Accordo sulla manovra, negoziato (per ora) a buon fine per l’Italia

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Il premier Conte e i ministri Moavero e Tria uomini della mediazione con l’Unione europea. Scongiurata la procedura d’infrazione, ma da Bruxelles via libera condizionato

La Commissione europea ha ufficializzato oggi il via libera, condizionato, alla legge di bilancio del governo italiano. A sbloccare la situazione, dopo tre mesi di rapporti molto tesi con Roma e a evitare che si aprisse la procedura d’infrazione è la scelta del governo Lega-5Stelle di abbassare le previsioni di deficit dal 2,4% al 2,04% oltre a un calo della stima della crescita del Pil, dall’1,5% all’1% nel 2019.

I due partiti del governo gialloverde, cosiddetto del “cambiamento”, riducono di 10,25 miliardi (solo nel prossimo anno) la manovra (38 miliardi nel triennio 2019-2021), portando a garanzia dei conti non solo un “congelamento” di 2 miliardi di spesa, ma anche l’aumento dell’Iva nel 2020 e 2021 «per coprire reddito di cittadinanza e quota 100», ovvero le misure “di bandiera” per cui leghisti e grillini hanno lottato in questi ultimi mesi. Entrambe partiranno dal primo aprile.

                     Valdis Dombrovskis

L’esecutivo europeo ha di fatto rimandato a gennaio di riservarsi di decidere se ripensarci e avviare le sanzioni, nel caso il governo Conte non manterrà gli impegni, o di continuare a considerare possibile – secondo i Trattati – la manovra. Il via libera è arrivato in tarda mattinata e immediatamente fa calare lo spread a 253 punti e salire la borsa valori, con Milano migliore tra i listini europei.

Diversamente dai commenti delle ultime ore non si trattava di una decisione scontata: il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e i commissari Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici hanno dovuto convincere i “falchi” dei Paesi del Nord Europa che la lettera inviata ieri sera a Bruxelles dal premier italiano Giuseppe Conte e dal ministro dell’Economia Giovanni Tria giustificasse la scelta di non avviare la procedura d’infrazione.

Dunque ora il deficit sarà del 2,04% nel 2019, dell’1,8% nel 2020 e dell’1,5% nel 2021. Non ci sarà il calo strutturale del deficit richiesto da Bruxelles a Roma, ma il peggioramento è stato portato dallo 0,8% a zero. Una misura che i rappresentati dell’Ue hanno reputato sufficiente, grazie anche alle ultime difficoltà emerse da altri Stati membri, Francia e Spagna in testa. Dombrovskis e Moscovici ufficializzano l’accordo in una conferenza stampa apposita nella capitale belga.

                  Jean-Claude Juncker

In una lettera al governo italiano, il presidente Juncker ha ricordato che i conti saranno comunque tenuti d’occhio. E non pochi dall’opposizione hanno gridato al commissariamento de facto: «La manovra è stata scritta dall’Ue, alla faccia del sovranismo», ha dichiarato l’ex premier nonché leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, a cui ha proseguito idealmente con un «è la prima volta che accade» del precedente primo ministro del centrosinistra Paolo Gentiloni. Ma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che molto si è speso per l’intesa, plaude: «molto positivo il dialogo costruttivo».

A voler ripercorre le tappe della trattativa, dallo scontro continuo fino all’intesa (definitiva), si nota come il Belpaese sia finito troppe volte sulle montagne russe. Dalla presentazione a metà ottobre della prima versione della manovra di bilancio, all’accordo di oggi, sono passati tre mesi di mercati sull’ottovolante e negoziati altalenanti. Un lungo braccio di ferro tra Roma e Bruxelles che ha creato non pochi danni all’economia italiana ed europea.

Lo scorso 15 ottobre il governo italiano aveva presenta il Documento programmatico di bilancio con il deficit al 2,4% e quello strutturale che peggiorava di 1,2%, tanto che la Commissione rilevò subito un “rischio serio” di non rispetto delle regole comunitarie. Tanto che tre giorni dopo, il 18 ottobre, con una lettera durissima l’esecutivo Ue illustrava nel dettaglio la “deviazione senza precedenti nella storia del Patto di stabilità”, chiedendo all’Italia di promettere, entro quattro giorni (22 ottobre), i cambiamenti necessari.

Il 23 ottobre, non ottenendo risposta, con una mossa senza precedenti il governo europeo ha bocciato la manovra italiana e ne chiese un’altra entro tre settimane. Il 13 novembre l’esecutivo italiano inviò un testo che cambiava alcune voci ma non i saldi, provocando (21 novembre) la bocciatura Ue anche alla nuova versione, presentando l’intenzione di dichiarare una “giustificata” apertura di una procedura per debito. Il vero confronto politico cominciò il 24 novembre: Juncker, Moscovici e Dombrovskis da una parte, Conte e Tria dall’altra, si videro a cena nella sede della Commissione.

Il 30 novembre nuovo round “in trasferta”, con gli stessi interlocutori: Conte e Tria incontrarono nuovamente Juncker e Moscovici al G20 di Buenos Aires, non escludendo di ritoccare il deficit per la prima volta. Il negoziato da allora si sblocca e i tecnici si mettono al lavoro per trovare una soluzione buona per tutti. Il 3 dicembre l’Eurogruppo appoggia la Commissione sia sul binario del negoziato sia su quello della procedura. Tria vede Dombrovskis, la Ue si rallegra delle intenzioni annunciate di ridurre il deficit, ma il ministro ammette che serve una decisione politica per fare gli sforzi richiesti.

Arriviamo al 12 dicembre: Conte e Tria tornando a Bruxelles per incontrare Juncker e i commissari, consegnano loro il piano con un deficit nominale sceso al 2,04%. Parte una maratona negoziale che durerà tutto il fine settimana, che vede il ministro dell’Economia italiano Tria confrontarsi sul piano tecnico con i commissari e i loro esperti, mentre il premier Conte giungere per cercare sponde a livello politico a margine del vertice europeo del 13 e 14 dicembre. Il 18 dicembre da Roma arrivano le ultime misure che completano il quadro delle rassicurazioni per la Ue e consentono di concludere un accordo soddisfacente per entrambe le parti.

 

Klivia Böhm

Foto © Filippo Attili (News Beezer), Financial Times

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