Avellino chiama Bruxelles: dall’AEG una nuova visione dell’Europa

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Appuntamento nella città campana che segna l’avvio del dibattito verso le elezioni europee di fine maggio da parte dell’Associazione europea dei giovani

Modificare la percezione che i giovani hanno dell’Europa partendo dalla situazione italiana. È la traccia su cui si è sviluppato l’incontro dal titolo Quo vadis Europa? Il sogno dell’Unione e la minaccia del populismo”, tenuto venerdì pomeriggio presso la splendida location del Circolo della Stampa di Avellino e organizzato dall’Associazione europea dei giovani. In rappresentanza di quest’ultima erano presenti il presidente nazionale, Francesco Tabacchino, e la coordinatrice regionale, Valentina Giacobbe. Entrambi hanno preso la parola per esporre le finalità, ambiziose e allo stesso tempo nobili, della loro azione: scrostare dall’Europa quella patina che la fa apparire più come un ostacolo che come una possibilità, in particolar modo agli occhi dei giovani e in vista delle elezioni di fine maggio.

Tabacchino e la Giacobbe hanno presentato l’associazione – fondata a Roma un anno e mezzo fa e che con i suoi cinquecento iscritti si sta già innervando in tutto lo Stivale – e le sue linee guida, ricordando le grandi menti che oltre sessant’anni fa hanno portato alla nascita dell’Unione europea: da Spinelli a Adenauer fino a Schuman. Citando Ventotene, il coordinatore regionale ha voluto sottolineare l’importanza di tornare e di predisporci agli ideali che hanno condotto a quel Manifesto e quindi alla nascita del primo nucleo dell’Europa unita. Un auspicio che sembra più realizzabile di quanto non si pensi, stando ai dati del Rapporto Eurispes 2019 pubblicato solo pochi giorni fa: il 61% degli italiani vuole restare nell’Europa comunitaria (+12,7% sul 2017), mentre la percentuale di chi vorrebbe fuoriuscire dalla Ue è scesa dal 21,5% al 14,2% in un anno. Italiani più filoeuropei di quanto non si voglia far credere?

Può essere, e Avellino ha restituito anche questo dato. Si è trattato di un appuntamento molto partecipato ed estremamente interessante, anche in considerazione della levatura dei contributi offerti dai relatori. Un dibattito che è stato arricchito anche dal videomessaggio inviato dal ministro per il Sud Barbara Lezzi («populismo vuol dire ascoltare il popolo e agire di conseguenza», vedere il video in basso) e del capo dipartimento per le Politiche europee di Palazzo Chigi, Diana Agosti. In sala l’ex deputato, ministro e eurodeputato Giuseppe Gargani, l’ex sottosegretario alle Infrastrutture e attuale deputato del Pd Umberto Del Basso De Caro, e il senatore del M5S Ugo Grassi. Proprio l’intervento di quest’ultimo ha fatto da apripista alla discussione. Grassi ha infatti parlato di un’Europa assai criticabile perché in deficit democratico. «Non siamo antieuropei, lottiamo piuttosto per avere un’Europa dove gli Stati abbiano pari dignità. Il Trattato di Aquisgrana (firmato poche settimane fa da Francia e Germania) non è forse un modo per dire che “alcuni membri sono più uguali degli altri”».

«L’Europa è un’istituzione che va rafforzata» – ha invece affermato Gargani – «e i continui attacchi di questo governo nei confronti delle istituzioni comunitarie non vanno assolutamente in questa direzione. Lega e M5S si definiscono sovranisti, che è cosa diversa dalla sovranità degli Stati: questi devono confrontarsi con la dimensione sovranazionale, e va trovato un punto d’incontro. Su questo voi giovani avete una grossa responsabilità: quella di non perdere di vista i punti cardine del Manifesto di Ventotene e dei padri fondatori della Ue».

Sulle questioni dello sviluppo si è invece soffermato Del Basso De Caro, sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti nei governi Renzi e Gentiloni, con riguardo particolare alle annose vicende dei “cantieri”: Tap e Tav su tutte. L’obiettivo dichiarato era quello di «smascherare il governo, in particolare la parte pentastellata, e inchiodarlo alle proprie responsabilità». Sul Tav «abbiamo condotto una battaglia per far passare il Corridoio 5 (Lisbona-Bordeaux-Kiev, ndr) al di qua delle Alpi e non al di là. Solo questo esecutivo poteva immaginare di modificare un progetto esecutivo già firmato. Sul Tap stesso dilettantismo: si sbandiera la volontà di cancellare con un tratto di penna un’opera che arriva dall’Azerbaijan per evitare un espianto di 220 ulivi! Ma di cosa stiamo parlando?», ha concluso il deputato dem.

Insomma, un discorso diviso in due momenti ma con un’unica finalità: per migliorare l’Europa non va seguita questa strada, ma bisogna anzi cambiare approccio. «E magari anche governo», è stata la battuta di qualcuno.

 

Domenico Bonaventura

Foto © AEG

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Domenico Bonaventura
Domenico Bonaventura (Avellino, 1984), giornalista, comunicatore e saggista, vive e lavora tra Lacedonia, in Alta Irpinia, dov'è cresciuto, e Roma. Laurea Magistrale in Scienze Politiche – indirizzo Comunicazione politica, economica e istituzionale – presso la LUISS "Guido Carli" di Roma. Giornalista con una passione rovente per il calcio, la politica e le parole, gestisce diversi uffici stampa, collabora dal 2010 con Il Mattino e dal 2016 con Restoalsud.it. Si occupa di comunicazione istituzionale e d'impresa. Mediamente attratto dalle reti sociali, le utilizza soprattutto per ottimizzare il lavoro. È autore di "Parole e crisi politica" (Ilmiolibro.it, 2013), saggio che analizza il mutamento del lessico politico al tempo della crisi, finalista de "Il mio esordio", concorso letterario nazionale organizzato da Ilmiolibro.it.

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