Nell’Ue il mondo dei viaggiatori costituisce il 5% del Pil e occupa il 5,2% della forza lavoro. La programmazione per il periodo 2014-2020 ha stabilito fondi strutturali per il settore
Tutti ricorderanno le pubblicità di agenzie di viaggi che a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 invitavano i turisti ad affidarsi alla loro organizzazione, per evitare brutte sorprese. Partire all’avventura invece si può e non è necessariamente rischioso, anzi, nemmeno da poco tempo. Viaggi Avventure nel Mondo è nata nel 1972 da un’idea di Vittorio Kulczicky e Paolo Nugari, all’epoca operatori della linea aerea Panam, che riunirono un gruppo di universitari per viaggiare senza prenotazioni nel Sud America, usando mezzi di trasporto locali, dormendo e mangiando immersi nelle realtà tipiche. «Così nasce la più grande agenzia di viaggi alternativi, poi tutti hanno copiato, le mete, la cassa comune, i capigruppo», racconta Patrizio Rimassa, responsabile marketing e advertising di Viaggi nel Mondo.
Nel corso degli anni le offerte si sono ampliate, aprendo a prenotazioni più «soft» e a pacchetti Discovery, riservati ai minori di 40, e Family, per chi ha bambini al seguito. Ma il marchio di fabbrica è sempre sulle strutture private, anche per le mete europee: «a Lampedusa andiamo in appartamenti in affitto, a Pantelleria nei dammusi (le tradizionali costruzioni in pietra, ndr)», spiega Rimassa, «tendiamo a evitare gli hotel, nelle case private si abbattono facilmente le barriere, cucinando insieme ad esempio, riunendo sconosciuti davanti al fuoco non c’è più l’ingegner Bianchi o il ragionier Rossi, ci sono Franco e Nicola».
Molti si avvicinano con diffidenza ad Avventure, salvo scoprire «che le idee di viaggio sono le stesse, c’è la stessa voglia di non buttare soldi in hotel 5 stelle con piscina che, arrivando a mezzanotte e ripartendo alle 8 di mattina, nemmeno verrebbero apprezzati», continua Rimassa. Nei vari circoli vengono organizzate proiezioni settimanali per eventi e viaggi, operazioni che contribuiscono a fidelizzare i viaggiatori, «felici di trovare persone simili per intenti». A volte i coordinatori scoprono nuovi posti che saranno inseriti nelle organizzazioni future, «mi è capitato in Thailandia, non trovando posto a Phuket ho conosciuto le isole Similan, Ko Tarutao e Ko Lipe, in Polinesia le isole australi Tubuai e Rurutu o in Madascar le sconosciute isole Radama».
«Solitamente la gente è preparata», prosegue Rimassa, «ma la ricerca di informazioni, le telefonate preventive dei coordinatori, fanno sì che gli iscritti al viaggio lo siano ancora di più, arrivati alla partenza». Le vicende geopolitiche stanno condizionando, non potrebbe essere altrimenti, gli spostamenti. Destinazioni come Siria, Algeria, Libia o Afghanistan, ricche di storia e di centri di interesse paesaggistico e culturale, non sono più fruibili «con sommo dispiacere. Non possiamo che sperare che questi brutti momenti passino e la situazione si stabilizzi». Le iscrizioni restano comunque molte, da ogni parte d’Italia. «Gli italiani viaggiano moltissimo, non c’è Paese dove non ne abbia trovati. Da soli, in gruppi, preparati, superficiali, ma sempre motivati e attenti. Ci muoviamo sempre di più, che questo possa essere compiuto in pace».
Nell’Unione europea, principale meta turistica mondiale, il settore ha un ruolo fondamentale, specialmente nelle aree in ritardo di sviluppo, come potenziale fonte di posti di lavoro per i giovani e non solo. La crescita è stata costante, pur con leggere flessioni nei primi anni di crisi. La programmazione Ue per il periodo 2014-2020 ha stabilito fondi strutturali e di investimento per un turismo intelligente, incentrato sulla valorizzazione e protezione delle risorse culturali e locali, la diversificazione dei servizi e la specializzazione per i mercati di nicchia, garanzia di sicurezza, miglioramento dell’accessibilità e riduzione del carattere stagionale. Il turismo conta 1,8 milioni di imprese, principalmente piccole e medie, che contribuiscono al 5% del Pil e al 5,2% dell’occupazione, circa 9,7 milioni di persone. Considerando le connessioni con altri settori, arriviamo addirittura al 10% di Pil e 12% dell’occupazione. Nel 2014 il turismo internazionale ha raggiunto 582 milioni di arrivi, per il 51% del mercato mondiale, con la Francia prima nel continente anche nell’offerta, con 5 milioni di posti letto, seguita dall’Italia (4,7 milioni).
I residenti Ue hanno invece effettuato 2,4 miliardi di pernottamenti turistici all’estero, secondo i dati relativi al 2013. Il maggior numero dalla Germania, 746 milioni, insieme alla Gran Bretagna più del 50% del totale. Anche se in relazione alla popolazione è il Lussemburgo lo Stato membro con più pernottamenti per abitante (23,8 in media), davanti a Cipro (19,3), Irlanda (12,6) e Paesi Bassi (12,1).
Raisa Ambros