Per la crisi nessun ricorso al Meccanismo europeo di Stabilità. Col Fondo Salva Stati si potrebbero utilizzare altri 500 miliardi di euro
Un’iniezione di liquidità per ridare ossigeno ai Paesi dell’Unione europea a fronte di una crisi senza precedenti. La Banca centrale europea (Bce) – dopo l’imperdonabile gaffe della sua presidente, Christine Lagarde – ha deciso finalmente di agire con una prima, drastica misura: 750 miliardi di euro a garanzia della tenuta finanziaria dei governi in piena emergenza Coronavirus, in primis quello italiano.
Il piano, adottato a maggioranza dal Consiglio direttivo della Bce (non c’è stata unanimità), prevede per il Belpaese l’acquisto nell’arco del 2020 di più di 100 miliardi di debito e anche di cambiali commerciali di piccole e medie imprese. Mano tesa, dunque, dall’istituto di Francoforte all’Italia e alle altre nazioni più a rischio. Tutta in salita invece l’ipotesi del ricorso al Meccanismo europeo di Stabilità (Mes o Fondo Salva Stati), proprio nel momento in cui i rappresentanti degli Stati sottoscrittori, avrebbero dovuto riunirsi per portarne avanti la riforma.
Da più parti, e non solo dall’Italia, si invoca l’accesso a quel salvadanaio: 500 miliardi circa, pronti per essere utilizzati. Ad impedirlo, i vincoli richiesti dal Mes per ottenere il credito, particolarmente rigidi e che riguardano la sostenibilità del debito. I Paesi più esposti come il nostro non sarebbero nelle condizioni – adesso più di prima – di offrire garanzie.
La decisione della Bce è stata accolta in Italia con parere sostanzialmente unanime da maggioranza e opposizione. Per le forze politiche la strada intrapresa è quella giusta. Ma sappiamo che non può essere l’unica. L’ipotesi di sospendere le condizioni per l’utilizzo delle risorse del Mes, a cui i Paesi del blocco del Nord dell’Ue si oppongono, deve restare aperta.
Mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo, ha rassicurato gli esecutivi in difficoltà: «I Paesi stanno prendendo decisioni difficili e noi stiamo esplorando strade per una risposta comune europea». Sulla stessa linea il vice presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis: «Siamo pronti», ha dichiarato, «a fare tutto il necessario per supportare le aziende e lavoratori dell’Unione europea».
È il “whatever it takes” (famosa frase dell’ex presidente Bce Mario Draghi) di soli due giorni fa della presidente della Commissione Ursula Van der Leyen. Ma nessuno nell’Ue ha ancora fatto riferimento esplicito al Mes, né ad altre misure specifiche. Dopo gli interventi della Bce si attendono ulteriori passi. Questa crisi è uno tsunami che non lascia tregua, né tempo per le esitazioni. E l’Unione europea deve tenerlo bene a mente.
Annamaria Graziano
Foto © Bce, The Corner, Flickr