlangan, capo del servizio giuridico per lo sviluppo della Fao. «Riuscire a rifiutare l’approdo alle navi coinvolte nella pesca IUU ridurrà di molto le opportunità di vendere il loro pescato, facendo diminuire la pesca illegale in tutto il mondo», ha aggiunto.

19494586330_bcee99349f_oL’accordo consentirà una migliore conformità con il Codice di condotta della FAO per una pesca responsabile del 1995, che cerca di promuovere la sostenibilità del settore a lungo termine. La pesca illegale – che comprende le operazioni senza autorizzazione, la pesca di specie protette, l’impiego di attrezzi da pesca fuorilegge e la violazione dei limiti di quota – può raggiungere 26 milioni di tonnellate di pesce l’anno, più del 15% della produzione mondiale totale. Oltre ai danni economici, pone rischi per la biodiversità locale e la sicurezza alimentare di molti Paesi.

Ad oggi hanno ratificato l’Accordo: Cile, Gabon, Islanda, Mozambico, Myanmar, Nuova Zelanda, Norvegia, Oman, Seychelles, Sri Lanka, Unione europea e Uruguay.

 

Margit Szucs

Foto © FAO

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