Ambiente: per intesa sul clima fermare subito carbone

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Sindaci europei alleati in nuove iniziative. Eolico consolida crescita, l’Italia nella top ten globale. Energia, da rinnovabili 9/10 nuova produzione 2016

Per rispettare l’Accordo di Parigi, e quindi mantenere l’aumento della temperatura globale «ben al di sotto dei 2 gradi centigradi» e possibilmente entro 1,5 gradi, l’Unione europea dovrà chiudere tutte le sue 300 e più centrali a carbone entro il 2030, fermandone un quarto già nel 2020 e un ulteriore 47% entro il 2025. A tracciare la strada è un rapporto dell’istituto di ricerca Climate Analytics.

I ricercatori hanno calcolato che, per restare in linea con l’accordo sul clima, l’Ue ha un budget di emissioni derivanti dagli impianti a carbone pari a 6,5 miliardi di tonnellate di CO2 da qui al 2050. Se gli impianti esistenti fossero mantenuti operativi fino alla fine del loro ciclo di vita, l’Europa sforerebbe il budget dell’85%.

Earth Day, Nazioni Unite, cambiamenti climatici UE«Il modo più economico per l’Ue di fare i tagli delle emissioni necessari per tener fede all’Accordo di Parigi è quello di eliminare gradualmente il carbone dal settore elettrico, sostituendolo con fonti rinnovabili e misure di efficienza energetica», ha dichiarato Paola Yanguas Parra, autrice del rapporto.

La Germania e la Polonia hanno la maggior parte del lavoro da fare: insieme sono responsabili del 51% della capacità installata del 54% delle emissioni da carbone. Tra i grandi utilizzatori del carbone, insieme a Regno Unito, Repubblica Ceca e Spagna, c’è anche l’Italia, con il 5,7% della capacità istallata e il 5,1% delle emissioni complessive.

In un contesto di rilancio delle rinnovabili, oltre al solare di cui abbiamo già scritto (vedi link) il settore dell’energia eolica continua a crescere in tutto il mondo con progressione a due cifre, anche se il 2016 ha fatto registrare un rallentamento nell’aumento della capacità installata rispetto all’anno record 2015. Sono le conclusioni dell’edizione 2016 del rapporto sul mercato dell’eolico curato dal Global Wind Energy Council (risultati Paese per Paese su questo link).

Earth Day, Nazioni Unite, cambiamenti climatici UELo studio aggiorna il dato sulla capacità installata globale delle pale eoliche a 487 gigawatt (GW), superiore di 54 GW rispetto al 2015. I guadagni più imponenti vengono dagli impianti messi a regime in Cina, Stati Uniti, Germania e India, con risultati che lo studio definisce “sorprendenti” da parte di Francia, Turchia e Paesi Bassi. L’Italia è il quinto Paese in Europa e il decimo nel mondo con 9,2 GW di capacità installata (percentuale di energia proveniente dall’eolico 4,9%, Europa complessivamente 9,5%).

In totale 9/10 della nuova capacità produttiva elettrica aggiunta nel 2016 in Europa riguarda fonti rinnovabili. Lo rivela l’associazione delle aziende europee dell’eolico, WindEurope. Su 24,5 gigawatt di nuova capacità installati in Europa l’anno scorso, 21,1 gigawatt (86%) vengono da eolico, solare, biomasse e idroelettrico. Il record precedente risaliva al 2014, con il 79%.

Le centrali eoliche rappresentano più della metà della nuova capacità installata e hanno superato il carbone come seconda fonte, dopo il gas. La Germania è lo Stato che nel 2016 ha installato più eolico; Finlandia, Francia, Irlanda, Lituania e Paesi Bassi hanno battuto i loro record in fatto di nuova energia dal vento.

«Il numero di installazioni per ora sembra buono, e il numero di investimenti è ottimo – commenta Francesco Venturini (Enel Green Power) con l’anglosassone Guardian l’attuale ceo di WindEurope, l’associazione no profit delle aziende europee del settore eolico, riportato dall’Agenzia Ansa – ma sul lungo periodo, solo 7 dei 28 Paesi dell’Ue hanno politiche e volumi chiari sull’eolico per il periodo oltre il 2020. Fra gli Stati membri oggi vediamo meno ambizioni politiche per le rinnovabili di quelle che vedevamo cinque o anche tre anni fa».

Fissare una strategia di cooperazione internazionale tra enti locali e istituzioni comunitarie per raggiungere una migliore efficienza energetica e intensificare la lotta contro il cambiamento climatico. È con questo obiettivo che il Patto dei sindaci europei ha lanciato una nuova iniziativa, un consiglio direttivo degli amministratori locali.

«Per il futuro prevediamo nuovi strumenti finanziari per incentivare i cittadini a produrre loro stessi energia e migliorare l’efficienza dei propri edifici», spiega il sindaco di Udine, Furio Honsell, che fa parte di questo nuovo board. «Simili iniziative – prosegue – sono anche in grado di creare nuove opportunità di lavoro sul territorio».

Presente alla formazione del nuovo direttivo anche Manuela Bora, assessore all’industria della Regione Marche e ambasciatrice del Patto. Le Marche, spiega, «hanno aderito sin dall’inizio al Patto dei sindaci con iniziative in ben 16 città della Regione». «Si tratta di una delle storie di successo più belle dell’Unione europea», afferma il commissario Ue per l’unione energetica Maros Sefcovic. «Prova evidente che quando gli amministratori locali hanno la stessa visione del futuro e si rimboccano le mani per realizzarla, alle parole seguono davvero i fatti».

Elodie Dubois

Foto © Shutterstock, WindEurope, European Union

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Elodie Dubois
Francese, innamorata dell'ambiente e dell'Italia. Sempre attenta alle tematiche che riguardano la lotta all'effetto serra e la riduzione dell'inquinamento, contribuisce con la sua esperienza a Strasburgo e a Bruxelles alla realizzazione di una buona Euro...comunicazione!

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