Cibo made in Italy, il Nation brand per eccellenza

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Le esportazioni superano i 34 miliardi di euro, ma oltre al valore commerciale il cibo italiano è uno stile di vita. L’Ue assorbe i due terzi delle esportazioni globali

In Gran Bretagna sostengono che l’Italia sia famosa per quattro “F”: football, fashion, Ferrari e, ovviamente, food. Il cibo è probabilmente il Nation brand che più di ogni altro identifica le eccellenze italiane nel mondo, immediatamente riconoscibile e sinonimo di qualità assoluta. Il 57% degli italiani, secondo l’indagine di Federalimentare, ne è consapevole e ritiene che questa industria ci rappresenti meglio di ogni altro settore, anche più della moda (27%).

cibo Made in Italy NataleI mercati internazionali apprezzano, anche per l’attenzione sempre maggiore data al requisito di sostenibilità. Secondo le ricerche dell’Ice, Istituto nazionale per il commercio estero, sono soprattutto arabi e cinesi a far crescere la domanda di cibo made in Italy, specie se “green”. Tutto l’agroalimentare coinvolge oltre due milioni di aziende e contribuisce per il 9% al Pil, ulteriore dimostrazione della prevalenza di piccole e medie imprese, legate visceralmente al territorio. Federalimentare ha stimato in un aumento delle esportazioni dell’83% in dieci anni, dal 2004 al 2014 e le aziende conosciute all’estero sono passate da circa il 20 al 50%. Oltre un miliardo di persone ogni anno acquistano prodotti italiani, buona parte (750 milioni) risultano essere clienti affezionati, per una spesa totale di 34,3 miliardi di euro.

cibo Made in Italy NataleSbocco fondamentale è il mercato europeo, i dati Istat ci dicono che Germania, Francia e Regno Unito da sole immettono nelle nostre casse quasi 6 miliardi, più o meno il doppio di quanto facciano Cina e Stati Uniti sommate. L’Unione europea assorbe i due terzi delle esportazioni globali, grande dinamismo viene mostrato invece da Taiwan (+25% di cibo made in Italy acquistato), Corea del Sud (+20%), Israele (+15%), Croazia e Singapore (+14,6%), Polonia (13,3%), Slovacchia (+13%). Cala soltanto il commercio in uscita verso la Russia, ma anche per via delle sanzioni imposte al Paese.

Il vino è il prodotto più richiesto, con esportazioni per oltre 5,5 miliardi di euro (20%), segue il settore dolciario con poco meno di 3,5 miliardi, poi latte e formaggi, solo quarta la pasta, un po’ a sorpresa, con l’8,3% del totale delle esportazioni, pari a circa 2,2 miliardi. Insomma, più che i carboidrati (pasta e pizza), sembra essere l’enologia vino Made in Italy Country brandil vero country brand alimentare dell’Italia!

Uno studio della fondazione Symbola ha svelato invece che l’Italia è fra i primi tre posti nel mondo per valore medio unitario di prodotti agroalimentari scambiati a livello internazionale e ha il maggior numero di certificazioni in seno all’Unione europea, con 264 prodotti riconosciuti Dop (Denominazione di origine protetta) o Igp (Indicazione geografica protetta), quasi 5.000 specialità tradizionali regionali. Siamo anche primi per numero di imprese, superficie dedicata e tasso di crescita. Tanto che l’obiettivo è passare da 34 a 50 miliardi di ricavo dalle esportazioni entro la fine di questo decennio. Ciò nonostante, il peso dell’agroalimentare nella bilancia commerciale è maggiore in altri Paesi. Se per l’Italia il settore involve il 20% delle esportazioni, Germania (33%), Francia (26%) e Spagna (22%) fanno meglio.

cibo Made in Italy Country brandCruciale è la lotta alla contraffazione. Il traffico generato dalle imitazioni, che cercano di essere spacciati per made in Italy (Italian Sounding), ammonta a circa 60 miliardi di euro, praticamente la metà del fatturato dell’alimentare italiano e il doppio delle esportazioni certificate. E la crescita del fenomeno è stata del 180% negli ultimi dieci anni. Le cifre sono importanti soprattutto negli Stati Uniti, dove sono “falsi” addirittura il 97% dei sughi per pasta, il 94% delle conserve e il 76% dei pomodori in scatola. Ma anche all’interno dell’Unione europea il volume di affari è di circa 22 miliardi di euro. Per combattere l’Italian Sounding, oltre a maggiori controlli e barriere a protezione e garanzia della qualità, servirebbe anche un potenziamento dell’industria, visto che molte aziende sono troppo piccole per raggiungere un’adeguata distribuzione, colossi come Eataly sono eccezioni nel panorama italiano.

cibo Made in Italy Country brandAltro settore che beneficia dall’indotto dell’agroalimentare è il turismo. Circa un terzo del budget dei visitatori del Belpaese sono destinati all’assaggio delle pietanze tipiche, al ristorante o da riportare a casa come ricordo della vacanza, per un importo di circa 12 miliardi, stima Coldiretti. L’estate 2016 ha segnato il primato della spesa alimentare su ogni altra voce, inclusi gli alloggi. E per il 30% degli italiani, il cibo è primario nella riuscita di una buona villeggiatura.

Ma il cibo made in Italy non è solo commercio, che pure è importante, è anche dieta mediterranea, è convivialità, è stile di vita. Sono i fattori intangibili che hanno creato e caratterizzato il Nation brand. Nel 2010 l’Unesco ha riconosciuto la dieta mediterranea come Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità, con la motivazione che è «molto di più che un semplice alimento. Promuove l’interazione sociale, le festività condivise da una data comunità, ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. Si fonda nel rispetto per il territorio e la biodiversità, garantendo la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo».

cibo Made in Italy Country brandNon solo pane, pasta e pizza, ma anche e soprattutto verdure, legumi, frutta, olio, carni bianche, pesce e latticini e uova, secondo un modello sano ed equilibrato, perlopiù di origine vegetale. Secondo diversi studi scientifici, questo tipo di alimentazioni aiuterebbe contro patologie croniche cardiovascolari, diabete, obesità e addirittura per la prevenzione dei tumori, date le proprietà antiossidanti dell’olio di oliva e delle verdure. A questo si aggiunge la sostenibilità, grazie all’uso di prodotti naturali a basse emissioni di gas e al rispetto della stagionalità delle derrate. E di questi tempi non è poco.

Raisa Ambros

Foto © ABCsalute.it; Hotel Campagnola; Snap Italy; Pinterest; Altroconsumo

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Raisa Ambros
Giornalista pubblicista specializzata in geopolitica, migrazioni, intercultura e politiche sociali. Vive tra l’Italia e l’Inghilterra. Sceneggiatrice, autrice televisiva e conduttrice di programmi TV con un’esperienza decennale in televisione, Raisa è stata parte del team di docenti nel corso di giornalismo “Infomigranti” a Piuculture, il settimanale dove ha pubblicato e svolto volontariato di traduzione. Parla cinque lingue e viene spesso invitata nelle conferenze come relatrice sulle politiche di integrazione.

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