Donne: Eurostat, Italia 2° Paese più “virtuoso” per gap salariale

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Nei dati diffusi altre sorprese e conferme. Stessa cosa per le indagini Eurispes, Ipsos e Svimez. Le iniziative al Parlamento europeo e del movimento femminista

In Europa il gap salariale tra uomini e donne è in media del 16,2% e l’Italia è il secondo Paese più “virtuoso”, dopo la Romania, con appena il 5,3% di differenza nella paga tra maschi e femmine. Lo scrive Eurostat sottolineando come in Germania la differenza retributiva tra uomini e donne sia, invece, di circa il 21,5%. I dati riferiti al 2016 per le aziende con almeno 10 dipendenti indicano che in Francia il gap retributivo è al 15,2% mentre nel Regno Unito è al 21%. L’indicatore non aggiustato riflette la situazione del mercato del lavoro con le donne concentrate in settori e in mansioni con salari più bassi.

Sanità, scuola, lavoro di cura in generale, pulizie: sono questi i settori nei quali in Europa la percentuale di personale femminile supera largamente quello maschile mentre restano prevalentemente maschili i settori della metalmeccanica e delle costruzioni oltre al lavoro di ingegnere e di guidatore in generale. Eurostat lo pubblica in una scheda sulle differenze di genere nel lavoro in generale. Nelle prime 20 occupazioni che coprono il 76% dei lavoratori dipendenti nell’Ue – si legge nella scheda – la più alta percentuale di donne si trova nelle occupazioni legate alla cura personale (89% donne), nelle pulizie (84%), impiegati in ufficio (80%), tecnici sanitari (78%) e insegnanti (71%). Ci sono, all’inverso, molti più uomini che donne nelle costruzioni (il 97% degli occupati è uomo), nei lavori legati alla guida (96%), tra i lavoratori del metallo (96%) i tecnici delle scienze e dell’ingegneria (83%) e i professionisti delle scienze e dell’ingegneria(74%).

Federica Mogherini, Alto Rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza comune, vicepresidente della Commissione europea, riceve il premio “Donne d’Europa” dal Movimento europeo internazionale

Secondo quanto indica una elaborazione Svimez sulla media dei primi tre trimestri del tasso di disoccupazione femminile nel corso del 2017 risulta pari al 21,9% al Sud e al 9,1% al Centro-Nord (il dato nazionale è al 12,4%). Se si guarda alle giovani donne, tra 15 e 24 anni, il divario diventa ben più ampio: con un tasso di disoccupazione femminile in questa fascia di età al 55,3% nel Mezzogiorno e al 27,7% nelle regioni centrali e settentrionali (36,7% in Italia), ovvero circa il doppio. Inoltre, sottolinea ancora l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, una donna laureata da quattro anni che lavora al Sud ha un reddito medio mensile netto di 300 euro inferiore a quello di un uomo (1.000 euro contro 1.300 euro).

Secondo un’indagine dell’Eurispes, invece, il 12,6% delle donne ha subito almeno una volta nella vita stalking, con la terribile presa di coscienza che in un caso su tre ilpersecutore” è l’ex partner. Otto intervistate su dieci pensano che siano in aumento violenze e comportamenti persecutori sulle donne, ma solo il 12,6% dice di aver subito condotte vessatorie reiterate nel tempo. Lo stalker in un caso su tre è dunqur un ex partner, nel 17% un conoscente e il 14,3% delle volte un collega. Solo il 4,3% delle donne indica come “persecutore” il proprio attuale marito, compagno o fidanzato.

Sette volte su dieci l’atteggiamento vessatorio ha la forma di un messaggio o di telefonate ripetute, nel 58,5% dei casi si esplica attraverso insulti, il 48,6% delle intervistate parla di diffusione di affermazioni diffamatorie e oltraggiose, quattro su dieci sono state costrette a subire appostamenti, pedinamenti e minacce, il 23% danni a cose di proprietà. Ha subito aggressioni fisiche il 17% delle vittime di stalker e una identica percentuale riferisce di molestie rivolte alla famiglia o agli animali della vittima. L’indagine Eurispes si sofferma anche su altri aspetti, come le abitudini spesa e la chirurgia estetica, con l’Italia fra le prime dieci nazioni al mondo sia per numero di interventi plastici che per i trattamenti non chirurgici.

Il presidente Jean-Claude Juncker con le altre commissarie europee: Vera Jourova, Marianne Thyssen, Jean-Claude Juncker, Corina Cretu, Margrethe Vestager, Violeta Bulc

Da un’indagine Ipsos per Farmindustria condotta su 800 donne adulte, la cura familiare in Italia è soprattutto nelle mani delle donne: il 92% svolge il ruolo di caregiver, nel 31% dei casi da sole. Una donna su cinque è coinvolta nell’assistenza a familiari disabili o malati. Ma quando sono loro ad essere malate, spesso sono lasciate sole, anche in caso di patologie gravi. In sostanza, stando alla ricerca, le necessità che ruotano attorno alla sfera della salute, sono in elevata misura di competenza delle donne: per la prevenzione al 66%, il 65% veglia sul percorso terapeutico, sono l’interlocutore privilegiato del medico nella fase della diagnosi al 58%, e della terapia per il 59%.

Nella giornata internazionale della donna è il “No alla pubblicità sessista” il messaggio dei deputati Socialisti e Democratici del Parlamento europeo per celebrarla. Il gruppo progressista ha elaborato una carta che impegna le città europee a mettere al bando nei luoghi pubblici le pubblicità sessiste, che riducono la donna ad un oggetto sessuale e veicolano immagini di corpi perfetti e ruoli femminili tradizionali. All’iniziativa hanno aderito Londra, Francoforte sul Meno (Germania), Charleroi (Belgio) e una circoscrizione di Bucarest (Romania), ma il network di città europee contro gli stereotipi nei media potrebbe allargarsi a macchia d’olio, anche Milano, Parigi e Berlino hanno mostrato interesse.

Donatella Martini

Donatella Martini, presidente dell’associazione “Donne in Quota” ha ricordato che il Parlamento europeo ha già approvato nel 2008 una risoluzione sugli effetti del marketing pubblicitario sulla parità di genere, «ma gli Stati europei sottovalutano il problema». «Ci siamo rivolti all’Istituto di autodisciplina pubblicitario in Italia» per sensibilizzare gli esperti sull’immagine della donna nella pubblicità. Per i socialisti al Parlamento europeo, combattere la pubblicità sessista è un modo per combattere la violenza contro le donne. La carta è il punto di partenza per responsabilizzare le autorità regionali, ma «l’obiettivo» ha detto il promotore dell’iniziativa, il socialista francese Eduard Martin,«è di proporre una legge europea per vietare queste pubblicità che macchiano il genere umano e umiliano le donne».

Sempre oggi il movimento femminista tornerà nelle strade di tutto il mondo per lo sciopero globale delle donne, per esprimere il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e per passare dalla denuncia del #metoo alla proposta del #wetoogether. Anche in Italia sono previste manifestazioni, assemblee e iniziative nelle decine di città dove è presente “Non Una Di Meno“. La chiamata allo sciopero femminista riguarda – spiega il movimento in una nota – sia il lavoro produttivo che riproduttivo, contro la violenza economica, la precarietà e le discriminazioni «e andrà oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unendo le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro».

 

Nicola Del Vecchio

Foto © European Union, Behance

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