Cinquemila giovani “occupano” Strasburgo

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Scrivo da un parlamento che non c’è più. Anzi, scrivo da un parlamento che ci sarà. E che per tre giorni è stato pacificamente occupato da cinquemila cittadini europei. Giovani. Da 16 a 30 anni. A dimostrazione del fatto, e ce lo dice l’Ue, che a 30 anni si è ancora giovani. 
Hanno discusso sui loro sogni. Prospettive. Idee. Hanno messo nero su bianco quale Europa vogliono in futuro. I loro dossier verranno consegnati ai nuovi eurodeputati. Moralmente vincolati, quindi, a non deludere le aspettative degli adulti del futuro.
Ventotto Paesi a Strasburgo. Cuore dell’Europa.
In Aula l’età media non superava i 24 anni. Nessuna cravatta. Pochissime giacche. Tante t-shirt, qualche jeans strappato. Minigonne e felpe. Blu e rosso i colori più diffusi. Cappelli divertenti. Qualche abito tradizionale, soprattutto per chi è venuto dall’Est.
I ragazzi che amano l’Europa si baciano sulla porta del bar dei fiori. Quello che di solito è punto di incontro di assistenti, giornalisti, lobbisti. Per tre giorni è stato piazza per artisti di strada. Ludoteca e palco. E poi l’Agorà, finalmente libero da bandiere come quella leghista, e diventato piazza ideale per ballare a cielo aperto sulle note di una band emergente.
Giochi di ruolo, alleanze che superano le politiche economiche europee. La Grecia si è unita alla Germania per vincere una gara di ballo. Poi un ragazzo portoghese e una ragazza olandese hanno scritto su un foglio A4 due parole: Stop Austerity!
Perché l’Europa del futuro, per loro che hanno cantato l’inno alla gioia a cappella e ballato musica elettronica fino alle 3 del mattino a due passi dal Parlamento, non può solo passare da regole contabili.
Chi ha nel cuore Strasburgo ha visto gli occhi divertiti dei commessi. Dei “guardiani” di un posto magico che per 4 giorni al mese è punto nevralgico dell’Ue. E che adesso si appresta a cambiare identità. 
La sala stampa era semi deserta. Ma a mia memoria non è mai stata così piena. L’entusiasmo di un centinaio di giovani giornalisti è stato più forte di 2-300 professionisti “di una certa età ed esperienza”.
Vorrei avere i loro stessi occhi. Curiosi, meravigliati. Contenti di poter raccontare in prima persona l’Europa che verrà. Pronti a collaborare, a scambiarsi informazioni e numeri di telefono. Senza stupide paure o gelosie. Quelle che, purtroppo, hanno spento il fuoco sacro di chi ha iniziato a fare questo mestiere prima di me. 
E poi le pareti piene di messaggi. Richieste semplici. Internet libero, parità di genere, istruzione per tutti. Meno burocrazia, più democrazia. Voto a 16 anni per tutti, zero confini, stop a Frontex. 
Il messaggio più bello è scritto in rosso: “Permetteteci di realizzare i nostri sogni“. Dopo 60 ore insieme a loro  ho ricominciato a sognare. Permettetemi di continuare a farlo.
Giovanni Sorge
© 2014 European Parliament
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