Addio a Leonard Cohen, poeta della perdita e della solitudine

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Scompare il più europeo dei cantautori d’Oltreoceano. Partendo dalla chanson francese ha saputo costruire un universo intimo e personale

Una voce nella notte, malinconica e profonda, un racconto sussurrato nell’ombra sulle eterne dicotomie dell’esistenza; questo è stato Leonard Cohen. La sua scomparsa ci lascia attoniti, dispersi nel mezzo di un grande vuoto. Nel caotico fervore culturale degli anni Sessanta, Cohen si distingue per la profondità con cui coltiva i versanti poetici e musicali. Una vocazione erratica lo spinge in Grecia, sull’isola di Hydra, dove attinge alle profondità del mito, fonte costante di ispirazione. Ma è New York a consolidare il suo talento. Negli abissi della mastodontica città, Cohen affina le proprie capacità, entra in contatto con Judy Collins, alla quale deve il debutto al Festival di Newport. Da qui in avanti la sua scesa è inarrestabile.

Il suo esordio musicale, Songs of Leonard Cohen (1968), è una folgorazione. Nel tumulto politico e rivoluzionario, Cohen ritaglia uno spazio intimo, di toccante lirismo. Lo stile spoglio ed essenziale rimanda alla grande tradizione della chanson francese, in particolare alle figure di Jacques Brel e Georges Brassens. Un cantautore d’Oltreoceano, nasce infatti a Montreal, in grado di evocare atmosfere decadenti dal sapore totalmente europeo. Eppure, nell’ispirazione di Leonard, un posto non secondario occupano le radici ebraiche, foriere di un continuo interrogarsi sui temi biblici e religiosi.

leonard_cohen_takahiro-kyonoSuzanne è un inno di struggente bellezza, non a caso ripreso da De André, suo sommo discepolo insieme a Nick Cave. Il suo canto appare ieratico e distaccato, come se osservasse tutto da una insondabile altezza. Nella sua voce non trovano posto la rabbia, il sangue e la ribellione, ma solo una infinita mestizia.

Songs from a room (1969) conferma la sua vocazione cameristica, la quale si apre a momentanei spiragli di luce. Songs of love and hate (1971) ci parla delle dicotomie sulle quali si fonda l’ispirazione di Cohen, odio e amore, disperazione e speranza, dannazione e salvezza.

Anche nei dischi successivi prosegue l’incessante scandaglio dell’animo umano. Arrangiamenti più ricchi scalfiscono a volte la corazza di uno stile austero, comunque sempre fedele a se stesso. Il rovello religioso si fa più doloroso e lacerante. Cohen aderisce alla dottrina Zen, che convive con il dettato giudaico in quanto forma di meditazione dal carattere non prettamente religioso. Nonostante la presenza di questo nuovo elemento, il pessimismo cosmico non tramonta affatto, anzi seguita a screziare i frutti della sua ispirazione.

Il suo apparire e scomparire dalle scene alimenta il mito di una personalità sfuggente. Come i grandi scrittori americani quali Salinger e Pynchon, spiazza le platee con temporanee eclissi. Eppure non aspira all’esistenza fantasmatica e irreale degli autori appena citati. Da buon musicista coltiva il contatto con il suo pubblico, sopporta le fatiche delle tourneé, anche quando l’età non più giovane indurrebbe a più miti consigli.

Eppure Cohen non smette mai di porsi le domande che da sempre tormentano l’umanità, non rinuncia a cercare delle risposte. E’ questo il segreto di un autore il quale, pur con inevitabili momenti di stanchezza, ha seguito il proprio cammino con coerenza assoluta. Il suo è un mondo poetico privo di retorica, elegante e profondamente umano, pur risultando essenziale come un haiku giapponese.

Ora che Leonard Cohen se n’è andato, a 82 anni, ci restano le sue canzoni, la sua opera letteraria, l’insegnamento di un uomo alla costante ricerca della verità riguardo l’animo umano.

Riccardo Cenci

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Foto in apertura © Rama (Wikicommons)

Foto all’interno © Takahiro Kyono (Wikicommons)

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Riccardo Cenci
Riccardo Cenci. Laureato in Lingue e letterature straniere moderne ed in Lettere presso l’Università La Sapienza. Giornalista pubblicista, ha iniziato come critico nel campo della musica classica, per estendere in seguito la propria attività all’intero ambito culturale. Ha collaborato con numerosi quotidiani, periodici, radio e siti web. All’intensa attività giornalistica ha affiancato quella di docente e di scrittore. Ha pubblicato vari libri (raccolte di racconti e romanzi). Attualmente lavora come Dirigente presso l’Enpam.

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