Una retrospettiva su Keith Haring a Palazzo Reale a Milano

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La mostra, curata da Gianni Mercurio, analizza l’opera dell’eclettico artista newyorkese con un taglio originale mettendo in luce il suo rapporto con la storia dell’arte

Circa 110 opere, provenienti da 61 collezioni in Europa, America, Giappone. La mostra che si inaugura oggi a Palazzo Reale a Milano e che resterà aperta fino al 18 giugno prossimo, è un importante tributo a un artista newyorkese che più di altri ha segnato l’immaginario collettivo contemporaneo: Keith Haring. Chi non ha in mente i suoi omini che corrono, volano, danzano, nuotano o vengono divorati da un serpente? Sono icone entrate a far parte della nostra quotidianità grazie anche a poster, quaderni, t-shirt, oggetti di varia natura che li riproducono, regalando un tocco di allegria e parlando all’animo bambino di chi li utilizza.

Keith Haring, però, non è stato solo un simpatico graffitaro del metro di New York. La sua opera incarna molto di più. La retrospettiva milanese Keith Haring. About Art, curata da Gianni Mercurio con la collaborazione della Fondazione Keith Haring, è un’ottima opportunità per scoprire il percorso dell’artista nella sua complessità.

Haring aveva solo 31 anni quando è scomparso nel 1990, in un periodo in un cui si era senza difese contro l’Aids. La sua produzione artistica si è dipanata nell’arco di soli dodici anni. «Sento che in qualche modo potrei continuare una ricerca, un’esplorazione che altri pittori hanno iniziato. Io non sono un inizio, non sono una fine. Sono un anello di una catena», aveva scritto sul suo diario. Proprio sul rapporto fra Haring e il mondo dell’arte che l’ha preceduto si focalizza e si distingue per originalità di approccio questa mostra. «Non è un artista leggero, superficiale», ha detto Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale. «Sa parlare in modo lieve a tutti dei problemi della vita: amore, morte, felicità, malattia».

Oltre ad affrontare una pluralità di emozioni, l’artista conosceva bene la storia dell’arte. La mostra ha il pregio di accostare opere antiche – del periodo classico, medievale, o etnografiche – per mostrarci con chiarezza l’ispirazione dell’artista.

Una lupa capitolina, per esempio, rivive reinterpretata in un quadro del pittore newyorkese. Un bronzo intitolato Altar Piece di Haring trae ispirazione dai trittici medievali. Non c’è da stupirsi. «Haring ha visitato l’Italia molte volte, e ha fatto varie mostre mentre era in vita», ha spiegato Julia Gruen, direttrice della Fondazione Keith Haring. «Era affascinato dalle città, amava la storia dell’arte, e quindi l’Italia e gli italiani». «L’arte di Haring abbraccia le istanze della nascente globalizzazione, che interpreta compiendo una sintesi narrativa di archetipi e icone della tradizione classica», ha detto Gianni Mercurio, che ha impiegato ben due anni per realizzare questa mostra. «Nei suoi dipinti e nelle sculture troviamo frammenti di arte tribale e di cultura etnografica che interagiscono con un immaginario gotico e con l’universo del fumetto». Le diverse sezioni in cui è suddivisa la mostra consentono di compiere un viaggio nella mente di Haring, alla scoperta dei mondi e degli artisti che l’hanno colpito e ispirato.

«Seppe vivificare la sintesi fra una pittura fondata sulle linee e sul colore con una pittura fondata sull’analisi linguistica», ha commentato il direttore di Palazzo Reale. «In altre parole, coniugò la Pop Art e l’arte concettuale».

Dopo aver visitato questa mostra, gli omini di Keith Haring non sembreranno più soltanto il divertissement di un ragazzo ricco di talento ed estrosità. Si esce da Palazzo Reale arricchiti, con una diversa consapevolezza riguardo all’opera di questo artista che è stato uno dei grandi della seconda metà del Novecento, ma nel contempo contagiati dalla gioiosità semplice e diretta dei suoi quadri.

 

Info: La mostra Keith Haring. About Art a Palazzo Reale a Milano è aperta il lunedì (14,30-19,30), dal martedì al venerdì e domenica (9,30-19,30); giovedì e sabato (9,30-22,30). Ingresso 12 euro (con audioguida gratuita). www.mostraharing.it

Foto: Ritratto di Keith Haring © Timothy Greenfield; altre foto © Ufficio stampa mostra e Maria Tatsos

Maria Tatsos

 

 

 

 

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Maria Tatsos
Giornalista professionista, è laureata in Scienze Politiche e diplomata in Lingua e Cultura Giapponese presso l'IsiAO di Milano. Attualmente lavora come freelance per vari periodici femminili, collabora con il Museo Popoli e Culture del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) e con il Centro di Cultura Italia-Asia. Tiene corsi di scrittura autobiografica ed è autrice di alcuni libri, che spaziano dai diritti dei consumatori alle religioni asiatiche. È autrice del romanzo storico "La ragazza del Mar Nero" sulla tragedia dei greci del Ponto (2016) e di "Mai più schiavi" (2018), un saggio su Biram Dah Abeid e sulla schiavitù in Mauritania, entrambi editi da Paoline. Nel tempo libero coltiva fiori e colleziona storie di giardini, giardinieri e cacciatori di piante che racconta nel corso "Giardini e dintorni".

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