All’Istituto di Norvegia la storia del commercio tra Nord e Sud Europa

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La conferenza di Lene Melheim ha descritto il ruolo dei minerali nell’evoluzione tecnica del Paese scandinavo, nei suoi contatti con il Mediterraneo

Quando Stati nazionali e regni unitari dovevano attendere secoli prima di prendere una qualche forma, già nell’area scandinava parte dei metalli veniva importata, materiali acquistati dai centri minerari nel Tirolo settentrionale e nel resto delle Alpi, nella Penisola Iberica e in Sardegna. Tuttora, gli archeologi verificano ogni segno di contatti tra Sud e Nord del continente. Gli scambi culturali accompagnano sempre i cambiamenti tecnologici.

Giovedì 16 novembre, presso l’Istituto di Norvegia a Roma, Lene Melheim (capo dipartimento di Archeologia del Museo di Storia Culturale dell’Università di Oslo) ha tenuto la conferenza intitolata “Bronzization and the Scandinavian Bronze Age“. La provenienza degli oggetti è dibattuta per l’interesse sulle tecniche sviluppate nel Paese e al fine di risalire ai commerci tra popoli che abitavano l’Europa: le necessità portarono a scambi coi quali economie diverse entrarono in contatto, le loro vicende divennero così storia comune.

Tra 2000 e 1200 anni a.C l’uso del bronzo era caratteristica di gran parte dell’Eurasia. Da un punto di vista tecnico, i ricercatori sono partiti dalla buona qualità del bronzo ritrovato. Gli scavi hanno localizzato in Norvegia molti siti storici. Varie testimonianze nel campo della metallurgia risalgono al 2000-700 a.C: l’interesse nella provenienza dei manufatti ricavati con il bronzo è forte da tempo, già nel 1701 i resti conservati vennero presi in considerazione dagli accademici in Norvegia. Un elemento da valutare è un ruolo centrale della disponibilità di metalli nei progressi tecnici che permisero alle popolazioni scandinave di lanciarsi nelle conquiste che, oltre a colpire l’immaginario popolare e determinare la costruzione degli Stati nazionali del settentrione del continente, favorirono anche moltissimi legami tra regioni molto distanti tra loro.

Il fatto che molti luoghi dei ritrovamenti storici siano vicini alla costa indica che l’importazione di metalli era massiccia: la loro importanza crebbe con la trasformazione in valuta, un evento non estraneo all’arrivo costante di materiali estratti nei centri di approdo e mercato. Tra 2400 e 1700 a.C. lo sviluppo di nuove istituzioni marittime favorì a sua volta i traffici commerciali. Scavi hanno poi portato alla luce ritrovamenti (del 1600-1100 a.C) di spade rimaste nelle attuali Alpi Italiane e in Slovacchia. I manufatti “nordici” hanno influenzato, tra 1100 e 1300 a.C, lavori simili in territori dell’Italia. Dal 2500 a.C gli scambi con il Mediterraneo erano ben avviati.

 

Aldo Ciummo

Foto © Aldo Ciummo

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Aldo Ciummo
Giornalista e fotografo specializzato in questioni del Nord Europa e dell’Unione europea, ha vissuto a lungo in Irlanda. Da free lance viaggia spesso nei Paesi scandinavi e scrive in inglese su testate internazionali, tra le quali “Eastwest”, o in italiano per "Eurocomunicazione" e “Startupitalia". In seguito alla laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha studiato Relazioni Internazionali alla Fondazione Lelio e Lisli Basso e Fotografia all’ISFCI a Roma.

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