Così il partito filo curdo reagisce all’arresto dei 9 deputati. Il leader Selahattin Demirtas scrive dal carcere: «Continueremo a bruciare come una candela per illuminare l’oscurità»
L’autobomba esplosa a Diyarbakir, con le sue 11 vittime, l’arresto degli 11 deputati dell’Hdp e la carcerazione preventiva di 9 giornalisti del Cumhuriyet, quotidiano di opposizione. Negli ultimi giorni la situazione in Turchia sembra essere precipitata. Ed è proprio in questo contesto più che mai teso che si colloca la decisione del partito turco filo curdo, terza forza politica all’interno dell’Assemblea generale, di sospendere le attività parlamentari.
Ad annunciarlo ieri in conferenza stampa a Istanbul, il portavoce dell’Hdp, che ha dichiarato secco: «Non parteciperemo più ai lavori parlamentari». La formazioni politica sospenderà dunque ogni attività, cominciando con il disertare le assemblee plenarie. L’Hdp ha deciso di rispondere così al clima di violenza e repressione che sta oscurando il Paese: «Siamo pronti a rendere conto al nostro popolo – ha spiegato il deputato Ziya Pir – e a portare la nostra causa nelle strade».
Anche il leader del partito, Selahattin Demirtas, fa sentire la sua voce dal carcere, attraverso un messaggio affidato ai suoi avvocati: «Il nostro arresto illegale ha soltanto aggravato la profonda oscurità in cui il nostro Paese viene trascinato ogni giorno. Ma quelli che pensano di poterci costringere ad arrenderci a questa oscurità sappiano che un solo fiammifero, una sola candela bastano a illuminare l’oscurità. Qualunque sia il nostro posto e le nostre condizioni – ha concluso con determinazione – continueremo, se necessario, a bruciare come una candela per far vivere il nostro popolo in pace in un futuro di libertà».
Segnali di preoccupazione per la situazione in Turchia, arrivano anche da Bruxelles: in una dichiarazione congiunta l’Alto rappresentante
Federica Mogherini e il commissario Johannes Hahn hanno infatti commentato l’arresto dei deputati dell’Hdp sostenendo che esso «compromette la democrazia parlamentare in Turchia e rende ancora più tesa la situazione nel sud est del Paese». «Ci aspettiamo – hanno aggiunto – che la Turchia salvaguardi la sua democrazia parlamentare, incluso il rispetto per i diritti umani».
Da parte sua, anche il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, vede negli arresti dei deputati del partito filo curdo «un segnale spaventoso sulle condizioni del pluralismo in Turchia». «Selahattin Demirtaş, Figen Yüksekdag e gli altri parlamentari del partito Hdp – ha spiegato Schulz – sono dei legittimi e democratici rappresentati della società turca». Anche per questo motivo, il presidente dell’Europarlamento ha dichiarato che l’operato del governo di Ankara sta seriamente «mettendo in discussione la sostenibilità delle relazioni tra Ue e Turchia».
Valentina Ferraro
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