Brexit: apertura “falchi Tories” al piano May, ma con condizioni

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Lettera dei conservatori euroscettici: se il governo rispetterà tre condizioni, potranno appoggiare il progetto sul divorzio dall’Ue della premier. Blair invoca rinvio per fermarlo

Apertura dei brexiteers del Tory Party (partito conservatore): se il governo della premier Theresa May rispetterà “tre condizioni“, potranno appoggiare il suo piano sul divorzio dall’Unione europea che sarà ripresentato entro il 12 marzo. Secondo il Sunday Times, i membri dello European Research Group (Erg) guidato da Jacob Rees-Mogg hanno preparato “tre test” che il governo dovrà “superare”, se vuole il sostegno nel voto sul piano May alla Camera dei comuni. Questo il contenuto della missiva anticipata al giornale prima di giungere a Downing Street (residenza ufficiale capo del governo).

                       Jacob Rees-Mogg

La premier ha annunciato giorni fa, infatti, che presenterà di nuovo (dopo la pesante bocciatura di metà gennaio) l’intesa alla Camera dei Comuni (il Parlamento britannico) entro i prossimi 10 giorni. Il fatto che i “falchi Tories” abbiano posto delle condizioni è un loro ammorbidimento rispetto alle precedenti condizioni, in particolare sulla questione del backstop, la contestata clausola di salvaguardia sul confine irlandese, pensata per evitare il ripristino di una frontiera rigida e fonte di tensioni e divergenze.

I brexiteers dell’Erg (sette deputati euroscettici più il capogruppo del partito unionista democratico nordirlandese Dup Nigel Dodds) chiedono ancora un limite temporale sul backstop, ma (la novità, ndr) in qualsiasi modo esso sarà concretizzato: spetta al procuratore generale (Attorney General) – cioè il principale avvocato del governo – Geoffrey Cox, che sta dialogando con Bruxelles, stabilire come prevedere un accordo per il backstop, mentre prima la loro richiesta era di specifiche modifiche legali all’intesa.

          Theresa May e Geoffrey Cox

Sempre secondo il Sunday Times, l’Erg in colloqui privati con Cox ha chiesto un meccanismo legalmente vincolante, con una chiara via di uscita e con una riscrittura in modo non ambiguo del parere legale del governo. Il segretario al Commercio internazionale di Londra, Liam Fox, ha accolto con favore la nuova posizione dei “falchi” Tories, anche con sì condizionato, dicendo di «sperare che si tratti di un tentativo genuino, e di credere che lo sia», per trovare «terreno comune». Se May riuscisse a garantirsi l’appoggio dei Dup e dei falchi dell’Erg, l’accordo avrebbe i voti necessari.

La speranza di Downing Street, dopo la dura bocciatura di gennaio ai Comuni – la più colossale sconfitta (230 voti di scarto) mai rimediata a Westminster da un governo di Sua Maestà – è appunto che la maggioranza dei deputati che votarono contro (tra cui 118 del partito Tory) diano il via libera all’intesa, per impedire che il Regno Unito resti legato alle regole dell’Ue a tempo indefinito. Se invece il piano della May – che ora ha qualche margine di manovra – fallirà alla prova del voto, i deputati saranno gli unici ad aver voce in capitolo sulla possibilità di un no deal e poi su un rinvio per un breve periodo.

                  L’ex premier Tony Blair

Fra coloro che la stampa britannica indica come i più restii ad abbandonare l’Unione europea (e che al referendum si schierarono con i “Remain“) c’è l’ex premier Tony Blair. Ospitato sulle colonne dell’Observer, il domenicale del Guardian, e intervistato da Andrew Marr nel talk show politico per eccellenza della Bbc, l’ex profeta del New Labour invoca in questa fase ogni sforzo per far naufragare il piano May: premessa per poter giocare la carta dell’estensione dell’articolo 50 rispetto alla data ormai imminente del 29 marzo.

Un rinvio «da usare», nelle parole di Blair, per porre in un primo momento l’alternativa «soft Brexit contro hard Brexit». E, quando il tempo sarà maturo e la gente abbastanza allarmata, mirare al vero obiettivo, quello di «tornare dal popolo» con un referendum bis. A proposito dell’eventuale rinvio della data del divorzio, il ministro brexiteer Fox risponde: «Tentare di avere un rinvio, per ostacolare il processo della Brexit, è in realtà attualmente politicamente inaccettabile». Inoltre, ha aggiunto, «provocherebbe un contraccolpo fra gli elettori traditi».

 

Angie Hughes

Foto © Sunday Times, The Telegraph, totalpolitics.com

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Angie Hughes
Scrivere in italiano per me è una prova e una conquista, dopo aver studiato tanti anni la lingua di Dante. Proverò ad ammorbidire il punto di vista della City nei confronti dell'Europa e delle Istituzioni comunitarie, magari proprio sugli argomenti più prossimi al mio mondo, quello delle banche.

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