Ue e Consiglio d’Europa al G7 della Cultura a Firenze

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Thorbjørn Jagland presenta la futura Convenzione sul contrasto ai reati contro il patrimonio culturale. Per il commissario Navracsics essenziale dialogo interculturale

Cultura come volano di crescita economica, ma anche come piattaforma per un dialogo interculturale: è su questi due pilastri che, ieri e oggi a Firenze, in occasione di un convegno organizzato per il G7 dei ministri della Cultura, ha insistito il responsabile specifico per la Commissione europea Tibor Navracsics, definendo il vertice “un evento storico”. Hanno partecipato all’incontro i rappresentanti dei dicasteri culturali di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti.

Tibor Navracsics

«L’Europa cerca di portare avanti i propri valori, di farlo sempre di più, questo anche contro tutte le spinte separatiste, fondamentaliste», ha sottolineato il commissario comunitario. Il G7 cultura a Firenze «è un’importante occasione, promossa dall’Italia, per portare avanti i valori dell’Europa, che sono la base su cui noi ci fondiamo. L’Italia è non solo uno dei Paesi fondatori, ma uno dei più importanti per la cultura, e la base per una futura diplomazia culturale che può aiutare a diffondere questi valori e a creare la piattaforma comune su cui continuiamo a costruire l’Europa».

Navracsics ha quindi evidenziato anche il ruolo notevole nell’esecutivo Ue dell’Alto rappresentante per gli Affari esteri, Federica Mogherini, per il «suo contributo all’elaborazione di una strategia culturale internazionale». Servono regole comuni per combattere il traffico di opere d’arte, ancor più nel momento in cui questo viene utilizzato per finanziare il terrorismo, in particolare in Siria e Iraq. È il messaggio che anche il segretario generale del Consiglio d’Europa Thorbjørn Jagland ha lanciato all’Agenzia Ansa prima della sua partecipazione alla ministeriale del G7 della cultura a Firenze.

«Il traffico illecito delle opere d’arte è un grande problema che oggi è ancora più pressante a causa della distruzione del patrimonio culturale dell’umanità da parte di gruppi terroristi, e il fatto che questi gruppi usano il traffico d’arte per finanziarsi», spiega Jagland. Per questo «è giunto il momento di creare standard legali a livello europeo che possano diventare globali per combattere questo tipo di crimini, incluso il traffico di quelle definite “antichità insanguinate” (Blood Antiquities Convention), riprendendo il concetto dei “diamanti insanguinati”, che ha finanziato le insurrezioni militari e conflitti civili (in particolare in Africa), sottolinea il segretario generale, che a Firenze presenta la convenzione per combattere il fenomeno ora in via di finalizzazione da parte del Consiglio d’Europa.

Thorbjørn Jagland

«So che l’Italia ha una legislazione ben sviluppata sulla materia, ma il problema è che altri Paesi non ce l’hanno e quindi i trafficanti possono utilizzare queste deficienze a loro vantaggio», evidenzia Jagland. Il trattato in via di preparazione del Consiglio d’Europa permetterebbe così di colmare questa lacuna e facilitare la cooperazione tra i Paesi. Si tratterebbe, quindi, del primo trattato internazionale a permettere di criminalizzare tutte le attività connesse con il traffico illecito d’arte: non solo chi trafuga, trasporta e vende questi oggetti, ma anche chi li acquista.

«Ringrazio il ministro Franceschini per l’aiuto che ci offre nell’attirare l’attenzione sulla futura convenzione del Consiglio d’Europa per la difesa del patrimonio culturale anche in Paesi come il Giappone e gli Stati Uniti che non sono membri dell’organizzazione ma che come altri potranno ratificarlo», conclude Jagland, che ricorda: «il Consiglio d’Europa, istituito dopo la Seconda Guerra Mondiale come il custode della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ha una lunga storia nel rafforzare le protezioni legali internazionali per il patrimonio, architettonico e archeologico. Il nostro core business è la creazione di norme di diritto penale – le convenzioni – che monitoriamo e aiutare i 47 (Stati) membri che le attuano». Ma il trattato, l’unico internazionale a prevedere misure e sanzioni penali in tale campo, sarà anche aperto agli Stati al di fuori dell’Europa (come suddetto) che le attueranno.

 

Margit Szucs

Foto © Council of Europe, European Union

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