Pronto ad avviare un processo di “disconessione” che porti alla nascita della Repubblica catalana. Rajoy: «Non consentirò un solo gesto che minacci l’unità spagnola»
È Carles Puigdemont il nuovo presidente della regione autonoma della Catalogna. 53 anni, giornalista, sindaco di Girona e presidente dell’Associazione dei municipi catalani per l’indipendenza: è lui il politico che, sul filo di lana, è stato eletto con 70 voti favorevoli e 63 contrari, dopo l’uscita di scena del predecessore Arturo Mas. L’elezione di Puigdemont è avvenuta a due ore dalla scadenza per l’assegnazione della carica dell’esecutivo regionale. Nonostante i contrasti, e il veto della sinistra radicale su una rielezione di Mas, alla fine i due partiti separatisti, Junts pel si (Uniti per il sì) e la Cup (Candidatura per l’unità popolare) hanno trovato un accordo. «Ringrazio tutti e cercherò di portare avanti le vostre aspettative e le vostre speranze. Grazie a tutti. Viva la Catalogna libera!», queste le prime parole del neo-presidente che ha subito dichiarato di voler condurre la regione all’indipendenza entro il 2017.
«Avviamo un processo molto importante – ha spiegato Puigdemont – senza precedenti nella nostra storia recente, per creare la Catalogna che vogliamo, per costruire insieme un nuovo Paese». Il neo- eletto sembra avere le idee molto chiare ed essere determinato a raggiungere il proprio obiettivo: creare uno Stato indipendente con le proprie istituzioni: dal fisco all’Agenzia di sicurezza sociale fino a una propria banca centrale. Il che significa riuscire a chiudere accordi non soltanto con la Spagna ma anche con l’Unione europea. Il compito non è facile ma il neo-presidente sembra sicuro di riuscire ad assolverlo nei tempi previsti. «Entriamo in un periodo eccezionale» ha spiegato con fervore Puigdemont, fra «post-autonomia e pre-indipendenza».
Il governo spagnolo, da parte sua, si dice pronto a contrastare le spinte indipendentiste provenienti dalla Catalogna. «Il governo non consentirà un solo gesto che porti una minaccia all’unità e alla sovranità della Spagna e che vada contro alle decisioni dei tribunali» ha dichiarato deciso il premier Mariano Rajoy. Ma la fragilità dell’attuale governo e del suo premier, eletto soltanto qualche settimana fa senza maggioranza assoluta, toglie inevitabilmente forza alle parole di Rajoy.
A Madrid gli accordi per arrivare a un governo di coalizione non hanno ancora prodotto risultati concreti, e si fa strada l’ipotesi di tornare alle elezioni a breve. Ecco dunque che la questione catalana potrebbe assumere una valenza ancora più forte anche a livello nazionale, magari costringendo il governo a optare per una coalizione volta proprio a fermare le spinte secessioniste.
Valentina Ferraro
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