Sul social scoppia la polemica per il tweet del Capo gabinetto del Presidente della Commissione europea. M5S: Ue «paradiso per lobby e scandali fiscali»
Scontro duro a colpi di tweet. Oggetto del “dibattito” che si sta consumando in queste ore sul popolare social, i possibili protagonisti del G7 2017. A sollevare il polverone è Martin Selmayr, Capo gabinetto del Presidente della Commissione europea che, proprio in occasione del G7 in corso in Giappone twitta: «#G7 2017 con Trump, Le Pen, Boris Johnson, Beppe Grillo? Uno scenario d’orrore che mostra bene perché vale la pena di combattere il populismo».
#G7 2017 with Trump, Le Pen, Boris Johnson, Beppe Grillo? A horror scenario that shows well why it is worth fighting populism. #withJuncker
— Martin Selmayr (@MartinSelmayr) 26 maggio 2016
Il tweet, evidentemente provocatorio, non può passare inosservato, tanto più che, sebbene Selmayr abbia ribadito di esprimere una sua opinione personale, di fatto colui che scrive rimane pur sempre il braccio destro del Presidente Juncker.
Sono bastati 140 caratteri per tirare dentro tutti: il leader del MoVimento 5 Stelle italiano, Beppe Grillo; quello del Front National francese Marine Le Pen; il candidato alle presidenziali americane Donald Trump, e l’ex sindaco britannico Boris Johnson, sostenitore della Brexit al referendum del 23 giugno.
Il portavoce della Commissione Ue Alexander Winterstein, ai giornalisti che gli chiedevano se il tweet di Selmayr rispecchiasse il pensiero di Juncker, ha risposto: «Il punto è che le sfide che l’Ue nel G7 affronta sono di natura globale e se sembrano esserci risposte facili che vanno bene sui media, e potenzialmente per l’elettorato, potrebbero non essere quelle giuste, e qualche volta è necessario prendere decisioni difficili e affrontare le sfide assieme e non ciascuno per conto proprio.Questo – ha spiegato – è il punto chiave più volte ribadito dal presidente Juncker sul populismo e questo èil punto che traggo da questo Tweet».
Winterstein ha inoltre precisato di non vedere «offese o interferenze né nel dibattito sul referendum britannico, né sulle presidenziali Usa». Dichiarazioni che non sono tuttavia bastate a placare gli animi.
E infatti sul social, immediate sono arrivate le repliche: 400 retweet hanno inondato l’account di Selmayr. Il profilo twitter ufficiale del M5S al Pe risponde: «122 milioni di poveri, 26 milioni di disoccupati, paradiso per lobby e scandali fiscali» e rilancia l’hashtag #NotWithJuncker.
.@MartinSelmayr Europe #withJuncker: 122M poor, 26M unemployed, a paradise for lobbies and tax scandals#NotWithJuncker Always with citizens
— M5S Europa (@M5S_Europa) 26 maggio 2016
Mentre dal Regno Unito, il fronte che sostiene la Brexit difende Boris Johnson e la sua credibilità che gli deriva dall’essere stato eletto «a differenza dei commissari europei». Stesse argomentazioni usate da Robert Oxley, portavoce britannico della campagna a favore della Brexit, che twitta: «Parla un burocrate non eletto che lavora per un burocrate non eletto».
Con Johnson, del resto, la “battaglia” era già aperta: negli scorsi giorni, infatti, il Presidente Juncker, nel corso di una conferenza stampa dal Giappone aveva invitato l’ex sindaco a tornare a Bruxelles (dove era stato come corrispondente del Daily Telegraph) «per vedere se tutto quello che dice ai cittadini britannici è in linea con la realtà».
Anche in questo caso la risposta di Johnson non si era lasciata attendere: dagli schermi di SkyNews aveva infatti dichiarato: «La Germania è l’ufficiale pagatore di un progetto che mira a fare dell’Ue un super Stato federale».
Insomma, il clima è più che mai caldo, considerate anche le consultazioni all’orizzonte, fra le quali le presidenziali americane e il referendum britannico del 23 giugno che chiederà ai cittadini di esprimersi sulla permanenza o meno del Regno Unito nell’Ue. Sembra inevitabile, in queste circostanze, che si apra lo scontro, e l’arma prediletta utilizzata in queste occasioni è, ancora una volta, il populismo. E allora, quale campo di battaglia migliore di twitter?
Valentina Ferraro
Foto © European Union, 2016 – Creative Commons